Equo compenso per i professionisti diventa "prassi" anche in Sicilia - QdS

Equo compenso per i professionisti diventa “prassi” anche in Sicilia

Gabriele Patti

Equo compenso per i professionisti diventa “prassi” anche in Sicilia

sabato 15 Settembre 2018

Stabilito con deliberazione n. 301/2018 del presidente della Regione, Nello Musumeci. L’Isola è la terza regione a deliberare in merito dopo la Toscana e la Puglia

PALERMO – Dopo Toscana e Puglia, l’equo compenso diventa “prassi” anche per i liberi professionisti siciliani alle dipendenze di Regione ed Enti.
 
Lo scorso 28 agosto, infatti, a stabilire la determinazione dei compensi professionali nel rispetto della legge 172/2017 è stato l’atto di indirizzo del presidente della Regione Nello Musumeci. Con deliberazione n. 301/2018, rubricata “Atto di indirizzo per gli assessorati regionali e gli Enti sottoposti a vigilanza e/o controllo in materia di acquisizione dei servizi professionali ed equo compenso”, si enumerano i decreti ministeriali relativi ai parametri da prendere a riferimento per ogni categoria professionale.
 
Per la valutazione dell’equità del compenso pattuito si fa riferimento proprio ai decreti ministeriali che fissano i parametri da utilizzare – nella liquidazione dei compensi – da parte degli organismi giurisdizionali laddove si avvalgano dell’ausilio di liberi professionisti. Viene anche specificato che “deve essere evitato il ricorso a criteri di valutazione delle offerte, potenzialmente idonei ad alterare l’equilibrio tra le prestazioni professionali da effettuare e il compenso stabilito”. Inoltre, si precisa che è vietato il ricorso a clausole vessatorie.
 
Nel documento si legge che queste disposizioni mirano a superare un fenomeno che ha preso piede negli ultimi anni, per il quale le amministrazioni locali hanno applicato compensi non proporzionati alle prestazioni e, in ogni caso, fuori dai criteri previsti dai decreti ministeriali varati in tale ambito, fino ad arrivare, addirittura, all’erogazione di compensi simbolici. Emblematica al riguardo la sentenza del Consiglio di Stato n.4614/2017 che ha dichiarato legittimo un bando del Comune di Catanzaro che prevedeva per il professionista il compenso simbolico di un euro. 
Questa pronuncia ha riportato l’attenzione sulla necessità di prevedere dei “minimi garantiti”, venuti meno con l’abolizione delle tariffe a seguito dell’emanazione del decreto legge 223/2006 – cd Bersani-Visco – recante disposizioni in materia di liberalizzazioni che già a suo tempo provocò tante grane al Governo Prodi.
 
La deliberazione della Giunta siciliana cerca di colmare questo vuoto normativo che è stato, e lo è tuttora, causa di una serie di criticità evidenziate recentemente anche dalle massime istituzioni degli Ordini professionali: “Nessun giornalista può accettare incarichi a titolo gratuito come addetto stampa o portavoce e nessun sindaco o amministratore può conferire incarichi a titolo gratuito. A una prestazione va corrisposta una retribuzione. Inoltre, va ricordato che con l’entrata in vigore dell’equo compenso per tutte le professioni (legge 172/2017, Art. 19-quaterdecies) gli incarichi gratuiti per la pubblica amministrazione sono illegali”.
 
È quanto affermato da Roberto Ginex, segretario regionale dell’associazione siciliana della stampa, con riferimento al recente provvedimento del sindaco di Sant’Agata di Militello, Bruno Mancuso, con cui ha conferito un incarico a titolo gratuito al giornalista Giuseppe Romeo, corrispondente della Gazzetta del Sud, come esperto in materia di comunicazione e rapporti con i media.
 
La Sicilia è la terza Regione a deliberare in merito dopo Toscana (delibera 29 del 6 marzo 2018) e Puglia (delibera 469 del 27 marzo 2018). Adesso ci si aspetta che Istituzioni ed esponenti degli Ordini si riuniscano dinanzi al presidente della Regione per cercare di trovare una soluzione concreta che possa sensibilizzare gli Enti locali all’applicazione dell’equo compenso. I primi a muoversi gli avvocati: lo scorso aprile, infatti, l’Ordine ha messo in moto la macchina dei controlli istituendo un nucleo di monitoraggio sulla corretta applicazione della disciplina da parte dei clienti forti quali banche, assicurazioni e grandi aziende, nonché da parte dei giudici.

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