Sbaglia Boeri: servono impiegati non immigrati - QdS

Sbaglia Boeri: servono impiegati non immigrati

Carlo Alberto Tregua

Sbaglia Boeri: servono impiegati non immigrati

venerdì 06 Luglio 2018

Inps, l’assistenza costa 112 mld

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha comunicato che servono gli immigrati per continuare a pagare le pensioni. L’informazione è subdola per alcuni motivi: il primo riguarda il fatto che è del tutto indifferente, al fine di aumentare le entrate dell’Inps mediante i contributi, che i dipendenti siano italiani o immigrati; quindi il richiamo a questi ultimi è parziale e destituito di fondamento.
Infatti, l’importante è che aumenti l’occupazione, che produce ricchezza e contributi, non chi siano i soggetti che trovano l’occupazione.
Un altro motivo è che Boeri non distingue (non sappiamo perché) tra l’attività che eroga assistenza, cioè assegni a chi non ha versato contributi, e quella che eroga pensioni, anche se l’importo è stato calcolato col metodo retributivo o misto, a chi ha versato contributi.
Nel 2017, secondo i dati pubblicati dall’Istituto in luglio, è stato erogato dallo Stato l’incredibile ammontare di 112 miliardi per l’assistenza, importo a carico della fiscalità generale.
 
Non abbiamo visto i dati del 2017, ma in base a quelli del 2016, relativamente all’equilibrio fra contributi incassati e assegni pensionistici erogati, al netto di Irpef, risulta che: le entrate sono state pari a 181 miliardi, mentre i secondi sono stati 152 miliardi. Quindi non solo il sistema contributi/pensioni è in equilibrio, ma è addirittura in attivo.
Lo squilibrio avviene perché il trasferimento dei 112 miliardi per assistenza non è sufficiente a pagarla tutta. Il sistema si squilibria altresì perché da quando l’Inps ha incorporato l’Inpdap (Ente previdenziale per i pubblici dipendenti), quest’ultimo continua a creare passività.
Non sappiamo se la miscela di questi dati sia voluta, ma certo la mancanza di chiarezza denota che c’è chi voglia pescare nel torbido. Si tratta di una cattiva abitudine tutta italiana che consiste nell’ingannare i cittadini e non dire la verità circa i conti publici.
Boeri, però, ha detto una circostanza vera e cioè che la supposta riforma del Governo GialloVerde, che ripristina quota 100 (età più contributi), comporterebbe il pensionamento di 750 mila nuovi pensionati ed un esborso di 20 miliardi.
 
Se il Governo Salvini-Di Maio approvasse una norma del genere dimostrerebbe malafede e incoscienza, anche perché non c’è nessuna ragione di abbassare l’età pensionabile al di sotto dei 67 anni, salvo per le attività usuranti, perché l’attesa di vita media supera gli ottanta. Quindi c’è equilibrio fra data di pensionamento e data di presunta morte.
Vi è da aggiungere che, in ogni caso, nel 2017 i nuovi pensionati hanno avuto un’età media di 64 anni e 3 mesi. Quindi, non è vero che tutti debbono aspettare il 67° anno per andare in pensione.
Nello scenario che delineiamo, vi è una circostanza che emerge e cioè che nel nostro Paese ci sono cinque milioni di poveri, cinque milioni di immigrati e tre milioni di cittadini che non cercano lavoro né studiano.
Questi ultimi in qualche modo dovranno vivere e lo fanno da parassiti gravando sulle famiglie, sugli istituti religiosi e di accoglienza e su altri enti di beneficenza.
 
Quando si assistono persone umane ultrasessantacinquenni è un atto doveroso. La questione cambia, quando l’assistenza va verso chi ha meno di 65 anni, magari 40 o 50, che non cerca lavoro e non studia.
Si capisce che bisogna sostenere i bisognosi, ma non che bisogna sostenere chi non ha voglia di lavorare e, quando non ha le necessarie competenze per trovare lavoro, non partecipa ai corsi di formazione per acquisirle.
In questo quadro, va segnalata l’agevolazione statale, che consente a chi non ha competenze e non ha lavoro di partecipare ai tirocini extracurriculari, con funzione di formare e con un piccolo assegno di 300 euro mensili. In Sicilia addirittura tale assegno è aumentato a 500 euro e pagato dalla Regione, seppur con un iter burocratico fuori dal mondo.
La questione è grave, ma non seria, diceva Ennio Flaiano. In questo caos politico, ognuno cerca di tirare il lenzuolo dal proprio lato, scoprendo inevitabilmente gli altri.
Gli statisti tirerebbero dritto, ma questi amano le curve, perché non sono statisti!

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