Le Università siciliane fuori dalle eccellenze - QdS

Le Università siciliane fuori dalle eccellenze

Liliana Rosano

Le Università siciliane fuori dalle eccellenze

mercoledì 27 Giugno 2018

Tra l’800 e il 1.000° posto nel Qs World University Rankings. Al vertice tre americane: Massachusetts, Standford e Harvard 

PALERMO – Siamo ancora lontani, anzi lontanissimi dal podio del famoso ranking internazionale, il Qs World University Rankings, che ogni anno pubblica la classifica delle migliori università italiane.
 
La classifica più famosa al mondo, si basa su quattro parametri per valutare le performace accademiche: la reputazione accademica, reputazione del corpo docenti, rapporto facoltà/studenti, citazioni ricevute per facoltà.
 
Gli atenei siciliani restano fuori dal ranking della classifica che premia le eccellenze su 1000 università di tutto il mondo prese in considerazione. Sono tutte comprese tra la posizione 800 e 1000.
 
Sono troppo lontane le irrangiungibili prime tre posizioni, anche quest’anno dominate da tre americane: Il Massachusetts Institute of Technology, seguito da Standford e Harvard. Ancora un’altra americana in quarta posizione, il California Institute of technology, prima di arrivare all’Inghilterra e la Svizzera. Dopo il Politecnico di Milano, che registra la migliore performance delle italiane alla 156esima posizione, è la Scuola Superiore di Sant’Anna (168) di Pisa e la Scuola Normale di Pisa (175) a registrare tra le italiane ottime performance in termini di qualità e ricerca.
 
MIT Stanford e Harvard godono di una notevole reputazione per la qualità dell’insegnamento merito di una attenta e meritrocratica politica di assunzione – dice Patrizia Livreri – docente di strumentazione e misure elettroniche a microonde per il corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica all’Università di Palermo dove dirige un laboratorio di ricerca dove ci sono solo donne.
 
Le Università siciliane, hanno operato negli anni un reclutamento del personale accademico contaminato da relazioni familiari o di paternità accademica: troppo spesso i concorsi sono stati luoghi di spartizioni di posti tra lobby accademiche a livello nazionale che hanno tutelato l’appartenza a discapito della meritocrazia, di fatto mettendo fuori la porta delle università grandi scienziati che adesso dirigono centri di ricerca presso le prestigiose università americane al podio. Il sistema di valutazione per cooptazione ha reso poco credibile la reputazione di tutto il corpo accademico, quando invece risulta veramente ottima la qualità dell’insegnamento dei docenti universitari siciliani a confronto con le università americane.
 
“A questo bisogna aggiungere – continua la docente palermitana che è anche consulente USNAVY e Northrop & Grumman- i finanziamenti che le università americane ricevono da soggetti privati e pubblici. E in tal caso ogni paragone tra la Sicilia e gli States appare ingiusto, perché non ci sono in Sicilia e in Italia le risorse di mercato messe a disposizione su tutto il territorio americano dagli investitori. I venture capitalist in tutta Italia lo scorso anno hanno investito circa 100 milioni di euro. Solo nella regione di Pittsburgh gli investimenti privati sono stati 80 milioni di euro”.

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