Abusi e illeciti devastano l'ambiente in Sicilia - QdS

Abusi e illeciti devastano l’ambiente in Sicilia

Rosario Battiato

Abusi e illeciti devastano l’ambiente in Sicilia

martedì 17 Luglio 2018

Dai rifiuti al cemento illegale, dalla depurazione delle acque reflue agli incendi l’Isola al secondo posto in Italia per numero di eco-reati (oltre 3.000 nel 2017). Istat: in dieci anni oltre 20 mila procedimenti soltanto per violazioni edilizie 

PALERMO – Dal cemento illegale alla acque reflue, passando per i rifiuti e gli incendi. Continua a esserci tantissima Sicilia nei numeri che riguardano gli illeciti ambientali, censiti sulla base dei dati risultati dall’azione delle forze dell’ordine e delle autorità di controllo, e i procedimenti avviati dalle Procure per almeno una violazione del testo unico ambientale tra archiviazioni e inizio dell’azione penale. Lo rivelano gli incroci relativi a due dossier rilasciati nei giorni scorsi da Legambiente e Istat.
 
 
Una maggiore attenzione normativa a tutela dell’ambiente ha prodotto una crescita notevole dei procedimenti presso le Procure. Secondo quanto riportato dall’Istat nel rapporto “I reati contro ambiente e paesaggio: i dati delle Procure”, questi ultimi “sono passati dai 4.774 del 2007 (il Testo unico dell’ambiente è stato varato nel 2006) ai 12.953 del 2014” per contrarsi nel 2016 quando sono scesi a 10.320. In generale, spiegano gli esperti dell’Istituto di statistica, questi dati registrano “un maggior numero di procedimenti per violazioni ambientali nel Sud e nelle Isole (47,7% dei procedimenti penali nel 2016), nel Nord sono pari al 30%”. La tipologia più contestata è quella relativa alla gestione dei rifiuti che ha sfiorato quota 9 mila procedimenti, a seguire quella delle acque reflue (1.636).
 
Il quadro per regione, considerando la porzione dei procedimenti con almeno una violazione al testo unico ambientale per cui inizia l’azione penale, ha registrato in Sicilia un dato pari a 473, che, pur essendo il più basso dell’ultimo triennio 2014-2016, resta il quarto dato in assoluto tra le Regioni italiane. Riescono a fare peggio la Campania (904), la Lombardia (524) e il Lazio (489). Per l’Isola si tratta di una fetta che vale più dell’8% del totale nazionale che ammonta a 5.633. Il dato isolano distribuito sulla popolazione (tassi per 100 mila abitanti) è superiore a quello nazionale (9,31 contro 9,28).
 
Analizzando i numeri sui procedimenti per cui inizia l’azione penale, scopriamo che nell’Isola, solo nel 2016, ce sono stati 394 per il capitolo relativo alla gestione dei rifiuti, altri 89 sono arrivati dalle violazioni in materia di acque reflue.
 
Per quanto riguarda i procedimenti definiti nelle Procure della Repubblica per incenerimento di rifiuti e traffico di rifiuti, nell’Isola si sono registrati, soltanto nel 2016, ben 37 procedimenti (30 per incenerimento e 7 per traffico), quasi il doppio dell’anno precedente (21 complessivi).
 
In relazione ai procedimenti definiti per cui inizia l’azione penale con almeno una violazione edilizia, la Sicilia si è guadagnata il secondo posto d’Italia in condominio col Lazio (rispettivamente 1.472 e 1.474), battute entrambe dall’imprendibile Campania (2.370). Per l’Isola si tratta del 14% nazionale, nonostante sia di fatto il più basso dato mai registrato dal 2006 per i numeri regionali. In totale, in tutto l’intervallo di tempo preso in esame dall’Istituto di statistica (2006-2016), in Sicilia sono stati avviato ben 24.513 procedimenti giudiziari per abusi sul territorio.
 
In pericolo c’è anche il paesaggio isolano. La tabella relativa ai procedimenti per cui inizia l’azione penale per violazione del vincolo paesaggistico ne registra 429 a livello regionale, che in graduatoria vale il terzo dato e il 13% del totale registrato in ambito nazionale (3.312).


Gli incendi sono in cima alle preoccupazioni. Al di là dei numeri devastanti in termine di superficie percorsa dal fuoco e dei danni diretti e collaterali, nel 2015 la Sicilia ha visto l’apertura di 502 procedimenti con almeno un reato di incendio boschivo contro ignoti. È il terzo dato più alto, dopo Campania (793) e Calabria (630), e queste tre regioni assieme totalizzano 1.925 procedimenti, cioè più della metà del totale nazionale (52,7%).
 
Un quadro generale che viene confermato anche da Legambiente che la scorsa settimana ha rilasciato il rapporto Ecomafie 2018: nel testo si legge che Campania, Sicilia, Puglia e Calabria hanno totalizzato il 44% del totale nazionale degli illeciti ambientali. Questi ultimi, nel 2017, hanno fatto registrare una crescita corposa (oltre 30 mila, +18,6% rispetto allo scorso anno) che è stata confermata anche dal numero di persone denunciate (39.211, + 36%) e dai sequestri (più di 11 mila, +51%).
 
La Sicilia, seconda nazionale per numero di reati (a quota 3.178), vale il 10% del totale dei reati commessi sul suolo nazionale, toccando punte particolarmente significative nei pirati di biodiversità (primo dato nazionale con 1.777 illeciti) e nei ladri di cultura (70 opere rubate nel 2017, quarto nella graduatoria regionale).
 

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