Fare la gavetta esperienza essenziale - QdS

Fare la gavetta esperienza essenziale

Carlo Alberto Tregua

Fare la gavetta esperienza essenziale

mercoledì 24 Ottobre 2018
Per i nostri giovani (non per tutti) la massima aspirazione è ottenere uno straccio di posto fisso, anche a tempo indeterminato, perché così si sentono sicuri.
Come mai questa mentalità diffusa? Probabilmente si tratta dell’insicurezza che aumenta sempre di più e che a sua volta determina incertezza nel modo di vedere il futuro e sul come affrontarlo.
Incertezza e insicurezza derivano dall’ignoranza, cioè dall’incapacità di interpretare i fatti che si svolgono nella vita di ognuno di noi e di fronteggiarli adeguatamente. A monte di quanto scriviamo vi dovrebbe essere uno studio approfondito di una parte dello scibile umano, che adeguati insegnanti di scuola e università dovrebbero effettuare nell’ambito della loro attività didattica.
È una catena fatta di tanti anelli, molti dei quali sono deboli e non consentono, al tendersi della stessa, di effettuare la trazione necessaria per far funzionare le cose.
 
Molti giovani tendono al posto fisso anziché seguire la strada maestra che è quella della gavetta, cioè fare esperienze multiple in qualunque settore e a qualunque età. A riguardo, va sottolineato come la disoccupazione giovanile in Germania sia pari a quella media europea, mentre in italia è più che doppia della media e quasi quattro volte più alta nel Sud e nelle Isole.
Perché queste macroscopiche differenze? Perché in Germania durante la scuola si va a lavorare nelle aziende e i giovani non solo imparano il mestiere ma anche l’organizzazione, la disciplina, l’ordine e il metodo. Cosicché, quando si immettono nel mondo del lavoro, l’ambiente nel quale tentano di entrare è già loro familiare.
Nel nostro Paese, invece, il rapporto scuola-lavoro è quasi inesistente e i giovani post-maturità si rifiutano di fare esperienza anche nei nobili lavori manuali perché faticosi e poco remunerativi.
Nell’artigianato c’è tanto lavoro da svolgere ma non tutti sono disponibili a fare sacrifici per acquisire le esperienze necessarie non solo a trovare lavoro ma anche a inventarselo: quelle che ormai comunemente vengono chiamate start-up. Dove sono le start-up nel nostro Paese?
 
Secondo personalità che hanno sfondato nella letteratura, nella filosofia, negli affari e in altri settori, i limiti esistono per essere superati. Spesso non ci accorgiamo che il nostro limite siamo noi stessi, perché non abbiamo fiducia nelle nostre capacità, perché non intendiamo sudare e fare sacrifici, perché riteniamo che la vita sia facile e perché non affrontiamo con la dovuta grinta le difficoltà che via via incontriamo.
Tutto ciò dipende da noi, che siamo frutto della nostra famiglia, del nostro ambiente, del nostro quartiere e in genere della mentalità diffusa nella città o regione in cui viviamo.
È difficile staccarsi da questa mentalità se non si ha una forza di volontà superiore alla media.
L’ambiente ci condiziona sicuramente ma se noi riusciamo a vedere al nostro interno cosa vogliamo fare e se abbiamo fiducia in noi stessi, allora nessun limite è invalicabile.
 
Eduardo de filippo (1900-1984) ricordava che gli esami non finiscono mai. Dal che si può dedurre che la vita è un esame continuo e senza fine e noi dobbiamo essere sempre disponibili ad assoggettarci a tali valutazioni senza alcuna paura, anzi esaltandoci di fronte alle difficoltà ed ai conseguenti rischi.
Certo non bisogna essere incoscienti. tutt’altro. Però sempre disponibili ad accettare una giusta dose di rischio in tutto quello che si fa, senza remore e senza paure.
Qualche volta proprio la paura ci attanaglia e ci fa venire i sudori freddi. Quello è il momento in cui dobbiamo dar fondo a tutte le nostre risorse per affrontarla e superarla sapendo che ne abbiamo le capacità.
Sono proprio questi requisiti che ci consentono di fare una giusta gavetta che, anch’essa, non finisce mai.
Sembrerebbe ridicolo a una persona di settant’anni chiedere cosa voglia fare da grande. Non lo è per nulla, perché bisogna vivere pensando che si possa morire un attimo dopo, ma progettando come se si dovesse vivere mille anni. C’è sempre il domani!

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