L'operazione San Giuseppe, condotta dai Carabinieri tra Gela e Niscemi, è scattata al termine di indagini coordinate dalla Procura gelese tra la Sicilia e la Romania, che ha smascherato un'organizzazione capeggiata da un italiano che si avvaleva di cittadini romeni. Tra le accuse, circonvenzione di incapaci e prostituzione
I Carabinieri stanno eseguendo, tra Gela e Niscemi, nel Nisseno, tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e perquisizioni nell’ambito di un’operazione nata per sgominare il cosiddetto "racket delle badanti".
I provvedimenti sono stati disposti dal Gip su richiesta della Procura di Gela e riguardano le accuse di associazione per delinquere, circonvenzione di incapaci, induzione e sfruttamento della prostituzione.
L’operazione, denominata San Giuseppe, è scattata al termine di un’inchiesta coordinata dalla Procura gelese tra la Sicilia e la Romania.
Le accurate indagini hanno permesso di smascherare un’organizzazione capeggiata da un italiano che si avvaleva di cittadini romeni.
I militari hanno ricostruito minacce e violenze subite da diverse vittime, nonché i movimenti di ingenti somme di denaro sottratte a anziani e spedite in Romania.
Al termine delle indagini è stata smascherata un’associazione capeggiata da un italiano che si avvaleva di cittadini romeni.
Era Emanuele Murana il capo dell’organizzazione criminale che, attraverso minacce e violenze, si faceva consegnare denaro da anziani.
Murana si serviva di due complici rumeni: Enela Ciubotaru e Vasile Daniel Ciubotaru, zia e nipote.
La donna aveva il compito di circuire gli anziani con l’obiettivo di derubarli e farsi fare regali.
Il nipote faceva da trait-d’union tra la Romania e la Sicilia e cercava per conto di Murana donne romene da far conoscere alle vittime, ponendosi alla pari di una vera e propria agenzia matrimoniale e mostrando loro un catalogo virtuale delle persone da scegliere.
La banda avrebbe realizzato un giro d’affari di oltre centomila euro.