I paurosi nel panico, chi sa fare va avanti - QdS

I paurosi nel panico, chi sa fare va avanti

Carlo Alberto Tregua

I paurosi nel panico, chi sa fare va avanti

giovedì 20 Settembre 2018
L’Italia del mammismo e del buonismo va sempre indietro perché vengono minimizzati i doveri che ogni cittadino, anche giovane, deve osservare, prima di chiedere i diritti.
Il mammismo sta diffondendo la paura: quella del futuro, quella del rapporto con gli altri ed anche quella del presente. Soprattutto ragazzi e ragazze titubano, oscillano, ondeggiano, sono insicuri perché immaturi; sono immaturi perché le famiglie non li hanno sottoposti agli esami della vita fatta di sacrifici, della voglia di fare e dell’immaginarsi un futuro migliore del presente.
La paura fa novanta, si dice, ma nel nostro Paese, e marcatamente nel Sud, fa novecento, novemila, novantamila e così via. Di paura si può morire soprattutto di paura della paura. Non è un gioco di parole ma la fotografia di una realtà, secondo la quale a tutti bisogna dare secondo i loro bisogni e non secondo i meriti. Una volta c’era la connessione tra meriti e bisogni, ora i primi sono scomparsi dall’orizzonte.
 
Per diminuire la paura, o non averne, bisogna sapere di più, conoscere di più: leggere, leggere e leggere, imparare, ascoltare i maestri, fare esperienza, rialzarsi dopo le cadute, non temere l’ignoto e andare avanti con consapevolezza e forza mentale oltreché fiducia in se stessi.
È proprio l’autostima il requisito che manca alle giovani generazioni, soprattutto ai maschietti, perché le femminucce sono più forti, più dotate e più determinate: le nuove Amazzoni.
Che la cultura sia un’ancora di salvezza è pacifico perché solo chi conosce, capisce. Il primo passaggio del nostro vivere è capire le circostanze, i fatti che accadono, le persone che si incontrano, i risvolti delle vicende.
La cultura aiuta a interpretare la comunicazione e a non essere illusi dai millantatori e da coloro che fanno promesse a bizzeffe sapendo che: primo, non le manterranno; secondo, chi le ha ascoltate le dimenticherà.
Non ci sono alternative ai saperi. Noi battiamo e ribattiamo su questo punto, forse in modo pedantesco perché continuato. Non saranno certo smartphone, social o wikipedia che apriranno la mente delle persone. Le informazioni scollegate non sono cultura.
 
Nella nostra società crescono il puritanesimo, il provincialismo, il borghesismo e aumenta il numero dei parolai, più o meno abili, di quelli che del blabla fanno un’arma formidabile, tenuto conto della scarsa capacità di comprensione degli altri, che non possiedono gli strumenti adatti di interpretazione delle varie forme e del fraseggio, trasmesso più per confondere che per chiarire.
Questo è un altro punto nodale della capacità di essere cittadini: capire bene quello che ci viene comunicato. Ma se non possediamo gli strumenti interpretativi, non siamo nelle condizioni di capire.
Chi ha diretto (e dirige) il nostro Paese ha operato in modo che i cittadini comprendessero meglio e di più ciò che volevano fare? Tutt’altro. I governanti hanno sempre fatto in modo di far finta di farsi capire, per non farsi capire. Una grave responsabilità della classe dirigente e, in primis, della classe politica, che ha fatto retrocedere il nostro Paese, soprattutto il Sud, a livelli terzomondisti.
 
I paurosi hanno un’altra caratteristica: gli piace saltare sul carro dei vincitori. Sono pochi coloro che, invece, ritengono più giusto saltare su quello dei perdenti.
Del resto la classe dirigente dà un esempio in tal senso perché è filogovernativa, mentre dovrebbe essere filocittadini. Se la borghesia viene meno al suo ruolo di guida chi dovrebbe guidare un Popolo? Qualcuno risponderebbe il Popolo stesso.
Tutte le Comunità hanno bisogno di guide, hanno bisogno di capi. Anche fra gli animali esiste il capobranco. La capacità di selezionare chi debba guidare gli altri è frutto di cultura e di conoscenza, diversamente prevalgono l’istinto e la materialità che tentano di soddisfare i bisogni dell’oggi trascurando totalmente quelli del domani.
La selezione naturale, secondo la quale i più bravi vanno avanti, è compromessa dalle beghe, dai favori, dalle caste e da coloro che intendono privilegiare i fedelissimi e non chi ha più capacità.
Cambieranno le cose? Alla vista non sembra. Questo non è pessimismo ma realismo, senza tema di smentite.

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