C'è chi vuole la tranquillità cioè la morte civile - QdS

C’è chi vuole la tranquillità cioè la morte civile

Carlo Alberto Tregua

C’è chi vuole la tranquillità cioè la morte civile

giovedì 31 Maggio 2018
Non sempre chi non parla non capisce, il che significa che chi tace qualche volta acconsente e qualche volta dissente.
Il silenzio è d’oro e quindi bisognerebbe evitare di parlare quando si hanno poche idee ma confuse e non è chiaro il discorso che si vuol fare.
Ecco perché è apprezzabile chi non parla o chi parla poco, perchè di solito costui o costei capisce di più e si rende conto che prima di parlare bisogna pensare, perché la parola poco pensata, poco pesa.
E, d’altro canto, Manzoni ci ricordava che le parole sono come le pietre, cioè colpiscono anche quando non sono dette con volontà offensiva.
La comunicazione si è estesa a dismisura. I social hanno creato una rete planetaria nella quale tutti sono collegati con tutti, anche negli angoli più isolati del mondo, dai quali si può parlare con il telefono satellitare.
Le reti digitali, strutture immateriali che costituiscono la spina dorsale del nuovo sviluppo e della nuova economia, si diffondono sempre più in tutti i Paesi del mondo: chi non ce le ha arretra e perde terreno.
 
Nella nostra epoca la vita è diventata tumultuosa, le informazioni girano a miliardi, le cose da capire sono sempre più numerose e più difficili, le difficoltà di comprensione aumentano di giorno in giorno.
Tutto ciò si dice che crea stress nelle persone. Ma a pensarci bene non è vero che lo stress proviene solo dall’esterno, più sovente lo creiamo noi al nostro interno.
Ciò perchè non siamo capaci di addestrare la nostra mente a creare un baluardo, una sorta di saracinesca per impedire che le informazioni entrino dentro di noi continuamente e a casaccio, con la conseguenza che diventiamo succubi degli altri.
Le persone si dicono stressate, cercano quel bene comune che è la tranquillità. E, dicono, non vogliono avere pensieri, cioè non vogliono avere preoccupazioni. Non capiscono, costoro, che la tranquillità più completa si ottiene nell’urna e dura per sempre. Ma quando si vive, si vive veramente, intensamente, non bisogna invocare la tranquillità bensì la calma.
La calma non si vende al mercato, ma è una qualità che possiamo produrre dentro di noi comprendendo come sia necessario valutare le circostanze con il giusto tempo e nella giusta misura
 
 
Non sempre chi cerca la tranquillità la trova, per la semplice ragione che essa si conquista giorno dopo giorno, al nostro interno. Bisogna capire bene questo processo senza del quale la vagheggiata tranquillità non si raggiunge mai.
E, per conseguenza, c’è chi è pervaso dal malumore; diventa musone, scontroso, ce l’ha con il mondo intero; si dichiara sfortunato e colpito dalla malasorte: insomma fa tanti ragionamenti salvo quello vero e cioè che il malessere è al proprio interno, quel malessere che genera incertezza, stress e non consente la necessaria calma.
Se i musoni facessero danni a se stessi, pazienza! La verità è che riversano il loro malumore sugli altri, i quali non ne hanno certo bisogno anche perchè provvedono direttamente.
Il processo che andiamo descrivendo è comune e diffuso. Non è che bisogna essere allegri, ma sorridenti, sì, anche davanti alle avversità che inevitabilmente ci vengono incontro ogni giorno.
 
Per un punto Martin perse la cappa. L’abate Martino, sulla porta dell’Abbazia scrisse un verso in latino in cui prometteva l’ospitalità ai galantuomini che passassero di là. ma per lo spostamento di un segno di interpunzione, il verso diceva tutto il contrario, cioè che nell’Abbazia non potesse entrare nessuna persona perbene. Il Papa lo seppe e tolse a Martino la cappa, cioè il mantello di abate.
Quanto sia importante un punto, o una virgola, che fa cambiare il senso delle frasi ne è conseguente. Vado a mangiare, nonna. Vado a mangiare nonna. Una virgola può salvare una vita, usa la virgola e salva la nonna! Vedete come è essenziale l’uso della punteggiatura, per capirsi?
Il guaio della nostra epoca è la sconfinata quantità di informazioni che circola nella rete, ma di cui non capiamo nulla. Figuriamoci se ci preoccupiamo del punto o della virgola o di altre banalità simili.
L’importante è essere tranquilli, in modo da abituarsi, senza scosse, alla tranquillità eterna.

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