Dalla qualità dell'aria alle perdite idriche, città siciliane tutt'altro che sostenibili - QdS

Dalla qualità dell’aria alle perdite idriche, città siciliane tutt’altro che sostenibili

Rosario Battiato

Dalla qualità dell’aria alle perdite idriche, città siciliane tutt’altro che sostenibili

mercoledì 03 Ottobre 2018

Nei giorni scorsi la prima conferenza delle Green city: c’era anche Palermo (più come sparring partner). Nell’Isola reti colabrodo, quasi sette edifici su 10 inefficienti, mezzi pubblici vecchi e vuoti

PALERMO – Città più sostenibili? Adesso c’è una guida in 15 mosse che suggerisce le modalità di riconversione delle aree urbane più popolose che costituiscono anche i siti naturalmente più esposti alle maggiori problematiche ambientali: dall’inquinamento atmosferico ai consumi energetici del settore domestico e di quello produttivo, passando per una corretta gestione dei rifiuti nell’ottica dell’economia circolare.
 
Nei giorni scorsi tutti i dettagli di questo processo sono stati presentati a Bologna in occasione della prima Conferenza nazionale delle Green city, organizzata da Green city network, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Regioni Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. C’è anche una siciliana – si tratta di Palermo – che ha aderito alla Linee guida per le Green city, un manifesto d’intenti che elenca tra le protagoniste anche altre metropoli nazionali come Roma, Milano, Firenze, Bologna e Napoli. Quindici sono i punti evidenziati che comprendono, tra le altre cose, la necessità di “puntare sulla qualità urbanistica e architettonica” e di “garantire un’adeguata dotazione di infrastrutture verdi”.
 
Passaggi obbligati anche sul fronte della qualità dell’aria e della sostenibilità della mobilità urbana, senza dimenticare la rigenerazione urbana, la riqualificazione, il recupero e la manutenzione del patrimonio edilizio esistente, la prevenzione e il riciclo dei rifiuti, la gestione dell’acqua come risorsa strategica. Ultimo blocco di impegni riguarda l’abbattimento delle emissioni di gas serra e la riduzione dei consumi di energia, assieme alla promozione dell’eco-innovazione.
 
 
I numeri siciliani, nonostante la buona volontà, non possono dirsi positivi. Il rapporto Energia della Regione ha confermato il ritardo degli isolani nella riqualificazione del patrimonio edilizio, in particolare nella percentuale del numero degli edifici a bassa efficienza energetica che, rispetto al dato complessivo, arriva a toccare il 65%, cioè quasi 7 edifici su 10, sebbene sia comunque migliorato rispetto al 2015, quando la fascia più bassa comprendeva il 74% del totale censito.
 
Anche sul fronte della mobilità la situazione si presenta complessa. I dati dell’Istat, aggiornati al 2017, certificano la pessima prestazione dei siciliani nell’utilizzo dei mezzi pubblici, considerando che nell’Isola si è registrato il secondo peggior dato nazionale (12,4%) in termini di occupati, studenti, scolari e utenti sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro e di studio e hanno utilizzato mezzi di trasporto (20% in Italia). Soltanto l’Umbria ha fatto peggio.
 
Malissimo anche i numeri sulla gestione della risorse idrica, con perdite di rete che superano anche il 50% dell’acqua immessa, mentre sul fronte smog restano aperte anche due procedure di infrazione per superamento dei limiti emissivi previsti dalla legge per alcuni inquinanti. “Puntare sulle green city, oggi più che mai, è la scelta decisiva – ha spiegato il presidente della Fondazione Sviluppo sostenibile, Edo Ronchi – non solo per il benessere dei cittadini, ma per avere città in grado di attrarre e mantenere attività economiche, investimenti, ricerca e per generare nuova e buona occupazione, in particolare per i giovani”.

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