Pensionati d'Europa per l'economia isolana - QdS

Pensionati d’Europa per l’economia isolana

Adriano Agatino Zuccaro

Pensionati d’Europa per l’economia isolana

giovedì 20 Settembre 2018

“Una zona di esenzione fiscale per i lavoratori a riposo” twittava Salvini a metà agosto. A Lisbona già esiste e i residenti non abituali non pagano tasse sul reddito per 10 anni. Albanese (Sicindustria): “Con la fiscalità di vantaggio +1% di Pil”. L’esempio di Canarie e Bulgaria

Quali ragioni potrebbero spingere un imprenditore ad investire denaro e risorse in un’area a rischio spopolamento in Sicilia? Quali interventi potrebbero convincere un pensionato del Nord Italia o uno straniero a prendere la residenza nel medesimo posto?
 
Si tratta di due interrogativi cruciali per la nostra Isola e soprattutto per le zone in cui le infrastrutture e i servizi latitano da anni. Una risposta può arrivare dalla fiscalità di vantaggio che nel diritto viene definita come “l’insieme delle disposizioni tributarie studiate per fornire incentivi a particolari aree geografiche di uno Stato, o a settori sociali e imprenditoriali, per favorirne lo sviluppo”.
 
Le regole comunitarie generalmente ritengono compatibili col mercato comune tali misure per le regioni in cui si registrano particolari forme di sott’occupazione o tenori di vita particolarmente contenuti.
 
Il Governo italiano con la legge 407/90 aveva introdotto sgravi contributivi, concessi per tre anni nella misura del 50% o 100% per il Mezzogiorno, per le assunzioni a tempo indeterminato dei lavoratori con almeno 24 mesi di stato di disoccupazione. La legge di stabilità del 2015 li ha cancellati in favore di sgravi sulle assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato in tutto il Paese.
 
Mentre, dunque, il Governo portoghese, con la legge 64/2015, disciplinava in dettaglio il regime applicabile ai soggetti autorizzati ad operare nella zona franca di Madeira, in Italia si cancellava uno dei pochissimi strumenti “per incentivare particolari aree geografiche”.
 
Secondo i termini del nuovo regime, le imprese autorizzate ad operare nel quadro dell’International Business Centre of Madeira (Ibcm) potranno godere fino alla fine dell’anno 2027 di un’aliquota d’imposta al 5%, uno dei tassi più bassi nell’Unione Europea (vedi inchiesta del QdS del 15 giugno 2017).
 
Alle Canarie l’imposta indiretta IGIC è similare all’IVA, abitualmente ha un’aliquota del 7% per beni e servizi “ordinari”, arriva ad un massimo del 13,5 % per beni e servizi “non primari” e si riduce a zero per l’acquisto di nuove tecnologie.
 
Interventi sostanziali che potrebbero prendere forma anche nella nostra Isola: secondo una risoluzione del Parlamento europeo del 2016 la Sicilia e la Sardegna vengono considerate isole e inquadrabili nel contesto della fiscalità di vantaggio.
 
Sul fronte pensioni-ripopolamento delle aree periferiche, se possibile, va anche peggio. Corrono tempi duri per i pensionati italiani, e così, secondo un’indagine del Centro Studi di Itinerari Previdenziali, con dati riferiti al 2016, in tutto sono 373.265 gli assegni che l’Inps ha pagato all’estero. Il 16% di questi pensionati, uno su sei, ha scelto di migrare volontariamente dal nostro Paese a causa del costo della vita e dei vantaggi fiscali. Tra le mete preferite in Europa c’è in testa il Portogallo e le Canarie.
 
Lisbona ha fatto le cose semplici: tutti coloro che prendono la qualifica di “residente non abituale” nel paese non pagano un euro di tassa sul reddito per dieci anni. Il gioco vale la candela: 850 euro di pensione in Italia diventano 1.150 qui. Lisbona rinuncia a qualche centinaio di milioni di Irpef non prelevata agli espatriati. I consumi e l’Iva pagati da 50 mila “ospiti” stranieri le garantiscono però 2 miliardi di entrate extra l’anno, scriveva Ettore Livini il 23 agosto scorso su “la Repubblica”.
 
“Io penso che alcune zone del nostro Paese siano molto più belle, accoglienti e ospitali” prosegue il ministro Salvini sulla questione dell’esenzione fiscale ai pensionati italiani, ma anche stranieri, che decidono di trasferirsi nel Sud Italia per almeno 6 mesi e un giorno all’anno. Anche su questo tema però non mancano opinioni diverse.
 
 

 
Il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, e il presidente dell’Obi, Salvatore Matarrese, dicono la loro sulle prospettive per la Sicilia
 
In un Isola che sfora tutti i record negativi in termini di occupazione e Pil, il QdS ha chiamato a raccolta alcuni dei rappresentanti del mondo delle imprese, delle banche e dei lavoratori (seguiranno interviste nei prossimi giorni) per capire quali possono essere le strategie da adottare per uscire dall’impasse.
 
Per Alessandro Albanese, Vicepresidente vicario di Sicindustria: “La fiscalità di vantaggio o, per meglio dire, fiscalità compensativa può costituire per questa Regione un importante fattore di sviluppo dell’economia, sia come strumento per l’attrazione di investimenti sia come mezzo di sostegno della politica per le imprese. L’adozione di misure di riduzione della pressione tributaria – prosegue – si rivela necessaria in un contesto economico-produttivo come quello siciliano, in cui le imprese si sono trovate a sopportare aggravi fiscali come l’aumento delle addizionali e delle aliquote Irpef e Irap. Si tratta quindi di metter in atto misure in grado di stimolare gli investimenti regionali ed extra-regionali, con l’effetto di produrre un consistente ritorno di gettito”.
 
Anche per il Presidente Obi (Osservatorio Regionale Banche-Imprese di Economia e Finanza) Salvatore Matarrese: “La fiscalità di vantaggio è un ottimo strumento per favorire le attività d’impresa soprattutto per riqualificare Borghi, creare servizi ed incentivare il turismo, presupposti per ‘il ripopolamento’. Deve però accompagnarsi ad una drastica riduzione di adempimenti burocratici e semplificazione di centri decisionali che ne hanno sempre vanificato l’efficacia, soprattutto in Italia ed al sud”.
 
Per ciò che riguarda l’Idea di Salvini per attrarre pensionati al Sud, Salvatore Matarrese è molto critico: “I soldi dei pensionati di certo non invertono gli andamenti economici di un territorio e di un Paese. Servono misure strutturali programmate in un periodo di medio termine e con la necessaria continuità”. Il presidente Obi prosegue: “Il costo di questa operazione di attrazione dei pensionati sarebbe insostenibile per la nostra economia ed a mio parere non darebbe il valore aggiunto necessario a garantirne la copertura. La Sicilia trarrebbe maggior vantaggio da un sistema fiscale che aiuti le aziende che producono reddito ed occupazione e favorisca il recupero, tramite risorse anche private, delle bellezze artistiche, monumentali e naturali. […] Non credo che attrarre pensionati sia un valore aggiunto per una regione che dovrebbe, come tante altre del Sud arrestare la fuga dei giovani e delle migliori menti”.
 
Alessandro Albanese è di altro avviso e ribatte: “L’idea proposta da Salvini porterebbe sicuramente un incremento dei consumi e una rivitalizzazione del settore immobiliare soprattutto nelle aree più interne. Lo Stato non perderebbe introiti, ma guadagnerebbe in termini di Pil che, secondo le stime degli esperti, salirebbe dell’1%. Quanto non riscosso tramite l’Irpef verrebbe infatti recuperato grazie alle imposte sui consumi e le accise”. Il vicepresidente Vicario di Sicindustria d’altro canto concorda: “Di certo, però, a una politica fiscale che abbia come target i pensionati, occorre affiancare iniziative analoghe affinché i giovani restino nell’Isola. La vera sfida è infatti quella di bloccare l’emorragia di cervelli”.

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