Un’area protetta, ma non abbastanza. Rifiuti di ogni tipo nel Parco dell’Etna - QdS

Un’area protetta, ma non abbastanza. Rifiuti di ogni tipo nel Parco dell’Etna

Alessandro Petralia

Un’area protetta, ma non abbastanza. Rifiuti di ogni tipo nel Parco dell’Etna

mercoledì 20 Gennaio 2010

Ambiente. Il Parco dell’Etna invaso dalla spazzatura.
L’emergenza. Il territorio è disseminato di rifiuti ingombranti e assolutamente non biodegradabili. I trasgressori possono eludere la sorveglianza rispetto ai centri abitati.
Gli interventi. Necessaria una raccolta straordinaria nelle aree più colpite, come avvenne nel ‘97, quando fu la Provincia regionale a coordinare le operazioni di pulizia.

NICOOSI (CT) – Nato il 17 marzo del 1987 (Gurs n. 14 del 4 aprile 1987), ma previsto già dalla L. R. 98/1981, il Parco dell’Etna costituisce una splendida realtà del territorio della provincia di Catania; un patrimonio naturale che tuttavia è sempre più minacciato dalla presenza di microdiscariche abusive di rifiuti speciali. Vecchi elettrodomestici (lavatrici, frigoriferi, cucinini a gas ecc.), televisori, mobili, copertoni, laterizi, bidoni e perfino intere carcasse di automobili infestano il territorio sottoposto a tutela ambientale. Le carrareccie sterrate collegate alle arterie stradali che solcano il Parco sono costellate di tali microdiscariche, formatesi in luoghi apparentemente nascosti, ma facilmente raggiungibili con qualunque mezzo adatto a trasportare rifiuti anche di ampio volume.
Un’emergenza duplice: da un lato si tratta infatti di rifiuti assolutamente non biodegradabili, molto ingombranti, che i trasgressori preferiscono abbandonare in territorio extraurbano per eludere la sorveglianza dei centri abitati.
I rifiuti speciali, sono infatti sottoposti ad un regime di smaltimento speciale, la cui trasgressione comporta multe salatissime secondo quanto stabilito dal D. L. 22/1997 (decreto Ronchi) e dal successivo D. Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale). Dall’altro preoccupa il numero dei siti di scarico incontrollato: il più recente censimento effettuato col sistema satellitare dall’Ente parco dell’Etna ne ha evidenziati nel 2008 più di 250. L’Ente parco, costituito nell’Agosto del 1987 con decreto dell’Assessore regionale per il territorio e l’ambiente, è l’ente di diritto pubblico incaricato di gestire giuridicamente ed economicamente l’area protetta, disciplinandone le attività compatibili: esso tuttavia, non disponendo di personale titolato ad esercitare attività di vigilanza e di polizia, non ha i poteri e le competenze necessarie a fronteggiare l’emergenza né ha competenza specifica per procedere alla raccolta ordinaria o straordinaria dei rifiuti. La quale, si sa, spetta alle Ato competenti, che per il territorio del Parco sono Ionia Ambiente, Aciambiente e Simeto Ambiente, già al centro delle polemiche per la loro incapacità di garantire l’ordinario smaltimento dei rifiuti solidi urbani (figurarsi quello dei rifiuti speciali in territorio extraurbano).
A sottolineare la gravità della situazione anche i reportage pubblicati da Legambiente, autrice nel febbraio 2008 di una denuncia ben documentata a tutti gli enti deputati al controllo, alla quale ha fatto seguito un incontro tra i vertici della stessa associazione e quelli dell’Ente parco, tra cui il commissario straordinario Ettore Foti. Il quale ha poi inviato, in data 20 novembre 2008, una lettera aperta all’allora prefetto Finazzo, sollecitandolo a fare da promotore del coinvolgimento e del coordinamento delle istituzioni responsabili;  gli Ato, i 20 Comuni sul cui territorio ricadono i confini del Parco, la Provincia e la stessa Prefettura. Dal successivo incontro, svoltosi all’inizio del 2009, è emersa la proposta di attivare le procedura per una raccolta straordinaria dei rifiuti, attualmente ancora in fase di studio; una soluzione che replicherebbe l’esperienza del 1997, quando fu effettuata sotto l’egida della Provincia la prima ed unica opera di raccolta coordinata su tutto il territorio del Parco.
Un’iniziativa che ha dato ottimi risultati nell’immediato, ma che nel lungo periodo, come denota la situazione attuale, non risolve il problema. All’empasse amministrativa e legislativa si aggiunge infatti un deficit culturale e comunicativo: il malcostume di chi riversa nel territorio del Parco i propri rifiuti speciali spesso è frutto dell’inconsapevolezze dell’esistenza delle isole ecologiche che, seppur con notevoli ritardi, effettuano il servizio di rimozione dei rifiuti ingombranti gratuito ed a domicilio.
è quindi chiaro che accanto ad un’eventuale raccolta straordinaria, per evitare il reiterarsi dell’emergenza, si dovrà puntare sulla prevenzione e  sul monitoraggio del territorio, che in periodo di vacche magre per le casse pubbliche, potrà avvenire con il contributo delle associazioni del volontariato.
 


Foti: “L’ente Parco non ha alcun potere di vigilanza”
 
NICOLOSI (CT) – Microdiscariche all’interno del Parco dell’Etna: quali sono gli enti competenti in materia? Abbiamo sentito il commissario del Parco dell’Etna, Foti.
“L’ente Parco non ha competenze né per l’imposizione di tasse in materia di rifiuti, né per la rimozione degli stessi, nè dispone del personale per sviluppare autonomamente un’eventuale progetto di raccolta straordinaria Le istituzioni a ciò preposte sono gli Ato comprendenti il territorio del Parco: Aciambiente, Ionia Ambiente e Simeto Ambiente”.
Per quanto riguarda invece il monitoraggio del territorio?
“Abbiamo già effettuato, avvalendoci del sistema satellitare, una mappatura completa di tutte le microdiscariche, che abbiamo reso pubblica nel corso di un incontro in Prefettura con l’allora prefetto Finazzo e con tutte le autorità competenti. Sono stati censiti oltre 250 siti di scarico incontrollato: il Parco tuttavia non dispone, né può disporre, di personale per poter svolgere attività di vigilanza efficace”.
Quali sono dunque le possibili strategie per fronteggiare tale situazione?
“Innanzitutto l’approntamento di un sistema di videosorveglianza dei punti strategici, per il quale c’è già un protocollo d’intesa con la Provincia, e poi il coinvolgimento di volontari nel presidio del territorio. è necessario inoltre sviluppare da un lato un’opera di educazione ambientale, a partire dalle generazioni più giovani, e dall’altro un piano di comunicazione: i cittadini devono essere messi al corrente che è possibile conferire in discarica a costo zero perfino gli elettrodomestici più ingombranti”.

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