Stato-mafia: condannati ex capi Ros, dell'Utri e i boss - QdS

Stato-mafia: condannati ex capi Ros, dell’Utri e i boss

redazione

Stato-mafia: condannati ex capi Ros, dell’Utri e i boss

venerdì 20 Aprile 2018

Assolto l'ex ministro Nicola Mancino, che ha commentato: "E' finita la mia sofferenza". Il pm Teresi dedica la sentenza della Corte d'Assise di Palermo a Falcone e Borsellino. Di Matteo chiama in causa Berlusconi, Fi preannuncia querela e contrattacca: il pm frequenta il M5s. TUTTE LE CONDANNE
 

La Corte d’Assise di Palermo ha condannato a pene comprese tra 8 e 28 anni di carcere per al cosiddetta trattativa Stato-Mafia gli ex vertici del Ros Mori (12 anni), Subranni (12) e De Donno (8), l’ex senatore Marcello Dell’Utri (12), Massimo Ciancimino (8) e i boss Bagarella (28) e Cinà (12).
 
Assolto l’ex ministro Nicola Mancino"E’ finita la mia sofferenza – ha detto Mancino – anche se sono sempre stato convinto che a Palermo ci fosse un giudice. La sentenza è la conferma che sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo uomo che tale è stato ed è tuttora".
 
Il pubblico ministero Vittorio Teresi, ha commentato: "Questo processo e questa sentenza sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia".
 
 
"La sentenza dice che Dell’Utri ha fatto da cinghia di trasmissione tra le richieste di cosa nostra e l’allora governo Berlusconi che si era da poco insediato. La corte ritiene provato questo".
 
Lo ha detto il pm Nino Di Matteo, storico magistrato del pool che ha istruito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, dopo la lettura del verdetto che ha condannato, tra gli altri, Marcello Dell’Utri per minaccia a Corpo politico dello Stato.
 
"Il verdetto – ha aggiunto – dice che il rapporto non si ferma al Berlusconi imprenditore ma arriva al Berlusconi politico".
 
Immediata la replica di Forza Italia che con una nota "respinge con sdegno ogni tentativo di accostare, contro la logica e l’evidenza, il nome di Berlusconi alla vicenda della trattativa stato-mafia.
 
"Il fatto che uno dei Pubblici Ministeri coinvolti nel processo – prosegue la nota – non a caso assiduo partecipante alle iniziative del Movimento Cinque Stelle, si permetta, nonostante questo, di commentare la sentenza adombrando responsabilità del Presidente Berlusconi è di una gravità senza precedenti e sarà oggetto dei necessari passi in ogni sede".
 
Secondo FI la sentenza "appare frutto di un evidente pregiudizio: ogni atto politico e di governo del Presidente Berlusconi, di Forza Italia nel suo complesso, e di ogni suo singolo esponente è sempre andato nel senso di un contrasto fortissimo alla criminalità mafiosa, sia sul piano dell’incremento delle pene, e dell’individuazione di nuovi strumenti giuridici per una più efficace azione antimafia, sia anche per quanto riguarda l’azione delle forze dell’ordine sotto i nostri governi noi confronti dei responsabili di reati di mafia".
 
 
 
 
 
 
 

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