Illeciti ambientali, la metà è al Sud, Sicilia nella morsa delle "ecomafie" - QdS

Illeciti ambientali, la metà è al Sud, Sicilia nella morsa delle “ecomafie”

Rosario Battiato

Illeciti ambientali, la metà è al Sud, Sicilia nella morsa delle “ecomafie”

mercoledì 11 Luglio 2018

Legambiente: +18,6% di reati nel 2017, aumenta anche il numero di denunce (39.211, +36%). Istat: crescono i procedimenti presso le Procure, dai 5 mila del 2007 ai 13 mila del 2016 

PALERMO – Nelle prime posizioni ci sono sempre le magnifiche quattro a tradizionale insediamento mafioso: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. In queste aree si è registrato il 44% del totale nazionale degli illeciti ambientali per una tendenza che complessivamente ne ha registrato, nel corso del 2017, una crescita sostanziosa (oltre 30 mila, +18,6% rispetto allo scorso anno), da accompagnare al numero di persone denunciate (39.211, + 36%). Segno positivo anche per i sequestri effettuati che hanno superato di poco gli 11 mila, con una impennata del 51%. Questo il quadro dell’ultimo rapporto Ecomafie 2018 di Legambiente, che ha raccolto i dati risultati dall’azione delle forze dell’ordine e delle autorità di controllo.
 
 
Crescono impegno e risultati da parte delle forze dell’ordine sul fronte delle ecomafie, ma non si arresta nemmeno la crescita del fatturato di questo settore oscuro che lucra sulle bellezze naturali e paesaggistiche del Paese. Nel corso del 2017 sono state emesse 538 ordinanze di custodia cautelare per reati ambientali (139,5% in più rispetto all’anno precedente) e si tratta, riportiamo dal comunicato dell’associazione del Cigno, dell’esito di una combinazione vincente: da una parte “una più ampia applicazione della legge 68, come emerge dai dati forniti dal ministero della Giustizia (158 arresti, per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente)” e dall’altra “il vero e proprio balzo in avanti dell’attività delle forze dell’ordine contro i trafficanti di rifiuti” che hanno avviato 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016)”. Ed è proprio in quest’ultimo ambito che si devono concentrare le forze: la torta dei reati ambientali ne identifica circa un quarto (quasi il 24%) proprio tra i rifiuti.
 
Il fatturato, tuttavia, non si ferma. Nel corso dello scorso anno è arrivato fino a 14,1 miliardi di euro, facendo registrare una crescita del 9,4% che è stata dovuta principalmente, oltre che alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, anche alle filiere agroalimentari e nel racket animale.
 
Al centro del mirino, denunciano da Legambiente, resta la corruzione che proprio in quest’ambito estende le sue ramificazioni peggiori dal momento che anche se “l’alto valore economico dei progetti in ballo e l’ampio margine di discrezionalità in capo ai singoli amministratori e pubblici funzionari” dovrebbero in teoria garantire il rispetto delle regole e la supremazia dell’interesse collettivo su quelli privati, in realtà si “crea l’humus ideale per le pratiche corruttive”.
 
La Sicilia, che si è posizionata tra le peggiori della classe nella classifica generale, trova un ulteriore picco di pericolosità in alcune delle graduatorie dettagliate: in particolare si segnalano il ciclo illegale del cemento, i pirati di biodiversità (in quest’ultimo la Sicilia è prima con 1.177 illeciti, il 16,8% del totale nazionale) e i ladri di cultura (70 opere rubate nel 2017, quarto dato tra le regioni).
 
Una conferma dell’aggressione all’ambiente è arrivata ieri con la diffusione, da parte dell’Istat, del report “I reati contro ambiente e paesaggio: i dati delle Procure. Anni 2006-2012” che ha evidenziato “l’aumento delle norme a tutela dell’ambiente e la maggiore attenzione ai temi ambientali hanno trovato corrispondenza in un maggior numero dei procedimenti presso le Procure”. I numeri dicono che questi ultimi sono passati dai 4.774 del 2007 (il Testo unico dell’ambiente è stato varato nel 2006) ai 12.953 del 2014 mentre nel 2016 sono scesi a 10.320. Più coinvolte Sud e Isole (47,7% dei procedimenti).

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