Crisi energetiche e idriche, le Isole minori alla ricerca di una strategia sostenibile - QdS

Crisi energetiche e idriche, le Isole minori alla ricerca di una strategia sostenibile

Rosario Battiato

Crisi energetiche e idriche, le Isole minori alla ricerca di una strategia sostenibile

venerdì 10 Agosto 2018

Osservatorio Legambiente: da Lampedusa a Ustica, 14 realtà scollegate dalla rete elettrica. Le rinnovabili stentano a decollare. Con la dissalazione risparmi da 10 mln/anno solo per le Eolie 

PALERMO – Un cruccio costante e un potenziale modello di sostenibilità. Le isole minori siciliane si trovano intrappolate in questo inghippo, soprattutto nei mesi estivi, quando la popolazione cresce a dismisura e le risorse idriche ed energetica scarseggiano più del solito. Se a questi mali aggiungiamo anche i problemi relativi alla depurazione, si scopre che le sorelle minori dell’Isola riproducono in scala tutte le gravi emergenze presenti in Sicilia.
 
Eppure in tutto il mondo, secondo quanto riportato dall’Osservatorio sulle isole minori di Legambiente nel rapporto “Isole sostenibili”, esistono almeno 36 esempi ormai lanciati verso uno scenario 100% rinnovabile mentre si moltiplicano i modelli di gestione sostenibile delle risorse idriche – anche con l’utilizzo dei dissalatori – e si progettano filiere che consentono di potenziare l’economia circolare e quindi il riutilizzo dei materiali.
 
 
Per la Regione la situazione delle isole minori resta in cima alle priorità da affrontare. All’origine di molte criticità ci sono le 14 realtà che non sono ancora collegate alla rete elettrica nazionale (Levanzo, Favignana, Marettimo, Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Salina, Lipari, Stromboli, Panarea, Vulcano, Alicudi, Filicudi e Ustica).
 
A Palermo lavorano da anni per sanare questo punto particolarmente critico, soprattutto per trovare soluzioni efficaci in “grado di aumentare l’indipendenza energetica delle Isole minori della Regione siciliana non interconnesse”, come si legge anche tra gli obiettivi del recente Protocollo d’Intesa firmato con il Politecnico di Torino.
 
Tuttavia resta ancora bassissima, lo dicono i dati dell’associazione del cigno, la copertura del fabbisogno elettrico delle famiglie da fonti energetiche rinnovabile. Anche se si può segnalare l’impegno di Stromboli (3,3% di copertura, secondo dato nazionale), Ustica (2,9%), Vulcano (2,4%), Salina (1,5%) e Pantelleria (0,9%) che superano la media nazionale delle piccole che è pari allo 0,88%. Più in basso ci sono Panarea (0,6%), Marettimo (0,6%), Linosa (0,2%), Levanzo (0,2%) e Lipari (0,1%). Restano a zero Filicudi, Alicudi, Favignana e Lampedusa.
 
L’assessore Pierobon, in una recente nota, aveva appunto scritto che le piccole isole siciliane, dal punto di vista energetico, sono ancora quasi del tutto dipendenti dalle fonti fossili nonostante la “grande abbondanza di risorse rinnovabili” su un territorio che è caratterizzato “anche da numerosi vincoli ambientali che limitano fortemente lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili”.


I problemi non si fermano qui. L’approvvigionamento idrico è un altro punto fragile – “la Regione Sicilia ha presentato più volte richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale allo Stato, l’ultima volta nel corso della grave crisi idrica dell’estate 2017”, si legge nel rapporto – e spesso la necessità vengono superate tramite bettoline, piccole navi per effettuare trasporto di acqua, e “le Regioni procurano questo servizio – spiegano da Legambiente – firmando contratti da salasso con i trasportatori”.
 
La soluzione sarebbe già sperimentata, ma non ha ancora trovato un positivo riscontro tra la popolazione. Si chiama dissalazione: “Nonostante le tecnologie di dissalazione abbiano raggiunto importanti livelli di sviluppo tecnologico e di efficienza nelle isole della Sicilia il 50% della fornitura di acqua avviene ancora con navi cisterna e tale sistema presenta da sempre costi elevati” mentre cresce la “diffidenza della popolazione locale verso l’acqua trasportata e dissalata, anche a causa di una gestione del servizio non sempre trasparente e attenta” con conseguente “effetto di aumentare il consumo di acqua minerale in bottiglia (di plastica)”.
 
Secondo quanto riportato nell’Energy & Strategy, The Green Consulting Group, 2016, nelle “Eolie si toccano i 13 € per metro cubo di acqua, nonostante alcune aziende più efficienti potrebbero offrire già oggi lo stesso servizio a 1,05-1,21€ per metro cubo” e soprattutto la sostituzione dell’approvvigionamento idrico via bettolina, con “sistemi di dissalazione a osmosi inversa alimentati da un sistema ibrido può abbattere i costi della spesa per il servizio idrico del 65%”.
 
In altri termini, dicono gli esperti, per le isole siciliane si tratterebbe di “un risparmio di 16,4 milioni di euro rispetto agli attuali 25 milioni di euro annui spesi per la fornitura di acqua”.
 
Resta in sospeso anche il gravissimo problema della depurazione che vede la stragrande maggioranza delle piccole isole siciliane, con diversi gradi di non conformità, fuori agli standard di legge, mentre in alcune realtà non è proprio presente alcuna tipologia di depurazione.

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