C'è la cultura dei libri e la cultura della strada - QdS

C’è la cultura dei libri e la cultura della strada

Carlo Alberto Tregua

C’è la cultura dei libri e la cultura della strada

mercoledì 11 Luglio 2018
Smartphone, ovvero la conquista dell’ignoranza. Sembra un paradosso. In quest’ultimo decennio l’informazione enciclopedica si è aperta a tutti gli internauti, i quali – basta che inseriscano una parola su Google -, ritengono di trovare risposte più o meno esaurienti.
Cosicché gli stessi internauti, potendo accedere a tutto lo scibile umano (o quasi) toccano il cielo con un dito, ritenendosi informati e colti.
Si tratta invece di una novella forma di asineria. L’asino infatti se colpito raglia, se ha paura fugge o scalcia, ma è sempre paziente.
L’internauta è il contrario: ormai sa tutto, conosce tutto, non perché il tutto si trovi nella sua testa ma perché sa di poterlo ottenere schiacciando un bottone.
La cultura non è questa. Si potrebbe definire come l’insieme di cognizioni che fanno capire le cose e le mettono al loro posto. Però, non tutti sanno farlo.
 
Cultura non è la singola cognizione, la singola informazione, bensì l’insieme di esse opportunamente ordinate che diano il senso a una situazione.
Ne abbiamo più volte scritto, e non finiremo mai di farlo, perché l’ignoranza di un popolo è la sua tomba e, contemporaneamente, consente l’esercizio del potere di chi detiene il sapere ma non vuole distribuirlo al volgo.
Per imparare concetti di vario genere lo smartphone non serve, ci vogliono i libri che raccontino fatti e circostanze dei secoli (storia), messi insieme in modo da formare una sorta di letteratura, metodologicamente ordinata, secondo regole filosofiche che consentano di capire i più reconditi significati.
La cultura dei libri permette alle persone di acquisire libertà mentale che viene prima di ogni altra libertà.
Con la libertà mentale si può costruire un futuro per approdare alla libertà economica senza della quale nessuna persona può considerarsi scevra da pesi.
La scuola dovrebbe trasferire agli allievi la conoscenza organizzata dei fatti e il metodo per affrontarli. Ma per far questo è necessario che vi siano professori adeguatamente preparati e in condizioni di operare in questa direzione, non limitandosi all’uso più comune che è quello del nozionismo.
 
Nelle scuole ogni docente non deve limitarsi a trattare il contenuto della propria materia ma, se è persona colta, deve interconnetterlo con tutte le altre materie non solo del corso ma con le cognizioni più ampie che un cittadino-scolaro deve avere. Un docente dovrebbe anche insegnare le regole etiche, i valori morali di tutti i tempi ai quali una persona perbene si dovrebbe attenere in ogni momento della propria vita e con ogni atto compiuto.
Si dirà che tanti docenti lo fanno, ma sono una stretta minoranza, mentre dovrebbero essere una larga maggioranza. Cultura è un’importante parola, ma se non ha contenuti resta una scatola vuota, che però viene usata da tanti tromboni per farsi belli: cioè un’apparenza, quell’apparenza che inganna chi non sa.
Ed ecco la funzione del sapere: smascherare coloro che ingannano, magari con alate parole e frasi auliche, ma sempre ingannatrici.
 
In effetti, chi gestisce le istituzioni, chi dirige una branca della Pubblica amministrazione, chi fa attività professionale o imprenditoriale non sempre usa parole chiare per spiegare fatti e circostanze in modo che gli interlocutori capiscano. Questo accade sia per ignoranza che per malafede. Chi ascolta, infatti, se non è dotato dei necessari attributi mentali, può essere gabellato.
Non sempre la cultura è quella dei libri, c’è anche la cultura della strada cioè di chi fa esperienze, di chi è stato bastonato, di chi è caduto ma ha sempre avuto la voglia e la forza di rialzarsi e di ricominciare da capo. è in questi momenti che si capisce se una persona è dotata di un carattere adeguato oppure se si tratti di un mollusco.
Il Potere preferisce amministrare molluschi, gente ignorante che si può facilmente dirigere, piuttosto che persone intelligenti e capaci di interloquire e quindi anche di frenare eccessi, idee e comportamenti che spesso non sono di interesse generale.
Bisogna scovare quegli individui e turarsi le orecchie quando parlano.

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