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Conti Lega: Belsito parla, Salvini no

redazione

Conti Lega: Belsito parla, Salvini no

lunedì 10 Settembre 2018

L'ex tesoriere, "Quando me ne sono andato ho lasciato quaranta milioni di euro nelle casse del partito". E aggiunge che dopo le sue dimissioni ne sono entrati altri 19 di rimborsi. E attacca: "Pronto a un confronto con lui, ma sui fatti, non vale parlare con i tweet". Il ministro dell'Interno non risponde, temendo che "La Bestia", il suo efficacissimo sistema di comunicazione, possa mordere se stessa

"Sono pronto a un confronto con lui, ma sui fatti, non vale parlare con i tweet".
 
E’ questa la sfida a Matteo Salvini da parte di Francesco Belsito, ex tesoriere dell’ultima stagione bossiana, dal 2009 al 2012, quando le casse leghiste erano piene e non vuote come le hanno trovate i magistrati di Genova che dovrebbero sequestrare 49 milioni di euro di rimborsi truffati dalla Lega allo Stato italiano e dunque ai cittadini.
 
Belsito, condannato a quattro anni e dieci mesi per truffa in relazione ai rimborsi elettorali incamerati dalla Lega, dichiara tranquillamente "Quando me ne sono andato ho lasciato quaranta milioni di euro nelle casse del partito".
 
Come dire, se volete sapere come e perché siano spariti i 49 milioni di euro che la Lega avrebbe dovuto restituire agli italiani, chiedete a chi è arrivato dopo. Ossia Salvini e, in parte, anche Bobo Maroni.
 
"Dopo le mie dimissioni nel 2012 – rivela Belsito rincarando la dose – sono entrati nelle casse del partito altri 19 milioni legati alle elezioni del periodo di Bossi, perché i rimborsi erano scaglionati negli anni. E immagino che siano arrivati rimborsi per elezioni successive".
 
Insomma, soldi ce n’erano eccome.
 
"Penso che siamo stati spesi, ma come, non lo so proprio" continua Belsito, che rifiuta l’accusa di parlare per vendetta, anche se fa capire di esser diventato un capro espiatorio.
 
"Eppure ho tolto tante castagne dal fuoco: la Lega si era lanciata in operazioni rovinose come la banca Credieuronord e il villaggio turistico in Istria".
 
E a Salvini che parla di discontinuità con il passato risponde indicando la figura del sottosegretario Giorgetti, "C’era allora e c’è anche adesso, sempre con un ruolo chiave. Credetemi, è lui la mente, più di Salvini. Altro che discontinuità".
 
E conclude, Belsito, "Mi hanno scaricato ma adesso viene il bello. La Lega deve querelare anche il Senatur, Umberto Bossi. Io dico che ci sarà da ridere".
 
Salvini, che di solito risponde immediatamente a qualunque tipo di accusa gli venga mossa – Luca Morisi, guru de La Bestia, il suo sistema di comunicazione, è convinto della necessità di occupare subito lo spazio mediatico, intervenendo per primi, perché arrivare secondi, "è come uscire su un giornale tre giorni dopo" – si rinchiude nel mutismo.
 
La vicenda è molto scivolosa: Morisi finora ha polarizzato l’attenzione su Salvini puntando alla pancia dell’opinione pubblica facendole abbassare la guardia attraverso sentimenti di rabbia, rivalsa e paura. Per esempio contro la "vecchia politica" e i migranti.
 
Se rabbia, rivalsa e paura si dovessero indirizzare verso Salvini, La Bestia potrebbe mordere se stessa.

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