Amianto, la Regione vìola la sua stessa legge - QdS

Amianto, la Regione vìola la sua stessa legge

Rosario Battiato

Amianto, la Regione vìola la sua stessa legge

martedì 13 Novembre 2018

In Sicilia non ci sono impianti per il trattamento come previsto dalla Legge regionale 10 del 2014 e intanto negli ultimi due anni è stato smaltito solo il 2% del materiale killer presente nell’Isola. Neanche un quarto dei Comuni ha il Piano completo, mentre si contano 600 decessi l’anno

PALERMO – Cinquanta milioni di metri quadri di materiale contenente amianto, uno smaltimento che negli ultimi due anni ha visto un avanzamento di appena il 2%, 600 decessi per amianto censiti nel 2016, piano regionale in corso di approvazione e appena 90 comuni con piano completo, zero impianti per lo smaltimento/trattamento dell’amianto in tutta l’Isola. Lo sconfortante quadro aggiornato del minerale killer in Sicilia è stato fotografato nel rapporto ambientale, rilasciato dal Dipartimento regionale di protezione civile sul sito del portale amianto, nell’ambito della procedura di Vas relativa alla proposta di “Piano di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto” .
 
Nella definizione della presenza dell’amianto nell’Isola è determinante operare una prima distinzione tra la porzione friabile e quella compatto. La prima, considerata più pericolosa per la maggiore capacità di disperdere fibre libere in aria che poi determinano le patologie asbesto correlate, copre circa il 10% del totale ed è concentrata in “aree particolari prevalentemente sedi di settori produttivi” e si fa riferimento alle aree ad elevato rischio di crisi ambientale di Gela, Priolo e Milazzo.
 
I materiali compatti costituiscono circa il 90% dell’amianto presente nell’Isola e, sebbene in misura minore dei friabili, hanno comunque la tendenza alla dispersione di fibre libere nell’ambiente in seguito ai processi di invecchiamento o a cattiva gestione nella manutenzione. Un discorso a parte merita il sito di interesse nazionale di Biancavilla, dove studi degli anni Novanta hanno dimostrato la presenza della fluoroedenite, un minerale con caratteristiche morfologiche e tossicologiche paragonabili ai “minerali complessivamente definiti col termine di amianto”.
 
Ma quali sono i numeri dell’amianto nell’Isola? L’Osservatorio nazionale amianto, stando a una prima stima, ha registrato la presenza di 50 milioni di metri quadri di materiale contenente amianto (Mca). Secondo quanto riportato dal dipartimento regionale di protezione civile, le ditte che operano nelle bonifiche hanno comunicato lo smaltimento, solo nel 2016, di circa 8,6 milioni di chilogrammi di Mca, un dato in crescita l’anno successivo quando ha toccato quota 10 milioni. Si tratta, tuttavia, di numeri ancora minimi: se “1 mq (di copertura) – si legge nel rapporto redatto dal dipartimento – pesa circa 17 kg, si ritiene, a titolo orientativo, che tra il 2016 e il 2017 sono stati smaltiti circa 1-1,3 milioni di mq di Mca, cioè appena il 2% circa della quantità stimata in difetto”.
 
Non mancano le conseguenze sul territorio. Nel 2016 in Sicilia sono stati censiti “circa 600 decessi per amianto”, si legge sul rapporto, con 100 casi di mesotelioma per lo stesso anno, ai quali si aggiungono almeno 200 decessi per cancro polmonare. La distribuzione non è uguale per tutti: “le zone più a rischio dell’Isola sono Augusta-Priolo Gargallo, nel siracusano, Gela e la città di Biancavilla”.


Restano ancora in difficoltà anche le amministrazioni comunali. Secondo l’aggiornamento del dipartimento regionale sarebbero circa una novantina i comuni col piano completo, cioè circa il 23% del totale.
 
Considerazioni che devono fare i conti con un altro tassello mancate del sistema regionale amianto: al momento attuale la “Regione siciliana non dispone di impianti per lo smaltimento/trattamento finale di rifiuti di amianto” che infatti erano stati previsti all’articolo 14 della legge regionale 10/2014.
 
Anche su questo punto il ritardo è catastrofico: a distanza di novanta giorni dall’entrata in vigore della legge, niente meno che quattro anni fa, l’Assessore regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità avrebbe dovuto emanare un decreto per determinare in “coerenza con la normativa vigente in materia di smaltimento dei rifiuti speciali i requisiti per autorizzare la realizzazione, prioritariamente in una delle aree a rischio ambientale del territorio regionale, di un impianto di trasformazione dell’amianto in sostanza inerte da attivare a servizio di tutti gli ambiti territoriali”, considerando inoltre la realizzazione dell’impianto entro due anni dall’entrata in vigore della legge.
 
Il rapporto ambientale riporta che “soltanto attraverso il completamento dell’azione di censimento e mappatura, che costituisce uno degli obiettivi prioritari del Pra (Piano regionale amianto, ndr)” sarà possibile “definire il fabbisogno impiantistico”.
 

 
Intervista a Calogero Vicario, coordinatore Ona in Sicilia
“Legge regionale 10/2014 ampiamente disattesa”
 
SIRACUSA – Calogero Vicario è il coordinatore regionale dell’Osservatorio nazionale amianto. Da anni si batte in prima linea per il riconoscimento dei diritti negati dei lavoratori siciliani esposti all’amianto. L’ultimo atto si è consumato alla fine di ottobre con un sit-in davanti alla sede Inps di Siracusa.
 
Cosa chiedevate?
“Abbiamo continuato a chiedere quello che ci è sempre stato negato in passato: il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ponga in essere tutte le iniziative necessarie finalizzate all’emissione di un atto di indirizzo ministeriale per il riconoscimento dei benefici contributivi per esposizione all’amianto per i lavoratori del Petrolchimico di Priolo-Gela-Milazzo e dei siti a rischio della Regione Sicilia. Soltanto in questo modo si potrà eliminare quell’ingiusta e pesante discriminazione di cui sono vittime i lavoratori siciliani”.
 
La Sicilia, del resto, è da sempre una regione “speciale”, soprattutto quando si tratta di ritardi.
“In Sicilia la mappatura dei siti e il censimento è partita in ritardo, mentre la legge regionale del 2014 non è stata rispettata per larghi tratti”.
 
Tra questi passaggi non rispettati, oltre agli impianti di smaltimento dell’amianto, c’era l’ospedale “Muscatello”, l’ipotetico centro di riferimento regionale per le patologie da amianto.
“Nel corso di una riunione avvenuta di recente a Palermo, il governatore Musumeci, alla presenza degli assessori Razza e Cordaro, ha ribadito la volontà di farlo diventare un centro di eccellenza e si è dato tempo fino alla fine di dicembre di quest’anno per portare dei risultati concreti su questo fronte. Attendiamo fiduciosi”.
 

 
 
In sette casi su 10 vittime i lavoratori
 
PALERMO – A definire le aree maggiormente coinvolte dalla diffusione delle patologie correlate all’esposizione ci ha pensato il registro nazionale dei mesoteliomi. Sono stati approfonditi più di 16 mila casi, cioè il 76,9% del totale. La stragrande maggioranza, pari a circa il 69,5%, presenta un’esposizione professionale – tra “certa”, “probabile” e “possibile” – mentre più ridotte sono quelle familiari (4,8%), ambientale (4,2%) e per attività lavorativa di svago o hobby (1,6%). Un quinto dei casi resta ancora del tutto ignoto (20%).
All’interno del rapporto ambientale viene analizzato l’intero periodo di osservazione, compreso tra il 1993 e il 2012, con i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionali e tra questi i settori di attività più segnati sono l’edilizia (15,2% del totale), l’industria pesante, con particolare peso della metalmeccanica (8,3%), della metallurgia (3,9%) e le attività di fabbricazione di prodotti in metallo (5,7%), i cantieri navali (6,7%) e l’industria del cemento-amianto (3,1%).
 
In Sicilia il riferimento corre alle zone più industrializzate, quindi ai quattro siti di interesse nazionale, e a Biancavilla dove la “presenza di amianto è legata alla diffusione di materiali per l’edilizia provenienti da una cava, situata vicino l’abitato, dove veniva prelevata e frantumata una roccia contenente un anfibolo ad alto contenuto di fluoro (fluoro-edenite) con caratteristiche tipiche dei minerali fibrosi appartenenti al gruppo dell’asbesto”.
 
Nel centro etneo le bonifiche proseguono, dopo gli interventi degli anni passati, anche grazie ai finanziamenti ricevuti nel corso dello scorso anno.

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