Turismo internazionale, in Sicilia difficile da stimare - QdS

Turismo internazionale, in Sicilia difficile da stimare

Michele Giuliano

Turismo internazionale, in Sicilia difficile da stimare

venerdì 07 Dicembre 2018

Secondo le cifre fornite dal rapporto di Unicredit e Tci, la spesa annuale nell’Isola è di 1,6 miliardi ma c’è molto sommerso. Nell’ultimo anno sono stati censiti dall’Istat sette milioni di turisti stranieri nell’Isola. Ma nelle statistiche non rientrano tutti quelli che hanno alloggiato presso strutture ricettive dell’extralberghiero

PALERMO – Difficile definire quanti turisti internazionali e quanto hanno speso sui nostri lidi. Le cifre ufficiali parlano di oltre un miliardo e mezzo di euro, ma troppi sfuggono ai controlli, e il dilagante sommerso non permette di quantificare in maniera esatta quali siano gli introiti del settore.
 
Un danno su più livelli, sia economico sia di programmazione per il futuro, in quanto non è possibile in tal modo individuare punti di forza e di debolezza, né introdurre i giusti elementi correttivi.
 
I dati, raccolti dall’osservatorio turistico dell’assessorato regionale del Turismo, dello sport e dello spettacolo nell’ultimo rapporto su “Il turismo in Sicilia nel contesto delle tendenze mondiali e nazionali”, sono aggiornati al settembre appena trascorso e costruiscono una analisi complessiva del contesto siciliano articolandosi lungo tre rami distinti: l’analisi dei dati economici e dei movimenti turistici (arrivi e presenze) degli ultimi anni, l’analisi dell’offerta e della domanda, l’analisi dei competitors.
 
Secondo gli elementi forniti da Unicredit/Tci nel “Rapporto sul Turismo 2017”, la Sicilia figura al nono posto tra le regioni in quanto a dimensione del valore aggiunto, ed all’ottavo in quanto ad occupati nei settori alloggio e ristorazione. In totale, si parla di quasi 7 milioni di presenze, per un introito di oltre un miliardo e mezzo di euro. Nel settore ristorazione, che occupa poco più di 66 mila persone, apporta un valore aggiunto di un miliardo e 200 milioni di euro, con una quota di occupati, rispetto al totale italiano dell’8,9%.
 
I dati statistici inerenti i movimenti turistici in senso stretto, acquisiti tramite i sistemi di rilevazione dei movimenti turistici, ai fini del Sistan dell’Istat, sono comunque da considerare approssimativi, in quanto sono tendenzialmente sottostimati perché dipendenti dalla quantità, qualità e regolarità delle trasmissioni da parte degli operatori delle strutture turistico ricettive.
 
Tale inconveniente riguarda soprattutto i dati provenienti dal comparto extra alberghiero, che è in robusta crescita ma anche frequentemente non rispondente, incidendo quindi in maniera sensibile sul dato complessivo. Inoltre la Sicilia è caratterizzata da un’ampissima offerta di ricettività non imprenditoriale, quale, ad esempio, quella riconducibile agli affitti in locazione turistica, che non sono soggetti alle rilevazioni Istat nè ad alcun provvedimento autorizzativo, e sono regolamentati dal solo codice civile.
 
I limiti dei dati statistici raccolti in Sicilia sono comuni anche nel resto d’Italia. Anche la diffusione di strutture illegittime ed irregolari è causa della mancata denuncia degli ospiti. Tale condizione porta anche dei paradossi, come ciò che successe nel 2016, quando, secondo i dati Istat, il turismo in Sicilia è stato apparentemente caratterizzato da una dinamica negativa. Tuttavia tale scenario si scontra con i risultati oggettivi restituiti da altri indicatori.
 
Secondo gli operatori del settore sarebbe proseguita la crescita dei flussi turistici, con riferimento sia alla componente nazionale sia a quella estera. Tali informazioni trovano riscontro nei dati del traffico passeggeri negli aeroporti e nei porti siciliani. Il numero di passeggeri negli aeroporti dell’Isola è cresciuto dell’8,9%, un tasso nettamente superiore rispetto all’anno precedente. La crescita si è intensificata sia per i voli nazionali sia, in misura maggiore, per quelli internazionali e ha riguardato tutti i principali scali ad eccezione di Trapani, su cui negli ultimi anni ha inciso la riduzione delle tratte operate dal principale vettore attivo nello scalo.

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