Montante: Schifani e generale Esposito non rispondono ai pm - QdS

Montante: Schifani e generale Esposito non rispondono ai pm

redazione

Montante: Schifani e generale Esposito non rispondono ai pm

venerdì 25 Maggio 2018

Per i pm l'ex presidente del Senato avrebbe rivelato notizie coperte da segreto e apprese dall'ex direttore dell'Aisi, "Ribadita estraneità". Resta in silenzio anche Cuva. Schifani ha chiesto il trasferimento dell'inchiesta a Palermo. Montante dai domiciliari al carcere perché aveva in casa un tablet
 

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Caltanissetta l’ex presidente del Senato Renato Schifani, l’ex capo dell’Aisi Arturo Esposito e il docente universitario Angelo Cuva indagati per rivelazione di segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sull’ex presidente di Sicindustria Antonello Montante, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
 
Schifani, senatore di Fi, ha depositato ai magistrati una richiesta di trasferimento degli atti alla Procura di Palermo competente a indagare, secondo i suoi legali, visto che i presunti reati di rivelazione del segreto investigativo e favoreggiamento a lui contestati sarebbero stati commessi nel capoluogo.
 
"Oltre ad avere depositato la richiesta di trasferimento degli atti che mi riguardano alla procura di Palermo – ha detto dopo l’interrogatorio – ho ribadito comunque a verbale la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati".
 
 
Hanno, invece, risposto ai magistrati, respingendo le accuse, gli altri indagati interrogati: l’ex direttore dello Sco della polizia Andrea Grassi e Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi.
 
Secondo i magistrati Montante avrebbe organizzato una rete di spionaggio corrompendo esponenti delle forze dell’ordine e dei Servizi per acquisire notizie sull’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa aperta a Caltanissetta.
 
Per i pm Renato Schifani avrebbe rivelato notizie coperte da segreto – apprese dall’ex direttore dell’Aisi Esposito che a sua volta le aveva avute da altri appartenenti alle forze di polizia – relative all’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex presidente di Sicindustria Montante.
 
In particolare, avrebbe riferito al docente universitario Angelo Cuva che il colonnello Giuseppe D’Agata, anche lui arrestato, era coinvolto nell’inchiesta Montante. Grassi, invece, avrebbe rivelato a Cavacece che erano state disposte delle intercettazioni nei confronti di Montante e che il colonnello D’Agata era indagato nello stesso procedimento in cui era coinvolto l’ex presidente di Sicindustria.
 
Cavacece, sostiene sempre l’accusa, a sua volta avrebbe rivelato che vi erano intercettazioni nei confronti di Montante sia al suo capo, il generale Esposito, sia a D’Agata.
 
Intanto ieri Montante, dai domiciliari, è stato portato in carcere perché tentava di inquinare le prove e perché – come riporta il Gip Maria Carmela Giannazzo per motivare il provvedimento – aveva in casa un tablet che gli consentiva di comunicare con l’esterno "con sistemi di messaggistica non intercettabili".
 
La scatola del tablet è stata trovata in un sacco di spazzatura
 
Il Gip ritiene inoltre che Montante avrebbe "distrutto documenti e circa ventiquattro pen drive" e tentato anche di disfarsi di altra documentazione che è stata però ritrovata e sequestrata dagli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta in un pozzo luce su cui si affaccia il salone dell’abitazione dell’imprenditore. Alcune pen drive, nascoste in un sacchetto di plastica, erano state lanciate in un cortile adiacente al palazzo. Infine era stato recuperato sul balcone di un vicino di casa anche uno zainetto, contenente altre pen drive e documentazione cartacea.
 

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