Il cervello non ha età e traina il corpo - QdS

Il cervello non ha età e traina il corpo

Carlo Alberto Tregua

Il cervello non ha età e traina il corpo

mercoledì 19 Dicembre 2018
In questa era di opulenza, di bulimia per il cibo, di diffusa obesità, stona la povertà di tanta gente che non ha nulla da mangiare. Per fortuna vi sono le associazione laiche e religiose che offrono ai poveri un pasto caldo e una branda per dormire la notte.
Il mangiare è spesso un piacere, più spesso diventa una sorta di ossessione. Sappiamo di persone che la notte si alzano per prelevare cibo dal frigorifero.
Mangiando tanto, a sproposito ed in modo abbondante, si danneggia fortemente il nostro corpo e diminuisce la qualità della vita che inevitabilmente si accorcia.
Per cui, bisogna seguire la regola elementare secondo la quale: “Più digiuni, più campi”. A riguardo, un’interessante ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science, secondo la quale bisognerebbe intervallare la cena con la colazione del giorno successivo con almeno 13 ore. Inoltre, sarebbe utile digiunare totalmente almeno un giorno alla settimana, così come raccomandava il famoso oncologo, Umberto Veronesi.
 
Il digiuno regolato aiuta il cervello a funzionare meglio, depura il sangue e consente al metabolismo basale di fare una sorta di spazzacamino. Infatti, quel motore ha bisogno di carburante: quando non gli arriva, aggredisce il grasso e si nutre di tutte le cellule che continuano a morire e che devono essere espulse attraverso l’intestino.
Comprendiamo che la voglia di cibo non è facilmente controllabile, a meno che, fin da giovani, non ci siamo posti la questione di fondo e cioè che è la mente che comanda il cervello e che quest’ultimo regola il corpo.
Le nostre cellule grigie hanno bisogno di allenamento, più si muovono, meglio si muovono e più acquisiscono prontezza e sveltezza nell’afferrare le questioni, nell’affrontare i problemi e nel tentare di risolverli.
Il cervello non ha età, per cui non invecchia, salvo perdere un po’ di cellule, tanto è vero che sentiamo novantenni, come Andrea Camilleri, che elaborano, ragionano e parlano con acutezza, precisione e grande lucidità.
Questo non è un inno al digiuno, ma l’indicazione di un comportamento estremamente salutare.
 
Nell’affrontare la vita di tutti i giorni e i relativi problemi che inevitabilmente convivono con essa, vi è da tenere presente un altro aspetto: costruirsi ogni mattina il buonumore, che spesso non c’è, in base ad una visione ottimistica e positiva della nostra vita, la quale può essere vissuta bene o male in relazione alla capacità di volerla far funzionare in maniera adeguata.
È vero che non ne disponiamo di un’altra corporea, perché molto probabilmente quella spirituale continua, ed è proprio per questo che essa va vissuta al meglio. Il che non significa non fare sacrifici o non sudare, bensì darci dentro con ogni mezzo lecito (rifuggendo quello illecito) per costruirsi un edificio che sia il più adeguato possibile alle condizioni generali.
I poveri sono poveri anche per loro scelta o perché inconsapevolmente non sono stati capaci (o non sono stati educati) a costruirsi un progetto di vita positivo. Questo fatto è conseguenza anche dell’istruzione pubblica, carente.
 
I poveri dovrebbero essere aiutati a non esserlo più mediante le cure, qualora siano ammalati, e l’indicazione dei mezzi formativi necessari per lavorare.
In questa epoca di profonda trasformazione dell’innovazione, di estesa digitalizzazione dei sistemi, di diffusione di Internet e quindi dell’informazione conseguente, è indispensabile saperne di più. Assumono quindi maggior valore i Saperi. Coloro che li possiedono dovrebbero avere l’altruismo di comunicarli agli altri.
I Club Service e le altre associazioni di volontariato dovrebbero fare meno convegni, spendere meno parole e dedicarsi più concretamente alla diffusione delle conoscenze negli strati medio-bassi della popolazione, per far capire come ognuno può e deve diventare indipendente procurandosi quello che gli serve. Può farlo solo se ha in sè gli strumenti idonei a raggiungere l’obiettivo.
Quanto scriviamo non è di facile attuazione, ma costituisce una via obbligata per vivere meglio e più a lungo.

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