Arte: la mafia non distrusse ma divise in pezzi la Natività di Caravaggio - QdS

Arte: la mafia non distrusse ma divise in pezzi la Natività di Caravaggio

redazione

Arte: la mafia non distrusse ma divise in pezzi la Natività di Caravaggio

lunedì 28 Maggio 2018

La clamorosa novità emerge dalla relazione della presidente dell'Antimafia Rosy Bindi. I risultati dell'inchiesta della Commissione saranno illustrati il prossimo trenta maggio a Palermo. L'unica copia coeva, restaurata, è esposta a Catania
 
 

La celebre Natività di Michelangelo Merisi da Caravaggio rubata a Palermo nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 non è andata distrutta, ma non si tratta di una notizia del tutto positiva.
 
Il capolavoro di Michelangelo Merisi si troverebbe in diversi Paesi europei ridotta in pezzi per mimetizzarne la provenienza furtiva e massimizzare i proventi derivanti dalla vendita non di uno ma di più quadri.
 
Questa  la conclusione alla quale è arrivata la Commissione parlamentare antimafia della passata legislatura.
 
La clamorosa novità è emersa dalla relazione della presidente della Commissione parlamentare antimafia nella passata legislatura, Rosy Bindi sull’inchiesta svolta dalla Commissione e che sarà presentata a Palermo.
 
La Natività caravaggesca è inserita nella lista dell’Fbi delle dieci opere d’arte rubate più importanti al mondo, è valutato più o meno trenta milioni di euro.
 
Trafugata nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969, dall’Oratorio palermitano di San Lorenzo, finì nelle mani dei capi mafia che ne fecero oggetto di ostentazione nelle loro riunioni segrete. Il dipinto non è mai più stato ritrovato e si riteneva perduto.
 
Adesso si è appreso che, su proposta della presidente Bindi, la Commissione aveva riaperto il dossier e condotto una propria autonoma indagine sul furto del famoso dipinto, alla ricerca degli autori materiali, dei mandanti e soprattutto del destino dell’opera, tutt’oggi avvolto nel mistero.
 
Si sa però che l’intermediazione nella vendita dell’opera sarebbe stata curata da un fiduciario venuto dalla Svizzera, esperto antiquario, da tempo defunto. Quest’ultimo è stato identificato grazie al riconoscimento fotografico effettuato da parte di uno dei collaboratori di giustizia che lo aveva visto personalmente all’epoca dei fatti. Lo stesso collaboratore ha dichiarato che, in base a quanto appreso da Gaetano Badalamenti, l’opera era stata trasferita in Svizzera a fronte di una grande somma di denaro, pagata in franchi svizzeri, e lì verosimilmente scomposta in sei o otto parti, per essere venduta sul mercato clandestino internazionale.
 
I dettagli dell’inchiesta dell’Antimafia saranno illustrati a Palermo il prossimo trenta maggio nel corso di un convegno promosso dal Comune dal titolo "Il Caravaggio rubato dalla mafia: una storia semplice – L’indagine della Commissione Antimafia".
 
L’incontro si svolgerà in quell’Oratorio di San Lorenzo dove era collocato il capolavoro del Caravaggio, che ritrae la Sacra Famiglia assistita da un angelo planante, forse San Giacomo e, in primo piano, San Lorenzo e San Francesco d’Assisi.
 
A San Lorenzo oggi si trova soltanto una copia moderna, pur se realizzata con innovative tecniche di riproduzione digitale.
 
L’unica copia coeva del dipinto è invece esposta a Catania.
 
Fu realizzata da Paolo Geraci, pittore siciliano contemporaneo di Michelangelo Merisi, nel 1627, diciotto anni dopo l’originale, ed è stata restaurata nel 2016.
 
La copia di Geraci ha le stesse dimensioni dell’originale (268×197 cm)e si tratta di una riproduzione così fedele, da essere stata esposta in autorevoli mostre sull’artista lombardo.
 
Geraci lavorò su commissione di don Gaspare Orioles, in seguito il quadro passò al presidente della Suprema Corte di Palermo Giovan Battista Finocchiaro, il quale nel 1826 lo donò al Comune di Catania.
 

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