Agcom: "È fibra solo se arriva a casa" - QdS

Agcom: “È fibra solo se arriva a casa”

Michele Giuliano

Agcom: “È fibra solo se arriva a casa”

mercoledì 25 Luglio 2018

Gli operatori dovranno garantire massima trasparenza nel pubblicizzare i servizi di connessione. Il presidente Unc Dona: “Nel 2017 solo il 22% della popolazione godeva di reti Ftth” 

ROMA – Nelle offerte commerciali e negli spot si potrà usare il termine “fibra” solo se questa arriva fino a casa o all’edificio del cliente. E ci saranno, nei messaggi pubblicitari, una serie di simboli che segnaleranno in modo semplificato, in colore verde, giallo o rosso, il tipo di infrastruttura usata. La sperimentazione di questi simboli durerà fino alla fine di quest’anno.
 
 
È quanto ha deciso nei giorni scorsi dall’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ha approvato il provvedimento che definisce le modalità con cui le imprese dovranno d’ora in avanti comunicare le caratteristiche delle diverse tipologie di infrastruttura fisica utilizzate per l’erogazione dei servizi di connettività, in ottemperanza al decreto legge numero 148 del 16 ottobre scorso.
 
“Il provvedimento – informa una nota dell’Agcom – stabilisce che gli operatori che forniscono questi servizi tramite connessione fissa dovranno garantire, sia nei messaggi pubblicitari sia nelle comunicazioni commerciali e contrattuali, piena trasparenza nella presentazione delle infrastrutture fisiche sulle quali sono forniti i servizi”. In particolare, gli operatori potranno usare il termine “fibra” (e affiancarvi aggettivi superlativi o accrescitivi), senza ulteriori precisazioni tecniche, solo se l’infrastruttura sottostante sia costituita esclusivamente da una rete di accesso in fibra, almeno nei collegamenti orizzontali fino all’edificio (Ftts) o fino all’unità immobiliare dell’utente (Ftth).
 
“Nel caso in cui – aggiunge l’Agcom – la fibra arrivi soltanto fino a nodi intermedi, come l’armadio di strada o la stazione radio base, gli operatori non potranno usare la denominazione ‘fibra’ se non affiancata alla dicitura ‘su rete mista rame’ o ‘su rete mista radio’, presentandola in ogni caso in termini di uguale leggibilità o udibilità. Nei casi in cui l’infrastruttura sottostante non preveda l’utilizzo di fibra o comunque non abiliti la fruizione di servizi a banda ultralarga non potranno in alcun caso utilizzare il termine fibra”.
 
L’Autorità ha stabilito alcuni obblighi informativi da rispettare nelle comunicazioni ai clienti. Nei canali commerciali gli operatori dovranno fornire una descrizione approfondita che spieghi anche il tipo di tecnologia impiegata e preveda la possibilità per gli utenti di verificare la velocità di navigazione e la latenza del servizio offerto in upload e download. Nei messaggi pubblicitari, inoltre, si dovranno usare una serie di simboli che segnalino in modo semplificato il tipo di infrastruttura usata.
 
“Con il colore verde e la denominazione ‘F’ sottotitolata ‘fibra’ – spiega l’Autorità – si dovranno indicare le infrastrutture con la fibra fino all’unità immobiliare o all’edificio, con il colore giallo e la denominazione ‘FR’, sottotitolata ‘fibra mista rame’ o ‘fibra mista radio’, le altre architetture con fibra solo fino a nodi intermedi abilitanti connessioni a banda ultralarga, mentre dovrà essere utilizzato il colore rosso e le diciture ‘R’, sottotitolata ‘rame’ o ‘radio’, per tutte le altre architetture che non prevedono fibra nella rete d’accesso e che comunque non abilitano l’utilizzo di servizi a banda ultralarga”.
 
“Bene, basta con la finta fibra! Finalmente si dà attuazione al decreto legge n. 148 del 16 ottobre 2017. Dopo le recenti condanne per pratica commerciale scorretta comminate dall’Antitrust, ora è la volta dell’Autorità delle Comunicazioni – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori –. Migliaia di famiglie sono state prese in giro in questi anni, considerando che nel 2017 solo il 22% delle abitazioni aveva a disposizione reti interamente in fibra”.

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