I governanti parolai rovinano l'Italia - QdS

I governanti parolai rovinano l’Italia

Carlo Alberto Tregua

I governanti parolai rovinano l’Italia

martedì 18 Settembre 2018

I risultati prevalgono sulle chiacchiere

L’establishment è la classe dirigente, e cioè quell’insieme di cittadini che in modo dispregiativo vengono anche denominati poteri forti. Categorie imprenditoriali e sindacali, Ordini professionali, associazioni pseudo culturali, le varie Chiese, prima fra cui quella cattolica, falsi ambientalisti, partiti, giornalisti, banchieri e, prima di tutti, politici.
Quei politici parolai che gonfiano le guance di fiato, che fanno promesse quasi mai mantenute, che anziché condurre il popolo e servirlo, lo sfruttano. I politici parolai si trasformano in governanti parolai, una funzione delicatissima che porta conseguenze pesanti quando gli atti non corrispondono ai valori di equità e giustizia.
Il che non significa che bisogna accontentare tutte le parti che compongono il Popolo: tutt’altro. Significa prendere decisioni e mettere in atto azioni che aumentino i valori sui quali si fonda una comunità. Produrre ricchezza per distribuirla e aumentare l’occupazione per liberare i cittadini dai bisogni.
 
Quando tutto questo non avviene, il Popolo si arrabbia e imbocca una delle due strade: o si astiene nel momento in cui dovrebbe validare l’elezione dei propri rappresentanti, oppure vota contro quei governanti che si sono rivelati inefficaci e non sono stati in grado di far crescere economicamente e socialmente tutta la Comunità.
Non si tratta di teoria, ma di fatti concreti: è accaduto in Usa, quando il Popolo americano ha abbattuto l’establishment rappresentato da Hilary Rodham Clinton e ha eletto presidente Donald Trump, un imprenditore politicamente semisconosciuto.
È accaduto in Francia, quando il Popolo ha tranciato repubblicani e socialisti e ha eletto il semi sconosciuto – seppur belloccio e forse eterodiretto dalla moglie, di 24 anni più grande – Emmanuel Macron.
È successo in Grecia, quando il Popolo, guidato dal giovane tribuno Alexis Tsipras ha messo fuori gioco i partiti tradizionali, democristiano e socialista.
E infine è successo in Italia, dove in occasione delle elezioni del 4 marzo sono stati stroncati Pd e Forza Italia, nonché quasi cancellati tutti i cespugli di centro.
 
Beppe Grillo (Di Maio è soltanto una controfigura) e Matteo Salvini, sono stati coloro che hanno beneficiato della reazione rabbiosa del Popolo che ha votato contro, piuttosto che a favore. Ora che i due si trovano al comando, hanno difficoltà a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale (che continua) perché non si possono fare le nozze con i fichi secchi, cioè senza risorse finanziarie.
Il ciclopico debito pubblico di 2.341,7 miliardi (Bankitalia, luglio 2018) impedisce di mettere in atto gli impegni assunti dai due in campagna elettorale. Ma senza quelle promesse, il Popolo non li avrebbe votati.
Dopo i primi exploit di Salvini e Di Maio, c’è stata la ferma posizione del ministro dell’Economia, Tria che ha ridimensionato le pretese, con la conseguenza che, verosimilmente, la Legge di Bilancio 2019 partorirà soltanto alcuni topolini. In ogni caso, il Governo deve andare avanti per la sua strada e deve fare il possibile per aumentare ricchezza e occupazione.
 
Vero è che l’M5s ha promesso il cosiddetto reddito di cittadinanza, cioè piccoli sussidi per i 5 milioni di poveri. A riguardo, vi sono due osservazioni: in primo luogo, a parte la statistica, nessuno ha accertato che i poveri sono tali. Infatti, fra questi, vi sono evasori fiscali, criminali semplici o organizzati, furbi e furbetti, immigrati clandestini, falsi invalidi e tanti altri che pescano nel torbido approfittando delle maglie larghe delle istituzioni senza controlli.
La seconda osservazione riguarda il metodo, e cioè la scelta di far crescere ricchezza e occupazione, ovvero praticare un becero assistenzialismo senza sviluppo. Temiamo che sia questa la scelta dell’attuale Governo, che non va denominato populista, ma resta pur sempre il Governo della nazione.
In ogni caso, saranno i risultati che approveranno o meno l’azione degli attuali governanti. la forza dei risultati contro i parolai politici, la forza dei risultati contro le vane promesse, quelle promesse che quasi sempre sono chiacchiere al vento.
Tuttavia, dobbiamo essere ottimisti e sperare nella quadratura del cerchio.

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