Sportelli multifunzionali. La Sicilia non è un "modello" - QdS

Sportelli multifunzionali. La Sicilia non è un “modello”

Michele Giuliano

Sportelli multifunzionali. La Sicilia non è un “modello”

sabato 15 Settembre 2018

All’Ars c’è chi spinge per far rientrare il personale nei Cpi che già sono stracolmi di lavoratori. In Molise assorbiti ex impiegati delle Province, ma lì ci sono solo 83 dipendenti, da noi 1.617

PALERMO – La discussione sulla sorte degli operatori della formazione professionale definiti “ex-sportellisti” non cessa. E soprattutto, non giunge ad una soluzione effettiva per oltre 1.800 lavoratori che ormai da anni si ritrovano a non avere più una retribuzione né possono fruire di una qualunque forma di sostegno al reddito, fermi ormai dal 9 aprile 2015.
 
Un’altalena di dichiarazioni piene di speranze e buoni propositi per il futuro che si alternano all’assenza di una vera politica attiva per il ripristino delle posizioni lavorative dei tanti coinvolti. Lo dice Vincenzo Figuccia, parlamentare siciliano di Forza Italia: “Sembrava si stesse tracciando una strada per affrontare e risolvere la questione dopo lo stanziamento di oltre 10 milioni di euro e la trascrizione del fantomatico articolo 13 nell’ultima finanziaria della scorsa legislatura. Niente di tutto ciò è avvenuto – sostiene Figuccia -. E la cosa più paradossale è che, nonostante l’indubbia afflizione, il coraggio emerge proprio da molti di questi lavoratori che senza darsi per vinti, qualche settimana fa, sono partiti alla volta di Roma per incontrare il Ministro del lavoro Luigi Di Maio”.
 
Un modello che viene riproposto, a proposito, è quello del Molise, in cui gli sportellisti sono stati ricollocati nei centri per l’impiego. La soluzione sembrerebbe però poco applicabile, visti i numeri molto più alti sul territorio siciliano, sia da parte dei lavoratori, sia negli uffici che si occupano di politiche attive del lavoro, già sovraffolati.
 
Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Isfol, istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, si contano soltanto 83 impiegati in Molise nei Cpi, contro i 1.617 della Sicilia, record in Italia. “Il ministro – conclude il parlamentare – rilanci il tavolo tecnico già la prossima settimana per dare risposte concrete a questa gente che da troppo tempo galleggia tristemente in acque limbiche”.
 
Stessa richiesta viene da Adriana Vitale, l’ex sportellista diventata la paladina della lotta, sempre in prima linea per tenere viva la vicenda: “I lavoratori della formazione professionale, interventi e sportelli, dopo l’incontro a Roma di una delegazione della USB, dei lavoratori liberi ex sportelli multifunzionali, dei cobas e degli irriducibili della formazione professionale con il ministro Di Maio si aspettano in tempi brevissimi l’istituzione del tavolo promesso dallo stesso ministro, il quale ha trovato apertura da parte del presidente della Regione Nello Musumeci per la soluzione dell’emergenza sociale di 8.000 famiglie”.
 
Un intervento dal governo nazionale che potrebbe essere risolutivo, scavalcando la logica delle politiche isolane, giungendo ad una visione più ampia del sistema. “I lavoratori hanno proposto, nella logica di uno spacchettamento per facilitare la ripresa lavorativa di tutti – dice Vitale – una norma per la deroga al blocco delle assunzioni per consentire ai cosiddetti ‘sportellisti’ di trovare collocazione nei centri per l’impiego nell’ottica del loro potenziamento per l’implementazione delle politiche attive del lavoro, mansioni per le quali sono stati riqualificati con risorse pubbliche e utilizzati per quindici anni nella pubblica amministrazione”.
 
L’emendamento inserito è stato approvato nel “decreto dignità”: “Adesso ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti – conclude Vitale – ci aspettiamo che venga istituito tempestivamente il tavolo per dare risposte a tutti gli 8000 lavoratori dell’intero comparto della formazione professionale, dopo cinque anni di proteste e disperazione che ha contato troppe vittime”.

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