Di Maio in Sicilia: di lotta e di governo - QdS

Di Maio in Sicilia: di lotta e di governo

redazione

Di Maio in Sicilia: di lotta e di governo

lunedì 04 Giugno 2018

Inno nazionale e taglio dei vitalizi, "Sindaco amico dell'esecutivo" e referendum senza quorum, "Salvini ti sta fregando" e reddito di cittadinanza, Spoil system e abolizione della Fornero. Le contraddizioni del leader grillino

"Siamo al governo ma ancora capaci di riempire le piazze" ha ripetuto Luigi Di Maio nel tour elettorale di ieri in Sicilia in vista delle Amministrative.
 
Senza dire che in realtà il nuovo governo pentaleghista non ha ancora fatto nulla se non proclami.
 
Ma una mutazione nell’atteggiamento di Di Maio è già stato possibile registrarlo. Il leader pentastellato si è mostrato infatti, come si usava dire una volta, di lotta e di governo.
 
Ha intonato l’inno nazionale, per esempio, ma non ha rinunciato a cavalcare il taglio dei vitalizi a tutti i costi: "Poi loro facciano tutti i ricorsi che vogliono ma il provvedimento verrà fatto".
 
Sì, ha parlato ancora di "loro", Di Maio, in Sicilia. Eppure soltanto il giorno prima, a Roma, aveva urlato orgogliosamente "Lo Stato siamo noi". Di lotta e di governo, appunto.
 
Di governo – vecchio sistema di governo, vecchia politica – si rivela quando a Messina, nell’ultimo comizio della giornata, confessa che molti gli dicono "Salvini ti sta fregando". Se la cava dicendo che preferisce essere fregato che fregare la gente.
 
Ma poi, quando parla di reddito di cittadinanza, ondeggia: lo facciamo subito, però dobbiamo chiedere i soldi all’Europa,
 
"Attingeremo per il reddito di cittadinanza", dunque, dalla cattiva Europa. Sulla quale sarà così possibile scaricare la responsabilità qualora, come troppi sostengono, il costo della misura dovesse rivelarsi insostenibile per lo Stato italiano.
 
Così i cittadini saranno fregati perché hanno fregato Di Maio, che resterà una brava persona. Di lotta.
 
Dalla cattiva Europa ci faremo dare anche i soldi per abolire la legge Fornero, dice Di Maio battendo i pugni.
 
Poi torna a essere di governo quando parla di Spoil system: via dai ministeri dirigenti e funzionari che c’erano e dentro altri. "Lo Stato siamo noi", appunto, quasi come ai tempi di Luigi XIV.
 
Il capolavoro di Di Maio è nella frase utilizzata per chiedere agli elettori siciliani di votare, alle amministrative, i candidati pentastellati: "Eleggere un sindaco del Movimento significa eleggere un sindaco con il governo centrale dalla vostra parte".
 
Andreotti non avrebbe saputo far meglio.
 
Ma Di Maio torna subito di lotta quando si lancia il referendum senza quorum: "deve contare chi va a votare, non chi va al mare!".
 
Bisognerebbe raccontarlo ai cittadini di Catania che hanno un candidato sindaco che ha ricevuto ben 18 voti sulla piattaforma elettronica.
 
Di Maio sbandiera l’idea del ministro per la democrazia diretta, elettronica naturalmente, in un Paese con un fortissimo digital divide.
 
Parla, infine, a Messina, da ministro del lavoro di lotta e di governo, della necessità di riparare alla "macelleria sociale compiuta dallo Stato in questi anni".
 
Ce la farà?
 
Anche in questo si dimostra di lotta e di governo: "Qualche errore lo faremo" ammette.
 
"Ma chiederemo scusa".
 
Quantomeno la buona educazione.
 
 

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