L'Ars se ne infischia della solidarietà - QdS

L’Ars se ne infischia della solidarietà

Raffaella Pessina

L’Ars se ne infischia della solidarietà

venerdì 06 Aprile 2018

Ancora più in salita il cammino verso il taglio delle indennità proposto da Cancelleri. 1.400 euro una tantum: solo Micciché e Assenza aderiscono 

PALERMO – Non ha avuto alcun riscontro da parte della maggioranza dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana l’iniziativa promossa dal Presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, di fare della beneficienza per i bisognosi siciliani.
 
Nel corso dell’ultimo Consiglio di presidenza, a seguito della ratifica dei tetti agli stipendi, è stato creato un fondo di 100mila euro destinato ad interventi di solidarietà. Le risorse saranno prelevate dal capitolo del personale. Il presidente dell’Ars, in quella occasione aveva però proposto ai deputati di effettuare donazioni per ulteriori circa 100 mila euro. (1.400 euro una tantum per 70 parlamentari).
 
In quella occasione i Cinquestelle si erano dichiarati contrari sia ai tetti che al fondo di solidarietà e duro era stato il loro commento: “La spesa dell’Ars aumenterà rispetto ai limiti precedenti, con figure che, grazie ad alcuni giochetti, sforeranno abbondantemente i 240 mila euro, arrivando a portare a casa cifre vicino ai 300 mila euro. Per i siciliani ci sarà un rincaro nel primo anno di 250 mila euro, fino ad arrivare a quasi mezzo milione di euro nel 2020, tutto ciò pagato con i sacrifici e le tasche dei cittadini”. “Il fondo di solidarietà da 100 mila euro – hanno detto i deputati 5 stelle – è solo una foglia di fico”.
 
Nonostante ciò il presidente Miccichè aveva inviato ai 69 deputati una lettera chiedendo loro di aderire all’iniziativa della beneficienza, allegando anche un modulo per compilare l’adesione, confidando nella generosità dei propri colleghi. Ma il tentativo è andato pressocché a vuoto, perché ha aderito, oltre allo stesso Micciché il solo deputato Giorgio Assenza di “Diventerà Bellissima”.
 
Il Movimento Cinquestelle intanto prosegue la sua “storica” battaglia finalizzata abolizione dei vitalizi e soprattutto del taglio degli stipendi dei deputati ed ha presentato su questi due argomenti a febbraio e a marzo due disegni di legge a firma Cancelleri. In particolare nel ddl sui tagli agli stipendi per i deputati, i Cinquestelle propongono di abbassare ulteriormente il tetto di 11.100 euro lordi, compresa la cosiddetta diaria, a 7.000 euro lordi onnicomprensivi. Come si ricorderà nel 2014 era stata approvata la legge regionale sulla spending review che aveva posto dei limiti, come quello degli 11.100 euro ai guadagni dei parlamentari di Palazzo dei Normanni. Con questo ddl di Cancelleri si propone non solo di abbassare ulteriormente l’indennità del parlamentare, ma di ridurre anche le indennità per gli incarichi attribuiti ai deputati all’interno dell’Ars. Nel 2014 il tetto era di 2.700 euro, ora viene proposto di abbassarlo a 1.000 euro.
 
La questione dei costi della politica da qualche anno a questa parte resta un nodo da sciogliere, insieme al costo del bilancio interno di Palazzo dei Normanni, di certo superiore a quello dei consigli di diverse altre regioni italiane.
Inoltre, la scarsa attività dell’Aula di Sala D’Ercole rende i cittadini meno tolleranti sulle questioni finanziarie che riguardano gli stipendi dei deputati.
 
Dall’inizio dell’anno infatti si sono svolte 18 sedute (poco più di 4 al mese, una a settimana, molte delle quali peraltro aperte e chiuse o che sono durate circa un’ora. Sta di fatto che i deputati si sono insediati a dicembre ma l’attività parlamentare non ha ancora ingranato la marcia giusta.

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