Rifugiati, la versione di bambini e ragazzi - QdS

Rifugiati, la versione di bambini e ragazzi

redazione

Rifugiati, la versione di bambini e ragazzi

martedì 11 Dicembre 2018

Sondaggio dell’Unicef che ha intervistato circa 4 mila migranti di età compresa tra 14 e 24 anni. Sei su 10 costretti a lasciare il proprio Paese. Laurence Chandy: “Migrazioni inevitabili, ma le discriminazioni non devono esserlo”

ROMA – Oltre la metà dei rifugiati e migranti che hanno risposto a un sondaggio dell’Unicef – su circa 4.000 intervistati dai 14 ai 24 anni – ha dichiarato di essere stato costretto a lasciare il proprio paese, mentre il 44% ha dichiarato di averlo fatto da solo. “A Right to be heard: listening to children and young people on the move” (“Il diritto di essere ascoltati: sentire i bambini e i giovani migranti”) fornisce una visione allarmante delle sfide e le deprivazioni affrontate dai giovani rifugiati e migranti durante il loro viaggio in cerca di sicurezza e di una vita migliore.
 
Il rapporto si basa su un’analisi delle informazioni raccolte nei tre mesi passati attraverso un sondaggio online su circa 4.000 giovani e migranti che si sono così autoidentificati (65% maschi, 35% femmine). I risultati del sondaggio evidenziano le maggiori carenze nel supporto e nei servizi disponibili per i giovani migranti. E mostrano come, se avessero potuto scegliere, non sarebbero partiti. Almeno ha risposto così il 57% degli intervistati, dichiarando di essere stato costretto a lasciare il proprio Paese d’origine a causa di conflitti o violenze. Bambini e ragazzi che in più di quattro casi su dieci (il 44%), stando al campione sondato, sono partiti da soli, perdendo uno, due o anche più di quattro anni di scuola (vedi il box con tutti i dati a fianco).
 
Circa il 90% di coloro che hanno risposto hanno partecipato da paesi in Africa (27%), Asia (33%) ed Europa (29%). Hanno risposto sia da paesi da cui provengono migranti e rifugiati, Siria o Ucraina, per esempio, sia che li ospitano, come Germania, Turchia e Uganda. Il sondaggio non è rappresentativo delle esperienze di tutti i giovani migranti e rifugiati, ma fornisce una piattaforma rara per ascoltare le voci e le preoccupazioni dei bambini e giovani sradicati.
 
“Mentre i politici bisticciano sulla questione delle migrazioni, 4.000 bambini e giovani sradicati ci stanno dicendo che hanno bisogno di maggiore supporto”, ha dichiarato Laurence Chandy, direttore dei dati, ricerca e politiche Unicef. “Dobbiamo fare un lavoro migliore per sentire e coinvolgere coloro le cui vite sono in bilico. Come mostra questo sondaggio, i bambini migranti ci possono insegnare tantissimo sui loro bisogni e vulnerabilità, se vogliamo ascoltarli”.
 
L’Unicef ha pubblicato i risultati del sondaggio sui giovani pochi giorni prima della Conferenza Intergovernativa sul Global Compact per le migrazioni (Gcm) a Marrakech, Marocco – quando i leader mondiali si incontreranno per adottare formalmente il Gcm, il primissimo accordo intergovernativo su un approccio comune a tutti gli aspetti delle migrazioni. La pubblicazione dei risultati del sondaggio punta ad aiutare i leader globali e coloro riuniti per la conferenza a Marrakech a capire le implicazioni delle politiche migratorie sui bambini.
 
Nel mondo, nel 2017, erano 30 milioni i bambini che vivevano fuori dal loro paese d’origine, circa 12 milioni dei quali erano rifugiati e richiedenti asilo. “Le migrazioni sono inevitabili, ma i pericoli e le discriminazioni che hanno vissuto i bambini rifugiati e migranti non devono esserlo”, ha dichiarato Chandy. “Gli stati hanno l’occasione di rendere le migrazioni sicure. Gli impegni e le azioni proposte nel Gcm – fra cui anche difendere il superiore interesse dei bambini sempre e incorporando i bambini migranti nei sistemi per la protezione dell’infanzia nazionali – sono sia pratiche che fattibili. Il Gcm fornisce un ‘manuale operativo’ per le autorità locali e nazionali sulle buone pratiche e gli approcci che vanno a beneficio dei bambini migranti”.
 
L’Unicef continua a chiedere ai governi nei paesi d’origine, transito e destinazione di porre come prioritario il superiore interesse del bambino nello sviluppo e nell’applicazione delle politiche e delle procedure migratorie, per tenere le famiglie insieme, porre fine alla detenzione per immigrazione dei bambini e delle famiglie e ad aderire al principio di non-respingimento.
 
Come dimostra il sondaggio, c’è ancora da fare. Secondo l’Unicef bisognerebbe fornire ai bambini e ai giovani rifugiati e migranti i servizi essenziali, fra cui l’istruzione e l’assistenza sanitaria; rafforzare la cooperazione transfrontaliera per proteggere i diritti dei bambini; investire sugli spostamenti e il benessere dei bambini e dei giovani sradicati; coinvolgerli come partner attivi.
 
I risultati dell’indagine sono stati condivisi tra i giovani delegati dello Youth Forum on Migration, promosso a Marrakech, l’8 e il 9 dicembre scorsi. Tra i relatori era presente anche Kader Diabate, 19 anni, dalla Costa d’Avorio, ambasciatore di U-Report on the Move, la piattaforma Unicef pensata per dare voce ai minorenni stranieri non accompagnati in Italia. Kader è arrivato in Italia due anni fa, vive in Calabria; gli piace studiare e spendersi per la difesa dei diritti umani.

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