Sicilia: per ogni nuovo artigiano, due chiudono - QdS

Sicilia: per ogni nuovo artigiano, due chiudono

Roberto Pelos

Sicilia: per ogni nuovo artigiano, due chiudono

martedì 10 Luglio 2018

Confartigianato su dati Unioncamere: 812 aziende artigiane iscritte al I trimestre 2018 e 1.516 che hanno chiuso i battenti. Dal 2009 un crollo superiore al 12 per cento. Dalla Regione solo 1,5 mln per le scuole degli antichi mestieri. L’assessorato ai BB.CC. lavora al bando 

PALERMO – È crisi in Sicilia per quanto riguarda l’artigianato, uno dei comparti fondamentali per lo sviluppo economico della nostra regione. I numeri che emergono dall’Osservatorio sulle medie e piccole imprese di Confartigianato che ha elaborato i dati di Unioncamere-Movimprese , al primo trimestre 2018, parlano di 812 aziende iscritte e 1.563 cessate non d’ufficio, dati che denotano tra l’altro un peggioramento della situazione siciliana nel corso degli anni; se infatti li confrontiamo con quelli di Unioncamere, relativi al terzo trimestre 2010, possiamo costatare come in quel periodo le imprese iscritte fossero 1.022 e 728 le cessazioni (al netto delle cancellazioni d’ufficio effettuate all’epoca).
 
Segnali allarmanti dunque, per un comparto che, in molti casi, fa un tutt’uno con storia e tradizione, considerando il fatto che alcuni mestieri rientranti nell’artigianato sono tra i più antichi, nella nostra terra, ma anche in altre zone d’Italia.
 
Esaminando in generale la demografia d’impresa in Sicilia, sempre al primo trimestre dell’anno in corso, notiamo ad esempio come le costruzioni di edifici (che comportano l’impiego di varie maestranze), che rappresentano l’11,7% dell’artigianato, a fronte di 70 iscrizioni e 220 cessazioni non d’ufficio, registrano un saldo negativo di -150 unità o i lavori di costruzione specializzati, che costituiscono il 16,5% dell’artigianato, fanno registrare un saldo di -110 unità.
 
La situazione non migliora di molto nemmeno a livello provinciale dove il tasso di sviluppo si è abbassato in gran parte del territorio regionale. Caltanissetta, Messina ed Enna hanno fatto registrare i risultati peggiori (rispettivamente -2,10%, -1,84% e -1,67%, quando al terzo trimestre 2010, secondo Unioncamere, erano -0,08%; 0,50% e 0,03%).
 
Abbiamo poc’anzi fatto cenno agli antichi mestieri che stanno scomparendo: la Sicilia, in questo ambito, conserva un enorme patrimonio culturale. Più di un museo esiste in Sicilia dove sono conservati i reperti che rappresentano la memoria di un passato di mestieri che hanno fatto la storia della nostra terra. Diverse fonti su Internet e ovviamente sui libri, ci parlano dell’arrotino, della sarta, d’u salinaru, per fare alcuni esempi, a testimonianza di un “ieri” che non deve venire dimenticato e di una tradizione di mestieri che deve continuare, che può dare nuovo slancio e sviluppo alla nostra economia e per la tutela della quale occorrono provvedimenti anche a livello istituzionale.
 
In questo senso, una buona notizia arriva dal Movimento 5 Stelle: la deputata Valentina Palmeri, infatti, ha presentato un emendamento, accolto dal Governo regionale e rientrante in finanziaria, che prevede un finanziamento di un milione e mezzo di euro per la realizzazione di scuole di antichi mestieri e tradizioni popolari; i comuni che volessero beneficiarne, potranno farlo attraverso apposito bando.
 
Un passo avanti importante, come spiega la deputata 5 Stelle, promotrice dell’iniziativa. “L’emendamento originario – sottolinea Valentina Palmeri – era rivolto ai comuni che avevano già beneficiato di un finanziamento pubblico per la realizzazione di strutture destinate a queste tipologie di scuole. Adesso, siamo riusciti ad estendere questa possibilità a tutti i comuni siciliani che vorranno accedervi tramite apposito bando. L’interlocutore – ha aggiunto la deputata del Movimento 5 Stelle – sarà l’Assessorato regionale ai beni culturali ed all’identità siciliana che suddividerà la somma esattamente a metà, cioè destinando 750 mila euro all’acquisto di arredi e attrezzature, e 750 mila euro per spese di avviamento e promozione. Una norma di assoluto buon senso – ha concluso – che serve a incentivare la tradizione e gli antichi mestieri di una terra la cui economia deve continuare a vivere delle eccellenze del proprio artigianato”.
 
“Questo articolo di legge è stato inserito nella finanziaria – ha detto l’assessore ai Beni culturali Sebastiano Tusa – stiamo lavorando in tempi brevi per la predisposizione del bando”.
 



Drasticolo calo in uno anno per i finanziamenti concessi all’artigianato
 
Ancora in calo i finanziamenti concessi alle micro e piccole imprese e all’artigianato. A dichiararlo l’Ufficio Studi Confartigianato Imprese che evidenzia a febbraio 2018, rispetto allo stesso periodo 2016, un decremento del -3,6% nei finanziamenti concessi alle MPI sotto i 20 addetti, il 28,2% sul totale crediti erogati a società non finanziarie e famiglie produttrici.
 
È peggiore la situazione sul fronte credito per l’artigianato che a settembre 2017, ultimo dato disponibile, registra un calo del credito del -9,3%, più accentuato rispetto alla diminuzione dei finanziamenti all’artigianato siciliano di un anno fa (-4,9% a settembre 2016).
“L’ultimo bollettino economico pubblicato da Banca d’Italia (aprile 2018) evidenzia come nel corso del 2017 in generale la qualità del credito comunque è migliorata. In Sicilia – racconta Giuseppe Pezzati, presidente regionale di Confartigianato Imprese Sicilia – osserviamo che la crescita continua, ma a passo sempre più lento: la dinamica delle sofferenze a marzo 2016 era del +8,4%, a marzo 2017 è del +0,3%. Per un sistema di micro e piccole imprese come quello siciliano (il 99,7% delle imprese del territorio hanno meno di 50 addetti) l’accesso al credito è molto problematico: le banche applicano rigidamente sistemi di rating che a volte disconoscono la storia delle imprese e la loro capacità patrimoniale, poi di fronte ad un calo del fatturato, anche solo dell’ultimo esercizio, dimezzano gli affidamenti. Se è vero però che la struttura economica siciliana è costituita per la maggior parte da piccole e medie, allora più l’accesso al credito per queste viene limitato, maggiore sarà il rischio di declino per l’economia regionale nel suo insieme”.
 
Leggendo nel dettaglio i dati che abbiamo riguardo i prestiti all’artigianato nelle province italiane al 30 settembre 2017 e le variazioni rispetto settembre 2016 scopriamo poi che dei 39.057 milioni di euro erogati in Italia (-9%) Agrigento ne ha ricevuto 101 (-6,7%), Caltanissetta 71 (-7,2%), Catania 315 (-9,1%), Enna 52 (+0,3%), Messina 203 (-8,9%), Palermo 255 (-12,3%), Ragusa 242 (-7,5%), Siracusa 128 (-6,4%) e Trapani 149 (-15,2%). Su 110 province Agrigento è 22esima per dinamica negativa, Caltanissetta è 26esima, Catania è 65esima, Enna è 2a, Messina è 57esima, Palermo è 99esima, Ragusa è 31esima, Siracusa è 19esima e Trapani è 107esima. Al primo posto troviamo Asti con un +3,6% e all’ultimo Ancona con -18,8%.
 
Le micro imprese e le Pmi domandano credito prevalentemente per iniettare liquidità all’interno dell’impresa, complici l’allungamento dei tempi di incasso delle fatture, i crediti in sofferenza e i fatturati in calo. Quando invece chiedono prestiti è per finanziare investimenti o il ricambio generazionale, solo una piccola parte delle richieste di finanziamenti è destinata ad una ristrutturazione del debito.
 
“Siamo dell’idea – conclude Pezzati – che istituzioni pubbliche, intermediari, Confidi e le Associazioni di categoria come Confartigianato, debbano lavorare di concerto per assicurare che l’incontro tra domanda e offerta di credito si realizzi in modo ottimale. L’auspicio è quello che si possa costruire un nuovo patto tra imprese e istituti di credito, fondato sul riconoscimento delle reciproche esigenze e che si possa trovare un migliore equilibrio tra i due soggetti”.
 
Gaia Perniciaro

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