Lo Spread della fiducia di consumatori e imprese - QdS

Lo Spread della fiducia di consumatori e imprese

Carlo Alberto Tregua

Lo Spread della fiducia di consumatori e imprese

mercoledì 12 Dicembre 2018

Capitale umano, sociale e di benessere

I mezzi di comunicazione continuano a parlare degli indici quali Pil (Prodotto interno lordo), occupazione, disoccupazione, investimenti, infrastrutture, Spread e via enumerando. Quasi nessuno, invece, parla dell’Indice della fiducia dei consumatori, di quello delle imprese, del Pil del benessere, dell’Indice del capitale umano e di quello sociale (e quest’ultimo, si badi bene, non si riferisce alle società di capitali).
Vediamo di analizzarli per tentare un’informazione un po’ più approfondita di quella che normalmente fanno gli altri mezzi di stampa.
L’Istat comunica periodicamente l’Indice di fiducia di consumatori e imprese che, traducendo, significa la visione nell’avvenire in relazione a quello che si fa nell’oggi.
Se si semina bene, in un terreno coltivato adeguatamente, e si ha un pizzico di fortuna consistente nella benevolenza degli agenti atmosferici, il raccolto sarà ottimo e, se gli agricoltori saranno stati capaci di accordarsi con la distribuzione, anche remunerativo.
 
Le imprese hanno bisogno di una prospettiva solida, che deve essere comunicata ed attuata dalle istituzioni nazionali e locali.
Vi è una correlazione fra il pubblico e il privato, non si funziona a compartimenti stagni bensì in una sorta di continua connessione, per cui chi fa bene in un comparto ha riflessi positivi nell’altro e viceversa. Chi fa male danneggia il proprio settore e l’altro con cui è in relazione. L’analisi è semplice, dispiace che non sia seguita da chi ha responsabilità di guida del popolo.
Il Pil del benessere vuole misurare la ricchezza non materiale dei cittadini. è chiamato anche Pil della salute mentale o dello star bene. Esso è ai minimi da quando è sorta la Seconda Repubblica, perché ha ristretto il campo dei cittadini che stanno bene e allargato quello dei cittadini che stanno male.
In particolare, la Classe media si è, via via, impoverita e, sotto di essa, è aumentato il numero dei cittadini che si colloca al di quà della soglia media della povertà (pari nel 2017 a 9.925 euro annui, 827 euro al mese, per una famiglia di un componente adulto, Istat dicembre 2018). Questo perché la dissennata politica clientelare dei governi ha aumentato sempre più la spesa corrente tagliando quella per investimenti.
 
Il capitale umano riguarda l’aumento delle conoscenze e del sapere dei cittadini. Con l’estensione della digitalizzazione si sta verificando quello che agli inizi del secolo scorso si verificò quando i telai sostituirono la manodopera e cioè una falcidia di quelli che lavoravano (e lavorano) nei vecchi mestieri, non sostituiti immeditamente da coloro che, invece, sanno fare i nuovi mestieri.
Il nostro Paese è arretrato perché non ha investito adeguatamente nella formazione, non solo in quella pubblica (ricerca, università e scuola), ma soprattutto in quella privata mediante un credito di imposta che dovrebbe essere dato alle imprese che investono in ricerca e innovazione, le quali generano a loro volta i brevetti.
L’Italia occupa uno degli ultimi posti in Europa, fra i Paesi avanzati, per numero di brevetti. Questi ultimi sono generatori di ricchezza perché consentono di avere prodotti e servizi di migliore qualità e a prezzi più bassi, cioè con una maggiore produttività e ben remunerati.
 
Il capitale sociale è quell’insieme di capacità che hanno i cittadini, tendente alla solidarietà, ma che abbia coefficiente e moltiplicatore di risorse umane che genera scambio di azioni con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita.
Detta così, sembra una definizione elementare. Forse lo è. Ma essa, in effetti, riguarda comportamenti che spesso non sono adeguati a un popolo civile, in cui i sentimenti negativi – quale egoismo, invidia e gelosia – via via prevalgono sui sentimenti buoni, fra cui l’altruismo e la capacità del fare positivo.
Non sembri che l’analisi precedente sia un’esercitazione del pensiero. Siamo convinti, invece, della concretezza che sta alla base e che dovrebbe generare azioni conseguenti. Perché ciò avvenga è necessario che il popolo sia formato da veri cittadini e non da “ammucca lapuni”, cioè da gente che beve qualunque frottola e promessa.
Il cittadino deve essere consapevole dei propri doveri per esercitare i propri diritti e deve essere capace di farli valere con metodo democratico, come invece ora non accade.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017