Web: per i Millennials l'illegalità è un videogioco - QdS

Web: per i Millennials l’illegalità è un videogioco

Pietro Crisafulli

Web: per i Millennials l’illegalità è un videogioco

lunedì 24 Settembre 2018

Il sociologo Francesco Pira, esperto di cyberbullismo, parla della "iperrealtà esperienziale" che porta i giovani a non rendersi conto di violare la legge e di essere perseguibili. La Rete, "si è mutata in una macchina per costruire odio" e se le liti virtuali si trasferiscono nella realtà ci scappa il morto

"Sono veramente preoccupato perché a causa del web stiamo perdendo i canoni minimi della convivenza sociale: dobbiamo ripartire dall’educazione, quella della famiglia e quella civica".
 
Lo afferma Francesco Pira, sociologo dell’Università di Messina che ha recentemente ricevuto dal Movimento Cristiano Lavoratori con il Patrocinio della Fondazione Sciascia il premio nazionale Solidarietas per il suo impegno contro il cyberbullismo.

IRREALE O ILLEGALE?
 
"Penso che in questo processo generale di vetrinizzazione – sottolinea – si sta perdendo, soprattutto tra i Millennials, ossia i nati dopo il duemila, la percezione della linea di demarcazione tra legalità e illegalità. In quella che tecnicamente si chiama iperrealtà esperienziale, adolescenti e preadolescenti vivono come all’interno di un videogioco, senza distinguere realtà e irrealtà. E ciò che non è reale non può essere illegale".
 
"Accade – spiega – negli episodi di cyberbullismo, ossia le aggressioni filmate, per esempio, in classe. Accade negli episodi di sexting, cioè la diffusione in rete di immagini di rapporti sessuali, spesso violenti, fra minorenni. Non c’è percezione dello stacco tra reale e virtuale. Quando arriva la Polizia questi ragazzi sono sorpresi: ‘Ma che ho fatto?’ chiedono. Oppure sostengono che si trattava solo di un gioco".
 
Secondo Pira la grande pervasività del web sta generando fenomeni molto preoccupanti. Se le nostre esistenze diventano un videogioco allora l’idea di sparare con un fucile al nemico elettronico che si rialzerà subito dopo può transitare nella vita reale con effetti devastanti. Il livello di odio, sui social, ha picchi altissimi. Bannare un "amico di Facebook" è come ucciderlo, ma se quest’idea si trasferisce alla realtà gli effetti possono essere devastanti.

SCONTRI MORTALI TRA VICINI
 
Si moltiplicano, per esempio, le liti tra vicini per futili motivi o ci si azzuffa in strada, per una precedenza o un parcheggio. Solo nell’ultimo periodo in Sicilia un uomo è stato ucciso a Palermo con colpi di pistola perché chi abitava al piano di sopra non sopportava il fumo del suo barbecue. A Ramacca, nel Catanese, una persona è morta e sette sono rimaste ferite travolte dall’auto di un vicino arrabbiato. A Campofelice di Roccella un anziano è in coma dopo esser stato aggredito da un giovane per un posto auto occupato.

IL SUO INVENTORE CONTRO IL WEB
 
"L’ingegnere informatico – sottolinea Pira – Tim Berners-Lee, che oggi ha 63 anni e nel 1989 creò il word wide web è pentito di averlo inventato proprio per questi effetti così pervasivi a cominciare dai rischi della profilazione di massa e delle fake news. Vorrebbe, Berners-Lee, che si studiasse qualcosa per bloccare l’uso indiscriminato del web. Doveva essere un grande strumento di conoscenza e si è mutato in una macchina per costruire odio. Ma tutti abbiamo responsabilità nell’aver costruito questo mostro e tutti dobbiamo contribuire a farlo ridiventare ciò che doveva essere".
 
Il sociologo sottolinea poi come i rischi maggiori li corrano le giovani generazioni: oggi "Per i Millennials , ma non solo, il telefonino è una parte del corpo, una gamba, un braccio".
 
LO SMARTPHONE COME UN BRACCIO
 
"Non riescono a spegnerlo – dice – perché rappresenta l’unico modo che conoscono per comunicare, interagire attraverso immagini, parole scritte e messaggi vocali. Il telefonino è la loro vita, la loro memoria, la loro bacchetta magica: secondo una ricerca sugli smartphone dei nostri ragazzi sono installate in media 75 applicazioni. Il problema è che pochissimi tra loro hanno la consapevolezza che ciò che avviene in rete è potenzialmente visibile a tutti, tracciabile, riscontrabile. Così come non hanno consapevolezza di essere perseguibili dalla legge già a quattordici anni".
 
L’INCONSAPEVOLEZZA DEI MILLENNIALS
 
Recenti fatti di cronaca in Sicilia confermano tutto questo: per esempio i ragazzi che a Catania hanno prima postato sui social media immagini di una corsa clandestina di cavalli e poi non si spiegavano come la Polizia fosse riuscita a scoprirli. O le "vedette" minorenni delle bande di spacciatori che si inviavano messaggini puntualmente intercettati dalle Forze dell’Ordine. O coloro i quali, in tutt’Italia, hanno barato utilizzando lo smartphone durante i test di ammissione alla Facoltà di Medicina come dimostrato da uno studio commissionato dallo Studio Legale Leone-Fell di Palermo.
 
"Si tratta – spiega – della versione ipertecnologica dei temi della Maturità scritti sui bigliettini. Perché meravigliarsi se gli stessi ragazzi che hanno portato con sé lo smartphone per cercare le soluzioni nei compiti scritti per gli esami di Maturità, poi utilizzano gli stessi sistemi per barare ai test d’ammissione per certe facoltà universitarie. C’è una continuità nel varcare il confine".
 
I TELEFONINI PER I TEST
 
Il problema è semmai nella consapevolezza del rischio, visto che nel caso dei Test ci si potrebbe trovare imputati per truffa, come chi bara nei concorsi pubblici.
 
"Il fenomeno – spiega Pira – culturalmente è sempre esistito. E, come spiego nei corsi che tengo per i docenti di tutt’Italia sull’uso consapevole delle tecnologie, impedire ai candidati di barare è facilissimo. Inutile sequestrare i telefonini: è provato che te ne consegnano uno vecchio e ne hanno due nuovi nascosti da qualche parte. Però basta schermare l’edificio e si impedisce per qualche ora qualunque connessione di rete. La tendenza dei Millennials a barare, però, va analizzata a fondo: conosco insegnanti disperati perché, visto che in rete si trova tutto, gli studenti ne approfittano per non studiare. Così però perdono ogni competenza e non comprendono che, privi di competenze, sono facilmente manovrabili. E torniamo ai timori di Tim Berners-Lee. Si vuol far passare il principio dell’uno vale uno, dei posti di responsabilità distribuiti per sorteggio, come un bonus in un videogioco, per tornare all’esempio iniziale".
 
LA SOLUZIONE E’ L’UMANITA’
 
Di fronte a questo desolante quadro la soluzione, secondo il sociologo, sta nell’Umanità.
 
"Si continua a ripetere – afferma – lo slogan ‘Restiamo umani’, papa Francesco nella sua visita a Palermo invita i giovani a rivalutare la sapienza umana dei nonni. Per disintossicare i nostri ragazzi dal web dobbiamo essere innanzitutto da esempio noi genitori con un uso moderato dei social. Poi dobbiamo recuperare la pedagogia istituzionale, che significa rispetto per l’altro e per le istituzioni. A cominciare dalla Scuola che deve stringere un patto di ferro con la famiglia, come anche in questo caso sottolineato dal Pontefice: se non collaborano l’impalcatura dell’educazione muore".

PUNTARE SULL’EDUCAZIONE CIVICA
 
"Infine – conclude Francesco Pira – lo Stato deve rilanciare in ogni maniera possibile il processo di Educazione civica, la conoscenza delle regole di convivenza, che sono alla base del vivere civile. Bisogna fare in fretta: non si ha consapevolezza della gravità della situazione".

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