Messina Denaro: intercettazioni, boss "Come Padre Pio" - QdS

Messina Denaro: intercettazioni, boss “Come Padre Pio”

redazione

Messina Denaro: intercettazioni, boss “Come Padre Pio”

giovedì 19 Aprile 2018

L’accostamento ai Santi da parte di uno dei mafiosi finiti in cella. Agghiaccianti i discorsi sul piccolo Di Matteo, con la giustificazione dell’atto: "Allora ha sciolto a quello nell'acido, non ha fatto bene? Ha fatto bene". E un boss rivela "Matteo era nascosto in Calabria". I pizzini distrutti
TUTTI I PARTICOLARI ALL'INTERNO
 

"Vedi, una statua gli devono fare… una statua… una statua allo zio Ciccio che vale. Padre Pio ci devono mettere allo zio Ciccio e a quello accanto… Quelli sono i Santi".
 
Così uno dei mafiosi fermati dalla Dda di Palermo che ha messo in cella boss e favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro a marzo scorso parlavano, non sapendo di essere intercettati, di Matteo Messina Denaro e del padre Francesco, capomafia di Castelvetrano morto nel 1998.
 
Don Ciccio e il figlio vengono accostati dai due interlocutori, uno dei quali cognato del boss ricercato, ai santi e a padre Pio, e vengono idolatratati: "Io ho le mie vedute… che c… vuoi?", prosegue uno dei due. "Significa essere colpevole? Arrestami. Che spacchiu (cavolo ndr) hai? Che fa? non posso dire quello che penso?".
 
"È potuto essere stragista… cosa minchia sia a me … le cose giuste", spiega uno dei due che fa un paragone tra i boss alla classe politica. "Voialtri tanto mangiate. State facendo diventare un paese… l’Italia è uno stivale pieno di merda… uno stivale pieno di merda… le persone sono scontente … questo voi fate e glielo posso dire? Arrestami… che minchia vuoi?".
 
"Allora ha sciolto a quello nell’acido, non ha fatto bene? Ha fatto bene".
 
Parla, non sapendo di essere intercettato, uno dei mafiosi fermati dalla dda di Palermo nel blitz di oggi che ha portato in cella 22 tra boss e favoreggiatori del clan di Matteo Messina Denaro. Il drammatico riferimento è alla vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, rapito, tenuto sotto sequestro per 779 giorni, ucciso e sciolto nell’acido per indurre il padre a ritrattare. La conversazione è del 19 novembre del 2017.
 
"Se la stirpe è quella… suo padre perché ha cantato?", conviene l’interlocutore.
 
Il mafioso rincara la dose, esaltando la decisione di Riina di eliminare il bambino di soli 13 anni come giusta ritorsione rispetto al pentimento del padre, colpevole di avere danneggiato Cosa nostra. "Ha rovinato mezza Palermo quello… allora perfetto".
 
"Il bambino è giusto che non si tocca – aggiunge l’altro – però aspetta un minuto … perché se no a due giorni lo poteva sciogliere … settecento giorni sono due anni ... tu perché non ritrattavi tutte cose? se tenevi a tuo figlio, allora sei tu che non ci tenevi".
 
"Giusto! perfetto!…e allora … fuori dai coglioni – gli fa eco l’altro – dice: ‘io sono in una zona segreta, sono protetto, non mi possono fare niente’…si a te… però ricordati coglione che una persona la puoi ammazzare una volta, ma la puoi far soffrire un mare di volte".
 
"Era in Calabria ed è tornato"  rivela poi, non sapendo di essere intercettato, uno degli arrestati nel blitz. Chi parla aggiunge che il padrino di Castelvetrano avrebbe incontrato "cristiani" (persone ndr).
 
Durante la conversazione i due commentano il contenuto di un pizzino in cui ci sarebbero state scritte le decisioni del latitante su alcuni temi. Il biglietto non è stato trovato dagli inquirenti che intercettavano il dialogo: Messina Denaro ha ordinato ai suoi di distruggere sempre i pizzini.
 
Dall’inchiesta emerge che il boss continua a comunicare così con i suoi, ma nessun messaggio è stato recuperato.
"Nel bigliettino è scritto lo vedi? Questo scrive cosa ha deciso quello ha detto".
 
Dalla conversazione viene fuori che la madre di Messina Denaro si lamenta dell’assenza del figlio.
 
"La madre di Matteo … che lui non scrive si lamenta, lui deve scrivere .. vorrei vedere a te.  Non gli interessa niente di nessuno".
 
 

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