Quel giallo che ti insegna a ragionare - QdS

Quel giallo che ti insegna a ragionare

Carlo Alberto Tregua

Quel giallo che ti insegna a ragionare

martedì 11 Dicembre 2018
Ho letto un volumetto di Leonardo Sciascia (1921 – 1989) che raccoglie suoi scritti ed articoli, dal titolo Il metodo di Maigret.
Le circa 150 pagine sono state per me un tuffo negli anni della gioventù quando leggevo centinaia di storie poliziesche che hanno assunto la denominazione di giallo, il colore della copertina dei libri della Arnoldo Mondadori editore.
In quell’epoca ero anche lettore dei neri, le storie di spionaggio. Mentre queste ultime avevano il solo scopo di svago, i gialli mi aiutarono molto perché erano sviluppati su processi induttivi e deduttivi, analisi dei fatti, intuizioni, enigmi, valutazione di dettagli e particolari apparentemente insignificanti.
Certo, la trama era sapientemente sviluppata dagli autori e doveva inevitabilmente concludersi con la scoperta del colpevole.
Contrariamente a tanti altri cultori dei gialli, a me non interessava il nome del colpevole, bensì il processo con il quale l’investigatore arrivava a scoprirlo.
 
Il processo deduttivo, fondato su ordine e metodo di Poirot, il piccoletto con il cranio ad uovo e i baffi impomatati inventato da Agatha Christie (1890 – 1976), era quello che mi appassionava di più perché riusciva a trovare il bandolo della matassa, sempre molto inestricabile, collegando i particolari e le circostanze in modo sapiente.
Avevo poi una passione per l’avvocato Perry Mason, immancabile vincitore di tutte le cause penali nelle quali il suo cliente, apparentemente colpevole, ne usciva innocente. L’inventore, Erle Stanley Gardner (1889 – 1970), era avvocato penalista e quindi la tecnica dei processi per lui era pane quotidiano.
Poi c’era Ellery Queen (pseudonimo) che inventò un altro personaggio, un investigatore omonimo, che è noto i lettori per il suo cappello calcato sulla testa.
L’ispettore Jules Maigret nacque dalla penna di George Simenon (1903 – 1989) nel 1930. Un personaggio bonario ma attento ai fatti, sempre con la pipa in bocca, il cappello sulle ventitrè e una moglie affettuosa e comprensiva. Maigret risolveva i casi più intricati senza spocchia, quasi con umiltà, sorbendo ad ogni piè sospinto il suo Pernod preferito.
 
Poi vi è il principe degli investigatori, Sherlock Holmes, inventato da Sir Arthur Conan Doyle (1859 – 1930), al quale l’autore mise come stampella il dottor John Watson. Nella trama egli aveva la funzione di porre domande perché non comprendeva fatti e circostanze, in modo da offrire la possibilità all’illustre investigatore di spiegare come e perché lui arrivasse alla conclusione che gli consentiva di scoprire il colpevole. Una classica figura, quella di Watson, della quale il teatro di tutti i tempi ha fatto uso e abuso.
E poi vi sono i neri, Mike Hammer e l’investigatore privato inventato da Mickey Spillane (1918 – 2006), uno che non aveva pietà per i colpevoli e nessuna fiducia nella giustizia e nella polizia. Cosicché appena individuati li amazzava con la sua quarantacinque.
Un altro personaggio vogliamo citare, padre Brown, inventato da Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936). Un prete modesto e intelligente che in nome di Dio scopriva i colpevoli dei delitti più efferati che accadevano nel suo Paese.
 
In Italia non sono mai emersi giallisti. Però vi è un autore che non ha scritto un vero e proprio giallo, ma la sua opera ha una trama che vi assomiglia tanto. Si tratta di Carlo Emilio Gadda (1893 – 1973) che scrisse Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. La caratteristica di questa vicenda è che l’autore alla fine non scopre il colpevole e quindi il romanzo ne rimane senza.
Nel libro citato Il metodo di Maigret, vi è una considerazione di Sciascia che in Italia c’è un detective, ed è Dio. La sua Grazia è lo strumento con cui Egli vede e provvede. Si tratta di una notazione curiosa frutto di una istintiva capacità dell’autore di indagare anche al di là delle cose terrene.
Vi è poi un altro autore italiano Augusto De Angelis (1888 – 1944), uno dei pochissimi che hanno pubblicato romanzi polizieschi, i cui personaggi non avevano certo la capacità di Maigret né del Philo Vance di S.S. Van Dine.
Il suo personaggio, il commissario Ciccio Ingravallo assomiglia al collega Archie Goodwine, di Rex Stout, sempre in contrasto e perdente di fronte al lunare pacioccone e misogino Nero Wolf.
Concludo con una nota di Sciascia: “Cos’è il buonsenso? Una mediocrità umana”.

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