Rischio sismico per 4,5 milioni di siciliani ma i cittadini sono lasciati allo sbaraglio - QdS

Rischio sismico per 4,5 milioni di siciliani ma i cittadini sono lasciati allo sbaraglio

Rosario Battiato

Rischio sismico per 4,5 milioni di siciliani ma i cittadini sono lasciati allo sbaraglio

giovedì 30 Agosto 2018

Per il Consiglio dei geologi occorre un’azione di sensibilizzazione in scuole ed edifici strategici. Nell’Isola un Comune su due è ancora senza il Piano di protezione civile

PALERMO – Numeri che fanno paura: nel 2016 l’Ispra ha registrato quasi 11 mila eventi di magnitudo pari e superiore a due, con una maggiore concentrazione nell’area della sequenza sismica del Centro Italia, dove ne erano avvenuti oltre 9.000. Ad allargare il raggio a due anni, il flusso si moltiplica pericolosamente con circa 93 mila scosse, come riporta un comunicato del Consiglio nazionale dei Geologi, rilasciato in occasione della conferenza stampa dal titolo “Rischio sismico e dissesto idrogeologico: quali inadempienze, quali criticità, quali soluzioni” che si è tenuta a Campobasso nei giorni scorsi.
 
Dati fondamentali per ribadire la necessità di un’azione compatta di sensibilizzazione e di prevenzione nelle scuole e negli edifici strategici. Una posizione che si è incrociata con quanto richiesto dal governatore Musumeci in merito all’istituzione di un’unità di crisi per valutare i lavori di ricognizione sugli edifici scolastici nell’Isola.
 
La volontà di intervenire per attivare tutte le iniziative possibili per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente – a livello nazionale, per i privati, c’è anche l’opportunità di un’agevolazione come il sismabonus – si lega a doppio filo con l’urgenza di avviare operazioni per preparare la popolazione in caso di evento calamitoso. I geologi chiedono l’avvio di un piano nazionale educativo di prevenzione civile con istituzione di licei ad indirizzo geofisico-vulcanologico e geologico-ambientale. Parallelamente si dovrà procedere con un’operazione di controllo del territorio.
 
Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, ha sottolineato l’importanza della “messa in sicurezza del nostro Paese che si collega alla conoscenza dello stesso” perché “non possiamo avere un territorio sicuro se non sappiamo cosa abbiamo sotto i nostri piedi”. In ballo, ha aggiunto, ci sono il completamento della Carta Geologica d’Italia, un piano avviato nel 1988 e mai portato a termine, con una mappatura geologica che attualmente non è pari nemmeno al 50 per cento del totale, mentre tutte le regioni italiane restano “in ritardo sulla microzonazione sismica – si legge nella nota del Cng –, introdotta con il Decreto Abruzzo dopo il sisma del 2009 poiché ritenuta indispensabile per una corretta ricostruzione e per l’utilizzo in sicurezza del territorio”.
 
In tema di prevenzione la Sicilia non può certo considerarsi un modello. A partire dalla pianificazione emergenziale comunale come il piano di protezione civile, che è “l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio”. Nell’Isola, stando ai dati del dipartimento della Protezione Civile (aggiornati al marzo scorso), soltanto 190 comuni (cioè, poco meno del 50%) si sono dotati di questo prezioso strumento, a fronte di un territorio che, secondo la mappa della classificazione sismica del Dipartimento, registra un buon 90% inserito nelle fasce più a rischio sismico.
 
In particolare, ci sono 27 comuni collocati nella zona più pericolosa, la numero 1, dove “possono verificarsi fortissimi terremoti”, e altri 329 nella zona 2, dove possono “verificarsi forti terremoti”. Non solo scuole, ma anche case a rischio, con numeri impressionanti: 4,5 milioni di siciliani (355mila solo nella prima fascia) e circa 1,7 milioni di abitazioni occupate in edifici residenziali (144mila nella 1a fascia).

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