In Sicilia si torna a piantare gli alberi ma non si arresta il consumo di suolo - QdS

In Sicilia si torna a piantare gli alberi ma non si arresta il consumo di suolo

Rosario Battiato

In Sicilia si torna a piantare gli alberi ma non si arresta il consumo di suolo

giovedì 13 Dicembre 2018

Ispra: l’Isola al secondo posto, dopo la Basilicata, per crescita delle foreste (+12% tra 2012 e 2017). Ancora tanto da fare: la copertura verde è di 10 punti inferiore rispetto alla media nazionale

PALERMO – Crescono le foreste siciliane (+12% di alberi tra il 2012 e il 2017) anche se la percentuale di suolo coperta dal verde resta comunque inferiore a quanto registrato nel resto del Paese. Non si ferma nemmeno il consumo di suolo che nell’Isola, nello stesso periodo, è cresciuto di poco più di un punto percentuale, lievemente superiore alla media nazionale, mentre in negativo tutte le altre tipologie (vegetazione erbacea, arbusti, superfici naturali non vegetate e acque e zone umide). La fotografia del suolo dell’Isola è stata realizzata dal rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), “Territorio, processi e trasformazioni in Italia”, che è stato presentato nei giorni scorsi a Roma.
 
In Sicilia, le superfici artificiali e le costruzioni, tra il 2012 e il 2017, sono cresciute dell’1,26% , un dato che supera di pochissimo il livello medio nazionale (1,09%) e che si colloca tra le prime sei regioni d’Italia per crescita. Dall’altra parte si registra una contrazione delle superfici naturali non vegetate (-5,18%), secondo dato negativo d’Italia (-0.53% è la media italiana) battuto soltanto dalla Campania. Negativi e sempre superiori alla media sono i risultati relativi agli arbusti (-10,18%), a fronte di una riduzione nazionale che si è fermata a -10,18%, alla vegetazione erbacea (-4,70%), quasi un punto percentuale in più del dato italiano, e alle acque e zone umide (-5,50%) che valgono un quinto in più (-1,05%). L’unico dato in crescita, che fa registrare il secondo avanzamento percentuale d’Italia a quota 12,12% (solo la Basilicata si spinge fino al 16,64%), riguarda gli alberi.
 
La porzione di suolo isolano occupata dalle superfici artificiali e costruzioni vale il 7,20%, in linea con il 7,65% dell’Italia, mentre ammonta al 34,31% la superficie occupata dagli alberi, cioè dieci punti in meno rispetto a quanto si registra nel resto del Paese (45,94%), con punte eccezionali in Liguria (80%), in Calabria (66,96%) e in Toscana (60,83%).
 
I numeri in valore assoluto fanno riferimento a 1,2 milioni di ettari occupati dalla vegetazione erbacea, 882 mila dagli alberi, 251 mila dagli arbusti e quindi, alla quarta posizione, da 185 mila di superfici artificiali e costruzioni. Seguono a poco più di 25 mila ettari le superfici naturali non vegetate e a 12 mila le acque e zone umide.
 
A livello nazionale, le regioni con più alberi sono Liguria (80,7%), Calabria (67%) e Toscana (60,8), considerando anche frutteti, uliveti, arboricoltura da legno e alberi in ambiente urbano. Dall’altra parte della graduatoria si collocano Veneto e Lombardia (29,5% e 32,9%). Tra i Comuni è Reggio Calabria, con il 54,5%, ad avere la maggiore di territorio ricoperto da alberi, seguita da Genova (54%) e Messina (49,9%). Roma si attesta al 21,7%, mentre Milano e Palermo rispettivamente al 10,7% e al 33,4%.
 
L’Ispra ricorda che, nel periodo in esame, l’Italia ha però “ridotto del 4% le aree con vegetazione erbacea agricola o adibite a pascolo trasformandole in centri urbanizzati o aree boschive. La perdita dell’area agricola, che un tempo divideva nettamente le città dai boschi, si è accompagnata spesso alla scomparsa dell’eterogeneità del paesaggio, all’ingresso delle specie aliene e alla riduzione della biodiversità e ancor di più della sicurezza alimentare”.
 
L’Istituto, inoltre, denuncia come la trasformazione degli ultimi decenni viene “dominata dalla crescita delle aree artificiali per far fronte a nuove infrastrutture di trasporto, a nuove costruzioni o ad altre coperture non naturali, che con una crescita di oltre il 180% rispetto agli anni’50 rappresenta l’evoluzione di maggiore entità”.

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