Destagionalizzare il settore turistico - QdS

Destagionalizzare il settore turistico

Carlo Alberto Tregua

Destagionalizzare il settore turistico

giovedì 13 Dicembre 2018

Assessorato: programmare 365 eventi l’anno

Sono stato a Matera nel maggio di quest’anno e visitandola, seppur per qualche ora, ho notato un fervore, in tutti i suoi abitanti, teso alla preparazione del 2019, anno per cui la città lucana è stata nominata Capitale europea della Cultura.
La Fondazione di partecipazione Matera-Basilicata 2019 ha messo in piedi un programma che prevede ben 365 manifestazioni, una al giorno, anche utilizzando tutti i fondi europei, nonché esercitando il crowdfunding, cioè la richiesta di finanziamenti di Enti pubblici, banche, imprese e molto altro.
Con questa operazione, Matera riuscirà non soltanto a destagionalizzare il turismo, perché prevede l’attrazione di visitatori da gennaio a dicembre, ma si propone di ripetere negli anni successivi lo stesso modello organizzativo, per continuare ad attirare turisti nelle stagioni considerate morte, a torto o a ragione.
L’esempio di Matera è replicato da tantissime regioni e città italiane, prime fra le quali Umbria, Toscana e Marche.
 
La Sicilia, invece, è nelle ultime posizioni nonostante i proclami dei responsabili regionali, i quali non tengono conto dell’unico parametro ufficiale: i pernottamenti. Sono sempre inchiodati a poco meno di 15 milioni l’anno, né più né meno che quelli di Malta.
L’assessore regionale dovrebbe far lavorare dirigenti e dipendenti a tempo pienissimo per coordinare le azioni dei 390 Comuni, in alcuni dei quali vi sono borghi eccellenti e noti in tutta Italia ed Europa.
Il coordinamento dovrebbe prevedere l’utilizzo massiccio – anzi totale – dei fondi europei e di quelli statali. Inoltre, la Regione dovrebbe metterci del suo, cioè risorse finanziarie fresche.
È vero che c’è in atto una campagna pubblicitaria nazionale su schermi, nelle televisioni e in altri mezzi, ma è anche vero che essa non è strettamente collegata a un piano di manifestazioni adeguato, per cui non darà risultati validi.
Si tratta quindi di dare efficienza al sistema turistico, con un’organizzazione programmata nei particolari e nei dettagli, cui dovrebbero sovrintendere squadre di professionisti del settore, capaci di guidare con mano ferma tutti gli eventi, collegati fra loro.
 
In questo quadro, c’è la questione dolente delle infrastrutture, fra cui le peggiori sono quelle ferroviarie, stradali e autostradali, che penalizzano fortemente la mobilità e quindi la possibilità di fare circolare i turisti per tutta l’Isola con rapidità ed efficienza.
È vero che i pullman in parte sostituiscono i treni, ma essi sono fortemente rallentati dallo stato penoso di strade e autostrade.
Su questo versante, dovrebbe intervenire l’altro assessorato, quello delle Infrastrutture, che con ogni mezzo possibile dovrebbe migliorare il sistema dei trasporti. Non con programmi altisonanti e poliennali, ma con strategie concrete da realizzarsi domani o dopodomani, se non ieri.
È evidente che il tempo a disposizione della Regione è finito da molto e quindi l’asfissia per una carenza finanziaria e per il continuo retrocedere dell’economia si fa sempre più concreta, permeando tutti gli strati della popolazione, soprattutto quella più povera.
 
La povertà non è casuale, ma conseguenza del dissennato comportamento della Regione degli ultimi trent’anni. Una Regione in cui hanno governato tutti i partiti di tutti i versanti politici, ma con un solo risultato: far retrocedere sempre di più la Sicilia sia sul piano economico che su quello sociale.
L’enogastronomia è un versante che per suo conto si sta sviluppando, nonostante i cavalli di frisia che mette la burocrazia. Anche su questo fronte dovrebbe intervenire la Regione, snellendo le procedure, deleggificando e riformando la dirigenza affinché finalmente si possa mettere a funzionare in base al merito e alla responsabilità, dando a essa premi quando merita e sanzioni quando demerita.
Qualcuno ci rimprovera di scrivere queste cose inutilmente. In questi quarant’anni le abbiamo sempre espresse e continueremo a farlo, perché è nostro dovere.
Certo, non possiamo guarire la sordità dei responsabili istituzionali, perché non li possiamo fornire di apparecchi acustici. Eppure siamo fiduciosi che una luce possa accendersi nella loro testa.

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