Ddl su revisori dei conti, iter tutto in salita all'Ars - QdS

Ddl su revisori dei conti, iter tutto in salita all’Ars

Raffaella Pessina

Ddl su revisori dei conti, iter tutto in salita all’Ars

mercoledì 17 Ottobre 2018

Assente l’assessore Ippolito, salta question time su politiche sociali. Espresse forti perplessità sulla nomina mediante “sorteggio”

PALERMO – A Palazzo dei Normanni non si riesce ad esitare rapidamente un disegno di legge. Anche ieri l’Aula ha cercato di affrontare il disegno di legge sulle norme in materia di revisori dei conti (ddl n. 106/A), ma non c’è stato nulla da fare. Alla comunicazione del presidente della commissione di merito Gianina Ciancio su una riscrittura del documento l’Aula è praticamente insorta e la discussione si è spostata sulla eventualità di rinviare il testo in commissione.
 
Giuseppe Milazzo, capogruppo di Forza Italia, ha espresso perplessità, Marianna Caronia, presidente del gruppo Misto, ha chiesto, in caso di rinvio in commissione, la possibilità di presentare ulteriori emendamenti sul nuovo testo che di conseguenza verrà fuori, Alessandro Aricò, presidente del gruppo #DiventeràBellissima aveva in primo tempo presentato una pregiudiziale e poi l’ha ritirata. Insomma, in poche parole questo ddl è fermo in Aula da un mese e non si riesce a portarlo avanti. Con questo disegno di legge viene disposto che la nomina dei revisori avvenga per estrazione da un apposito elenco nel quale possono essere inseriti, a richiesta, i soggetti iscritti nel registro dei revisori legali come previsto dal decreto legislativo n. 39/2010. Vengono poi fissati alcuni paletti per poter essere nominati.
 

In particolare, all’articolo 3, si prevedono le ipotesi di incompatibilità: l’incarico di revisore non può essere assunto dai deputati nazionali e regionali, dai membri della Giunta regionale e da coloro che abbiano ricoperto tali incarichi nel quinquennio precedente, dai componenti della sezione di controllo della Corte dei Conti e dagli amministratori che abbiano ricoperto tale incarico nel biennio precedente alla nomina nonché dai dipendenti degli enti sottoposti al controllo ed alla vigilanza della Regione. Tra agli interventi c’è stato quello del vicepresidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao, che ha specificato come siano totalmente distanti le posizioni tra i revisori dei conti degli enti locali e quelli degli enti regionali e che non si possono applicare medesime condizioni di scelta.
 
Nel primo caso, già è intervenuto nel 2011 il ministero perché si doveva recidere il legame tra l’ente controllato (comune) e il controllore (revisore). Nel secondo caso invece è stata proprio la Corte dei Conti a chiedere, in fase di parificazione, che ci sia un esercizio più attento delle prerogative di socio e di ente controllante. Insomma la strada per esitare questo ddl, come già successo in altri casi, sembra lunga e tortuosa, a dispetto della necessità di legiferare presto e bene per lo sviluppo della Sicilia. In apertura di seduta il presidente dell’Ars Miccichè ha rilevato un caso paradossale che permette a Cateno De Luca, già deputato regionale, e ora sindaco di Messina, di mantenere entrambe le cariche, pur incompatibili tra loro. La Commissione verifica poteri dell’Ars infatti non può costituirsi perché moltissimi deputati sono destinatari di ricorsi elettorali, ancora in corso. “Non possono essere componenti della commissione verifica poteri i deputati sottoposti a ricorso elettorale, che sono in questo parlamento tantissimi, compreso il sottoscritto e tutti quelli che erano nel listino di Musumeci – ha detto Miccichè – oltre a tutti quelli del M5s. Il mio orientamento è di attendere dunque il pronunciamento del Cga che comunichi l’esito dei ricorsi, prima di comporre la commissione, in ogni caso convocherò il Consiglio di presidenza per discutere con i colleghi cosa fare”.

Intanto, ieri pomeriggio il Consiglio di Presidenza del Senato ha votato il taglio ai vitalizi dei parlamentari, risultato che è stato ampiamente festeggiato dai componenti del Movimento Cinquestelle. L’Assemblea regionale siciliana si è equiparata al Senato con una legge regionale, la 44 del 1965, ed ora, per coerenza, dovrà adeguarsi di conseguenza.

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