Aria, siciliani soffocati dalla mobilità - QdS

Aria, siciliani soffocati dalla mobilità

Rosario Battiato

Aria, siciliani soffocati dalla mobilità

martedì 18 Dicembre 2018

Arpa-Ispra: nell’Isola troppe automobili, vecchie e altamente inquinanti. Intanto i mezzi di trasporto pubblico (spesso scadenti) restano vuoti. E intanto la Regione resta nel mirino di Bruxelles con due procedure di infrazione

PALERMO – Ancora sommovimenti governativi sul fronte ambientale. La tensione questa volta si è alzata in seguito a un emendamento leghista, all’interno della manovra in Commissione Bilancio al Senato, che di fatto annullerebbe gli incentivi per l’acquisto di auto green e il malus per l’acquisto di autovetture più inquinanti, un passaggio che aveva visto insorgere anche le imprese del settore. In attesa di capire come si dipanerà la matassa – il premier Conte ha promesso l’ennesima mediazione –, il tema del trasporto resta strategico per il futuro dell’Isola perché è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico, considerato l’alto tasso di utilizzo e la bassa qualità del parco veicolare.
 
IL PESO DEL TRAFFICO VEICOLARE
Lo conferma anche l’Arpa Sicilia. Nell’annuario regionale delle emissioni si conferma che le concentrazioni in aria, per quanto concerne le sorgenti antropiche, dipendono dal “settore del riscaldamento domestico alimentato a biomasse e dal trasporto veicolare in ambiente urbano”. In particolare, nelle stazioni da traffico urbano e nelle aree a maggiore densità abitativa (Agglomerato di Palermo e Catania) si registrano “valori di concentrazioni medie annue più elevati sia come valore massimo che come mediana” e questi risultati confermano che il “traffico veicolare è la principale sorgente emissiva degli ossidi di azoto sia a livello regionale che negli agglomerati urbani di Palermo e Catania”.
 
LA DISTRIBUZIONE DEL PARCO VEICOLARE
Gli ultimi dati Ispra certificano che “le regioni del Sud e delle Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna) più l’Umbria e il Lazio sono ancora caratterizzate da una presenza di autoveicoli di tipo Euro 0 uguale o superiore al 10%”. Bisogna inoltre considerare che la Sicilia rientra nel novero delle Regioni dove i “veicoli di ‘vecchia generazione’ (fino allo standard Euro 2 incluso) sono ancora più del 30% del parco”. Oltre il 60% del parco veicolare registra invece standard emissivi più recenti (Euro 4 – 6) nelle regioni del centro-nord (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana). Una distribuzione abbastanza simile si registra anche per i veicoli commerciali che riguardano i veicoli industriali leggeri, pesanti e i trattori stradali: il parco veicolare più moderno (Euro IV – VI) si trova in “Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio” mentre dall’altra parte della graduatoria, quindi alla fine, si trovano “Molise, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna” che offrono una “prevalenza nel parco dei veicoli di classe euro II o inferiore”.
 
I SICILIANI PREFERISCONO VECCHIO E INQUINANTE
I numeri in dettaglio dell’Istituto superiore per la protezione ambientale del ministero dell’Ambiente registrano in Sicilia il 40% a Euro 0 ed Euro 1 dell’intero parco mezzi, si tratta della terza porzione più elevata tra le regioni italiane, battuta soltanto da Campania e Basilicata. Preoccupa, in particolare, un 15% relativo alle automobili Euro 0, dato che nel settentrione, invece, viaggia al di sotto del 10%.
 
AUTO ECOLOGICHE AL MINIMO
Resta ancora minima la porzione relativa alle auto ad alimentazione alternativa (ibridi, elettrici, metano e gpl) che vale il 3,7% del parco circolante. Il dato è stato pubblicato, all’inizio del 2017, in seguito a un’elaborazione di Autopromotec e dell’Osservatorio Federmetano sulla base di dati Aci. I numeri isolani sono inferiori al dato medio italiano che vale il 7,9% dell’intero parco circolante, cioè pari a 3,4 milioni di mezzi. Numeri risibili sono quelli in valore assoluto che riguardano le auto ecologiche in giro per l’Isola: appena 135 mila su 3,6 milioni di vetture circolanti.
 
MEZZI PUBBLICI POCO USATI
A contribuire alla cattiva aria di città, ci sono altri due dati che si incrociano pericolosamente. In primo luogo l’elevato tasso di motorizzazione: l’indagine di Euromobility piazza Catania tra le ultime cinque d’Italia per l’esagerato indice di motorizzazione delle autovetture (70 vetture/100 abitanti), con una media decisamente superiore rispetto a quella europea (49,8) e italiana (59,3) e soltanto Palermo, tra i comuni capoluogo, si colloca di pochissimo più in basso rispetto al dato nazionale. In seconda battuta il basso utilizzo dei mezzi pubblici: quasi 7 siciliani su 10 preferiscono andare a lavoro o a scuola col mezzo privato (dati Istat), un dato che si lega alla bassa offerta quantitativa – a Milano, ad esempio, quasi 16mila posti-km/abitante, a Palermo e Catania circa 2 mila a testa – e qualitativa, con mezzi spesso antiquati e un servizio non sempre all’altezza. Qualche buon segnale si è registrato, nelle scorse settimane, a Catania con i nuovi 42 autobus alimentati a metano entrati in azione per il trasporto pubblico locale.
 
DUE PROCEDURE DI INFRAZIONE
A sottolineare la pericolosità della situazione isolana, ci sono anche due procedure di infrazione relative alla qualità dell’aria per la violazione della direttiva 2008/50/CE: la 2014/2147 segnala la Sicilia per superamento dei valori limite di Pm10 in Italia e la 2015/2043 relativamente ai livelli di biossido di azoto.
 

 
Verde pubblico per contrastare l’aggressione delle polveri sottili
 
PALERMO – Gli spazi verdi contrastano le polveri sottili e riducono l’effetto dello smog in città. Lo segnala la Coldiretti che, di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto, chiede di intervenire in una maniera differente dalle solite politiche emergenziali, quindi attraverso la diffusione del verde pubblico e privato che concorre a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi. Secondo la Coldiretti, una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.
 
A censire i dati dei comuni è il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, istituito presso il ministero dell’Ambiente, che, con il supporto tecnico dell’Ispra, ha mappato la situazione relativa alla densità delle aree di verde urbano, incluse aree naturali protette e superficie agricola utilizzata, per capoluoghi di provincia.
 
Sulla base di questo studio, i comuni nazionali sono stati distribuiti in otto fasce differenti: quattro città che hanno fatto registrare livelli sopra la media per densità di tutte le tipologie di aree verdi (Pavia, Lodi, Cremona e Materia) e sette, tra cui Catania e Agrigento, con livelli inferiori alla media in tutti gli ambiti. Restano pochissime segnalazioni positive per le isolane: Palermo sopra la media per densità del verde urbano e delle aree protette, Messina per le aree protette.
In ogni caso, è da segnalare l’aumento degli alberi negli ultimi cinque anni (tra il 2012 e il 2017): un avanzamento del 12%, secondo soltanto alla Basilicata (16%). Tra i Comuni è Reggio Calabria, con il 54,5%, ad avere la maggiore di territorio ricoperto da alberi, seguita da Genova (54%), Ottima la prestazione di Messina che si piazza al terzo posto con il 49,9%. Roma si attesta al 21,7%, mentre Milano e Palermo rispettivamente al 10,7% e al 33,4%.
 

 
Aria cattiva, una minaccia per la salute dei bambini
 
PALERMO – L’Oms ha segnalato che ogni giorno circa il 93% dei bambini di età inferiore ai 15 anni (1,8 miliardi di bambini) respira aria così inquinata che mette a serio rischio la salute e lo sviluppo. Nel 2016, secondo quanto riportato dall’Organizzazione, si stima che circa 600.000 bambini siano morti per infezioni acute delle basse vie respiratorie causate da aria inquinata.
 
A rischio ci sono anche le donne in gravidanza che quando sono esposte all’aria inquinata hanno più probabilità di partorire prematuramente e hanno figli più piccoli e di peso inferiore alla nascita. Inoltre, l’inquinamento atmosferico influisce anche sul neurosviluppo e sulle capacità cognitive e può scatenare l’asma e il cancro infantile.
 
Di solito, spiegano dall’Oms, i bambini esposti ad alti livelli di inquinamento atmosferico possono essere maggiormente a rischio di malattie croniche, facendo in particolare riferimento alle malattie cardiovascolari più avanti nella vita. Lo ha ribadito Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms: “l’aria inquinata sta avvelenando milioni di bambini e rovina le loro vite, questo è imperdonabile. Ogni bambino dovrebbe essere in grado di respirare aria pulita in modo che possano crescere e realizzare il loro pieno potenziale”.

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