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Mafia: furto Natività Caravaggio, Procura Palermo riapre inchiesta

redazione

Mafia: furto Natività Caravaggio, Procura Palermo riapre inchiesta

martedì 19 Giugno 2018

Dopo i nuovi elementi forniti dalla Commissione nazionale antimafia sulla celebre opera rubata la notte del 17 ottobre del 1969 nell'oratorio palermitano di San Lorenzo e che è nella top ten delle più ricercate dall'Fbi

La Procura di Palermo ha riaperto l’inchiesta sul furto della Natività del Caravaggio, celebre opera rubata la notte del 17 ottobre del 1969 nell’oratorio di San Lorenzo.
 
I pm hanno indagato per anni sulla vicenda – l’opera è nella top ten delle più ricercate dall’Fbi – ma l’indagine è stata sempre archiviata.
 
Recentemente nuovi input agli inquirenti sono stati dati dalla commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi.
 
Il fascicolo, assegnato all’aggiunto Marzia Sabella e al pm Roberto Tartaglia – sarebbe ancora a carico di ignoti.
 
 
Nelle prossime settimane potrebbero essere sentiti i primi testimoni come Guido De Santis, piccolo pregiudicato palermitano da anni residente in Puglia indicato da alcuni collaboratori di giustizia come uno degli autori materiali del furto.
 
L’opera, il cui valore ammonterebbe a venti milioni di dollari, venne staccata con una sorta di lametta e portata via dall’oratorio durante la notte.
 
Ad accorgersi della sparizione, solo il giorno dopo il furto, furono le anziane perpetue della parrocchia che avvertirono il sacerdote.
 
Da allora sulla sorte dell’opera vennero fatte mille ipotesi.
 
Come quella che sarebbe stato seppellito insieme a cinque chili di cocaina e alcuni milioni di dollari, il tesoro personale del boss di Danisinni Gerlando Alberti detto ‘U paccarè’.
 
Tra soffiate di confidenti, finanche uno del commissario Boris Giuliano, ricordi di pentiti, mezze ammissioni di capimafia irriducibili, le indagini sono andate avanti per anni.
 
Lunga la sfilata dei padrini interrogati: Pippo Calò, Vittorio Mangano, Pietro Vernengo coi loro non so e non ricordo.

E il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia che, deponendo al processo a Giulio Andreotti, disse che l’opera era stata distrutta dagli stessi ladri incapaci di avvolgere la tela senza provocarle danni.
 
Le indagini hanno pero’ smentito la tesi di Mannoia che aveva partecipato, è vero, a un furto d’arte ma in un periodo prossimo (nel 1970) e in un’altra chiesa di Palermo.
 
Le conclusioni a cui è giunta l’Antimafia sembrano riaccendere le speranze sulla sorte del quadro "protagonista" anche di un recente best seller di Daniel Silva dal titolo "Il caso Caravaggio".
 
Secondo gli accertamenti della Commissione il quadro sarebbe stato trafugato da balordi, ma Cosa nostra si sarebbe immediatamente interessata alla vicenda.
 
Il dipinto sarebbe passato prima nelle mani del boss Stefano Bontade, poi in quelle di Tano Badalamenti che l’avrebbe trasferita in Svizzera.
 
Lì sarebbe stato diviso in più parti per essere piazzato sul mercato dei trafficanti di opere d’arte.
 
Il capolavoro del Caravaggio ritraeva la Sacra Famiglia assistita da un angelo planante, forse San Giacomo e, in primo piano, San Lorenzo e San Francesco d’Assisi.
 
A San Lorenzo oggi si trova soltanto una copia moderna, pur se realizzata con innovative tecniche di riproduzione digitale.
 
L’unica copia coeva del dipinto è invece esposta a Catania.
 
Fu realizzata da Paolo Geraci, pittore siciliano contemporaneo di Michelangelo Merisi, nel 1627, diciotto anni dopo l’originale, ed è stata restaurata nel 2016.
 

La copia di Geraci ha le stesse dimensioni dell’originale (268×197 cm)e si tratta di una riproduzione così fedele, da essere stata esposta in autorevoli mostre sull’artista lombardo.
 
Geraci lavorò su commissione di don Gaspare Orioles, in seguito il quadro passò al presidente della Suprema Corte di Palermo Giovan Battista Finocchiaro, il quale nel 1826 lo donò al Comune di Catania.

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