Lo zucchero ne uccide più del terrorismo - QdS

Lo zucchero ne uccide più del terrorismo

Carlo Alberto Tregua

Lo zucchero ne uccide più del terrorismo

mercoledì 10 Ottobre 2018
Può sembrare strano paragonare un alimento a chi semina terrore fra le popolazioni. Eppure se contiamo le persone umane che muoiono per effetto dello zucchero e dei suoi derivati, risulterà che il loro numero è superiore a quello conseguente alle stragi dei terroristi.
Se ci pensate bene questi ultimi non hanno grandi mezzi (armi, carri armati, missili) eppure creano una paura enorme nelle popolazioni, quella paura dell’incognito che è difficile da controllare.
I terroristi non pensano di rovesciare regni e democrazie perché non ne hanno la forza, ma, come fecero le Brigate rosse in Italia, tentano di gettare una sorta di zizzania fra la gente appellandosi a ideali che solo loro sperano di conseguire.
Il rapporto di forze fra i terroristi e gli eserciti che li contrastano è tutto a loro svantaggio, con la conseguenza che la fine della storia è sempre segnata. I terroristi perdono sempre: la lunghezza del contrasto dipende dall’efficienza delle forze dell’ordine che li debbono reprimere.
 
Secondo un interessante libro di Yuval Noah Harari “21 lezioni per il XXI secolo”, i terroristi assomigliano ad una mosca che cerca di distruggere un negozio di porcellana.
A prima vista lo sforzo della mosca è destinato a fallire. Ma se essa penetra nell’orecchio di un toro che passa per caso davanti al negozio, probabilmente riuscirà a farlo infuriare e a farlo entrare in quel negozio, distruggendolo.
I terroristi cercano di colpire la nostra immaginazione e quindi rappresentano una realtà teatrale che cerca di stimolare la nostra paura facendola diventare parossistica. Essi si comportano come registi di film e di opere tentando di creare un effetto dirompente che dilaga per toccare i nervi sensibili di ogni persona.
Quando Al Qaeda fece abbattere da due aerei le Torri Gemelle, previde un terzo attacco al Pentagono. Quest’ultimo ebbe gravissimi danni e tanti morti fra gli alti gradi dell’esercito e dell’Intelligence. Ma nessuno se ne ricorda mentre tutti partecipano alle manifestazioni per ricordare il crollo delle Twin Towers. Vengono nominati i 2.753 caduti ma nessuno pensa a quelli morti nell’attacco al Pentagono.
 
Questo accade per la stupidità umana ed anche per l’egoismo diffuso, secondo il quale ognuno cerca avidamente di soddisfare i propri bisogni, soprattutto quelli voluttuari, non preoccupandosi per nulla di quelli degli altri.
Il terrorismo nasce proprio da tale stupidità perché se i governanti riuscissero ad amministrare la ricchezza e la giustizia nelle loro popolazioni con equità e buonsenso, non verrebbero fuori le proteste che, quando divengono esasperate, provocano la nascita del terrorismo nelle sue diverse forme.
Prima si ricordava il movimento delle Brigate rosse nel nostro Paese, che il compianto generale Carlo Alberto Dalla Chiesa riuscì sgominare con una formidabile azione di intelligence che colpì i punti vitali e i loro capi.
Ma il movimento era limitato e non permeato nel tessuto sociale, cosicché fu sconfitto.
 
Quando il generale Dalla Chiesa fu nominato prefetto e spedito a Palermo, affrontò la criminalità organizzata, che non può chiamarsi movimento terroristico, ma fu sconfitto e fu ucciso.
Perché lo stesso personaggio vinse nel primo caso e perse nel secondo? Perché la criminalità organizzata è infiltrata nel tessuto sociale in modo silenzioso e non appariscente, soprattutto oggi, quando non adopera più i gesti clamorosi contro lo Stato, perché ha capito che quelli non avrebbero aiutato i loro affari.
È dunque peggio la criminalità organizzata del terrorismo? Per certi versi sì, perché la prima non si vede, il secondo invece vuole apparire nel modo più evidente possibile.
Perché facciamo questo parallelo? Perché nel nostro Paese corruzione ed evasione fiscale sono volute da tante parti politiche perché gli evasori e i corrotti votano, sono tanti e spostano i numeri nel Parlamento.
Non si tratta di terrorismo vero e proprio, ma di una malattia subdola, difficile da combattere perché non è appariscente, provoca una febbre non alta che però inquina l’ambiente e intossica gli abitanti onesti.

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