Imprese, la sostenibilità non passa lo Stretto - QdS

Imprese, la sostenibilità non passa lo Stretto

Rosario Battiato

Imprese, la sostenibilità non passa lo Stretto

mercoledì 11 Luglio 2018

Un quinto delle aziende verdi si trova in Lombardia, nell’Isola poco meno del 7%. Ancora scarsi gli investimenti in fonti rinnovabili e i fondi Ue restano inutilizzati. In Sicilia efficienza sconosciuta, ma permetterebbe risparmi fino al 40% sui consumi elettrici 

PALERMO – Serve una spinta brutale per mettere in moto il circuito della green economy isolana tra imprese che devono investire nella sostenibilità per risparmiare sui costi energetici e altre che in quell’ambito possono produrre reddito e occupazione. Potrebbe arrivare dai 35 milioni di euro a burocrazia zero che la Regione, tramite un bando, presto metterà a disposizione delle aziende siciliane per investimenti nell’efficienza energetica. Un meccanismo che potrà funzionare solo con la disponibilità alla progettazione degli imprenditori per rilanciare un settore che vede la Sicilia ospitare appena il 5,7% delle imprese di settore di tutta Italia e solo il 6,7% di tutte quelle che, tra il 2011 e il 2017, hanno investito o programmato di eco-investire.
 
 
I dati parlano chiaro. L’ultimo rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere ha mappato le imprese che in tutta Italia hanno compiuto o pianificato eco-investimenti, cioè interventi economici nel campo della sostenibilità ambientale, tra il 2011 e il 2016 o che avevano intenzione di farli per il 2017.
 
La distribuzione dei numeri sembra abbastanza evidente: le imprese che hanno effettuato investimenti in prodotti e tecnologie green si trovano per la maggior parte nell’area Settentrionale del Paese, quasi un quinto (17,8%) nella sola Lombardia che ospita oltre 63 mila aziende sulla via del verde. A seguire troviamo il Veneto, con 35 mila unità (10%), e poi tre regioni appaiate con circa 30 mila imprese a testa (Lazio, Emilia-Romagna, Toscana). In questa graduatoria la Sicilia si posiziona all’ottavo posto (quasi 24 mila imprese), superata, nell’area meridionale, anche dalla Campania (24.320). Tra le province spicca Milano, seguita da Roma e Napoli, mentre le due isolane del lotto sono Catania, al sedicesimo, e Palermo, al ventesimo. Buona, tuttavia, l’incidenza: a Catania e Palermo quasi 1 impresa su 3 investe nel settore, si tratta di due dati tra i più elevati. A livello regionale si difende anche l’Isola che si avvicina intorno al 30% di imprese che investono sul totale.
 
La green economy è insomma un elemento imprescindibile nello sviluppo di un’area e non solo nell’ottica di un investimento per ridurre i costi, ma è determinante perché permette la nascita di imprese che in quel settore specifico ci lavorano. Lo confermano i numeri del 2016 relativi al valore aggiunto prodotto e all’occupazione creata dai green jobs.
 
La Sicilia si prende circa 7 miliardi di euro, un valore che costituisce il 3,6% del totale nazionale del settore che si spinge fino a 195,8 miliardi di euro. Un quinto del valore aggiunto arriva dalla sola Lombardia che sfiora di pochissimo i 50 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni, secondo un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano, si è registrata una tendenza positiva del 34%, mettendo assieme 53 mila aziende attive e circa mezzo milioni di addetti che assieme determinano un fatturato da 200 miliardi di euro. Il centro è sempre la Lombardia – da sola vale un quarto del fatturato, 50 miliardi – mentre la Sicilia si deve accontentare di molto meno.
 
A partire dalle prestazioni delle sue province che non riescono ad apparire nella graduatoria delle prime 20 per numero di imprese verdi. Catania è qualche posizione alle spalle di Venezia, la ventesima, e raggiunge quota 641 imprese, a 584 c’è Palermo, a 413 Messina. Le altre sono più distanti: Agrigento (324), Siracusa (311), Ragusa (248), Trapani (246), Caltanissetta (209) ed Enna (69).
 
Le buone notizie risiedono nella tendenza complessiva che registra un segno molto positivo: Agrigento è la terza d’Italia per tasso di crescita, seguita da Ragusa e Caltanissetta che permettono di piazzare tre siciliane tra le prime cinque. E non finisce qui, tra le prime 20 figurano anche Catania, sedicesimo posto, che è passata da 439 imprese green del 2011 a 641 del 2016, e Palermo, al diciannovesimo posto, con una crescita del 44,2% negli ultimi cinque anni.
 
Gli impiegati isolani del settore sono 14.400 unità, non sono pochi anche se restano comunque meno della metà di quella della sola Milano (38.278). A livello nazionale sono circa mezzo milione, alla Sicilia ne tocca una fetta del 3,2%.
 
Ma ci sono anche altre buone notizie. Arrivano da lavoro di Arpa Sicilia sugli operatori isolani col marchio Ecolabel Ue che, sulla base del regolamento CE 66/2010, certifica il ridotto impatto ambientale dei prodotti o dei servizi offerti dalle aziende che ne hanno ottenuto l’utilizzo. Nel particolare segmento del turismo sostenibile la Sicilia si è guadagnata il secondo posto nazionale con 29 strutture in possesso del marchio che di fatto lega sviluppo turistico e tutela dell’ambiente in maniera eccellente.
 
A disposizione delle imprese, inoltre, non ci sono soltanto i buoni esempi, ma anche 35 milioni di euro che la Regione è pronta a mettere sul piatto per favorire l’efficienza energetica attraverso un bando che incentiverà gli investimenti tra micro, piccole, medie e grandi imprese. Azioni di sostituzione delle vecchie lampade con quelle a led o dei motori elettrici con quelli di ultima generazione possono permettere risparmi fino al 40% di energia e di costo in bolletta. Un processo che favorirà le imprese che investono nella sostenibilità e le imprese che lavorano nel settore della tutela ambientale.

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