Turismo: le miniere sono una miniera - QdS

Turismo: le miniere sono una miniera

Roberto Pelos

Turismo: le miniere sono una miniera

mercoledì 20 Giugno 2018

3.000 siti minerari dismessi in Italia, 765 in Sicilia. La L.r. 17/91 prevede la riconversione in musei ma è rimasta lettera morta. Cozzo Disi, Trabia-Tallarita, Floristella-Grottacalda per dare slancio alla Via dello Zolfo 

PALERMO – In Italia si trovano 3.000 siti minerari dismessi e a livello regionale il primato spetta alla Sicilia, con 765 miniere in disuso, secondo i dati Ispra. Questo enorme patrimonio, se ben sfruttato, potrebbe dare un grande impulso al turismo minerario con importanti ripercussioni sull’economia della nostra Isola. Le istituzioni, in realtà in parte si sono mosse per rendere fruibili i parchi minerari, ma l’iter in tal senso non è poi andato avanti.
 
“La legge regionale 17 del 1991, individuando una serie di siti di grande interesse storico, etno-antropologico e paesaggistico, istituisce fra gli altri una serie di nuovi musei regionali minerari”. Sono le parole di Maria Carcasio, coordinatrice per la Sicilia dell’Associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale (Aipai), riportate nell’articolo, pubblicato su “Patrimonio industriale” intitolato: “Sulphur mines of Sicily: Cultural and turism itinerary”, presentato a Lille in Francia, durante il Convegno Ticcih (The International Commettee for the Conservation of Industrial Heritage) del 2015, nel quale la dottoressa Carcasio afferma che tra i musei minerari individuati dalla Regione, ci sono i seguenti: “il Museo regionale delle miniere in Caltanissetta, con sede nelle miniere Gessolungo, La Grasta e Trabia-Tallarita di Riesi; il Museo regionale delle miniere di Agrigento, con sede in Ciavolotta; la Miniera-museo di Cozzo Disi; l’Ente parco minerario Floristella-Grottacalda; il Museo e il Parco archeologico-industriale della zolfara di Lercara, istituito quest’ultimo con la legge regionale 15 del 1993.

A parte la realizzazione del Museo regionale Trabia-Tallarita, a seguito del restauro delle strutture architettoniche in superficie del sito, – prosegue l’articolo – né il Parco minerario Floristella-Grottacalda, gestito da un Ente Parco appositamente creato, né la Miniera-museo di Cozzo Disi, ricadente nel territorio di Casteltermini, né il Museo regionale delle miniere di Agrigento, con sede in Ciavolotta, nel territorio comunale di Favara, sono stati tutt’oggi pienamente realizzati. La catalogazione dei siti e dei manufatti ivi esistenti tuttora non è esaudiente ed è incompleta”.
 
“Per quanto riguarda il Parco minerario Floristella-Grottacalda, che unisce diversi comuni che afferiscono a quell’area territoriale ed è gestito da un presidente – afferma Maria Carcasio ai nostri microfoni – sono stati investiti in qualche modo dei fondi ed avviati dei restauri, ma quegli interventi avviati non sono stati mai conclusi. Il restauro di Palazzo Pennisi che dovrebbe diventare la sede appropriata del museo di quella zona, ad esempio, rimane a metà; il progetto, seppur finanziato, è irrealizzato senza una precisa motivazione”.
 
“Per quanto riguarda il museo regionale delle miniere di Agrigento – prosegue Carcasio – non si è ancora attivato nulla. La miniera museo di Cozzo Disi è fra le più importanti d’Europa per la produzione di zolfo. Noi di Aipai – sottolinea Maria Carcasio – abbiamo cercato di promuovere un processo, previsto dalla legge regionale 17 per la gestione agli enti locali e attraverso un protocollo d’intesa che ha coinvolto anche Ispra, Anim, l’Assessorato regionale ai Beni culturali e il Comune di Casteltermini, siamo riusciti ad affidarne la gestione al Comune stesso. Tutto ciò però ancora oggi, nonostante le iniziative intraprese, non ha dato luogo ad una reale attivazione, anche se il Comune di Casteltermini ha nominato un consiglio tecnico-scientifico che ha prodotto tutte le indicazioni utili e necessarie per rendere la miniera aperta e fruibile e ha messo a punto un piano di gestione; la Regione siciliana, attraverso l’Assessorato ai beni culturali, avrebbe dovuto istituire un capitolo di bilancio all’interno della finanziaria dedicato alla ordinaria manutenzione e gestione della miniera-museo di Cozzo Disi”.
 
La Regione, che non ha fatto sì che il piano di gestione potesse essere operativo, comunque, come precisa ancora Maria Carcasio, non ha mai abbandonato la miniera in provincia di Agrigento e, tra l’altro, nel ’90 l’ha sottoposta a vincolo come sito di enorme interesse storico ed etno-antropologico e nel ’91 ha istituito la Miniera museo di Cozzo Disi. Per il Museo Trabia-Tallarita, la Regione si è attivata con un progetto di diversi milioni di euro, ma non c’è una direzione scientifica e ha uno scarsissimo flusso di visitatori.
 
La parola a Maria Carcasio, coordinatrice Aipai per la Sicilia
Cozzo Disi, area di 55 ettari e un sottosuolo accessibile
Cozzo Disi è un’area di 55 ettari, tra le più importanti d’Europa. Ecco alcuni provvedimenti varati per la sua valorizzazione come spiega la dottoressa Carcasio, coordinatrice Aipai per la Sicilia. “Nel ’97 la Sovrintendenza ai beni culturali e ambientali di Agrigento rilascia un nulla osta per un progetto di salvaguardia delle infrastrutture in sottosuolo della miniera; Cozzo Disi è l’unica miniera in Sicilia il cui sottosuolo non è stato chiuso e vi si può ancora accedere. La cosa creerebbe un unicum, infatti, un percorso museografico in sottosuolo sarebbe alla pari con i principali musei d’Europa, che peraltro, simulano la visita in sottosuolo, ma non la reale discesa mentre Cozzo Disi avrebbe questa prerogativa” e grazie ai finanziamenti della Regione è stato possibile realizzare degli interventi che hanno interessato proprio il sottosuolo della miniera e la superficie, per oltre otto milioni di euro; a redigere il progetto esecutivo e appaltare i lavori è stato il Genio civile di Agrigento.
Interventi sono stati necessari, tra l’altro, per la bonifica dell’area a causa della presenza di amianto, per il parziale restauro del locale-uffici e la lampisteria anche se il luogo è stato completamente snaturato. Lavori hanno riguardato l’impianto di energia elettrica; interventi che però non hanno consentito un adeguato restauro dell’impianto produttivo anche se il materiale là trovato è stato censito e inventariato con l’aiuto degli studenti grazie al progetto alternanza scuola/lavoro; è stato inoltre restaurato l’impianto di fusione a vapore ma solo in parte. Per collegare questi luoghi parzialmente restaurati, sono state realizzate delle piste, ma tutto ciò è stato lasciato nell’abbandono.
“Noi, – afferma Maria Carcasio – con la costituzione del comitato tecnico-scientifico abbiamo sollecitato una copertura finanziaria per il funzionamento di questa miniera e si è riusciti ad ottenere un finanziamento dal Mise per creare un’area-eventi, ma, nonostante i lavori siano stati finanziati e affidati attraverso gara d’appalto, il progetto non parte”.
 
Giornata dedicata per fare conoscere a tutti le miniere
Come si legge ancora nel già citato articolo intitolato Sulphur mines of Sicily: Cultural and turism itinerary, “Si comprende bene come un itinerario tematico sullo zolfo in Sicilia coinvolga quasi l’intero territorio regionale con la ricaduta culturale e turistica che si può facilmente immaginare sul piano internazionale.
Per la sua attuazione molti sono gli elementi di crisi e i fattori che attualmente incidono soprattutto sul piano finanziario, politico-amministrativo, e in subordine formativo e sociale”. Nell’articolo stesso viene evidenziato come i siti insistano su ampie porzioni di territorio con caratteristiche paesaggistiche molto diversificate tra loro (seminativi, vigneti, aree boschive, pascolo, etc.) “di rara bellezza e che meritano di essere valorizzati, esplorati ed apprezzati”.
Fra le tante iniziative messe in atto per la valorizzazione dei siti minerari dismessi e di cui si parla anche nell’articolo, c’è la “Giornata nazionale delle miniere” che ha avuto luogo, in tutto il Paese, lo scorso mese di maggio. Una due giorni che quest’anno ha festeggiato il suo decennale e che, come si legge nel comunicato dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dal 2009 ad oggi, ha visto crescere in modo notevole l’interesse, testimoniato anche dal numero degli eventi proposti, la cui media raggiunge i 60 ogni anno.
Anche nel 2018, da Nord a Sud, si sono svolte visite guidate, escursioni, workshop e seminari, mostre fotografiche e laboratori didattici per le scuole e spettacoli teatrali. Proprio in Sicilia è stato possibile “attraversare la via dello zolfo”, visitando il parco delle zolfare di Comitini e la Miniera museo di Cozzo Disi. In tutta Italia, l’anno scorso (a dicembre 2017), oltre 200 mila persone hanno visitato almeno uno dei 41 siti o parchi minerari che fanno parte della rete nazionale, con una media di circa quattro mila visitatori a miniera e 500 turisti al giorno secondo la Rete nazionale dei parchi e musei minerari (Remi), istituita dall’Ispra.

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