Conte due come Tsipras due - QdS

Conte due come Tsipras due

Carlo Alberto Tregua

Conte due come Tsipras due

venerdì 28 Dicembre 2018

L’Italia, la Grecia e l’Ue

In Grecia, contro il malgoverno di democristiani e socialisti – che per vent’anni hanno mandato bilanci falsi all’Unione europea, riducendo il Paese alla miseria – emerse Alexis Tsipras.
Il Tribuno cominciò a inveire contro l’Unione europea, secondo lui causa del disastro socio-economico. Affermò che mai più il Paese ellenico sarebbe rimasto soggiogato dai potentati europei, affermò che la Commissione rappresentava i poteri forti contro i deboli e che si doveva mandare al diavolo.
Insomma, Tsipras fu l’antesignano di Matteo Salvini, che ripete pari pari gli stessi concetti, magari con un linguaggio più semplice e adatto alla pancia dei cittadini.
Ma, un giorno, in Grecia, i Bancomat cessarono di funzionare: cittadini entusiasti di Tsipras trovarono l’amara sorpresa di non poter più prelevare i loro soldi dagli sportelli automatici ed entrarono nella realtà, che era stata volutamente ignorata per inseguire comportamenti velleitari, causa di quel risultato.
 
A quel punto, si verificò la metamorfosi del Tribuno, il quale di botto si rese conto di avere imboccato una strada senza uscita.
Bisogna riconoscergli che riuscì a ribaltare il suo comportamento, si recò con le pive nel sacco a Bruxelles e chiese alla Troika (Commissione, Bce e Fmi) di aiutare il suo Paese, ridotto in miseria da altri, ma che non sarebbe uscito dalla crisi tremenda senza l’aiuto della stessa.
Chiese dove doveva firmare l’accordo e dall’indomani i soldi riaffluirono in Grecia, gli sportelli automatici si riaprirono, ma Tsipras dovette subire l’umiliazione di aprire tre uffici presso la sede del proprio Governo, ove si allocarono i commissari della Troika, i quali avevano il compito di vistare ogni documento di spesa prima che essa fosse effettuata.
Ora, l’Italia non è la Grecia, ha una popolazione sei volte superiore, il terzo Pil dell’Europa, un risparmio privato considerevole, un patrimonio pubblico notevole.
Il rischio che si chiudano i Bancomat non è concreto e tuttavia è dietro l’angolo. La situazione era in uno stato di pericolo e andava quindi stabilizzata rientrando nelle regole europee, cui l’Italia ha dato a suo tempo la propria adesione, rinunciando a una parte della propria sovranità.
 
Giuseppe Conte ha dimostrato di essere intelligente e dotato di un sistema nervoso piuttosto robusto. Stretto fra i due vice premier, da una parte, e il ministro del Mef, dall’altra, ha dovuto affrontare l’interlocuzione con la Commissione europea in condizioni veramente difficili.
Per sua fortuna non aveva fatto proclami altisonanti come Tsipras uno, tuttavia non poteva esimersi dal seguire quelli di Salvini e Di Maio.
Quando però ha capito che la strada non sboccava ha dismesso i panni di Conte uno e ha indossato quelli di Conte due.
Così è cominciata una serrata interlocuzione con la Commissione europea e, in modo discreto, con Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
Il povero Giovanni Tria è stato sovraccaricato di pretese impossibili da parte di SalviMaio, mentre sapeva quanto fosse necessario rispettare le regole europee. La sua pazienza e la sua abilità – nel maneggiare tecniche contabili per far rientrare i parametri della Legge di Bilancio 2019 in quelli europei, supportate da Conte due – hanno permesso di conseguire il risultato.
 
I due vice premier, e lo stesso Conte, sostengono che ci sia stata una trattativa: vero! Ma sostanzialmente la proposta italiana si è dovuta allineare con le regole europee, esattamente come fece Tsipras a suo tempo.
Non abbiamo ancora letto il testo definitivo della Legge di Bilancio 2019, che sarà pubblicato, verosimilmente, sulla Gazzetta ufficiale del 31 dicembre, dopo la firma del presidente Mattarella.
Siamo curiosi di capire come l’articolo unico e, probabilmente, gli ottocento commi avranno disciplinato la materia del contendere. Tuttavia sappiamo già che i due assi di Di Maio e Salvini, Rdc e pensioni quota cento, verranno regolati con altri decreti che il Consiglio dei ministri approverà probabilmente nel gennaio prossimo.
Il modo scelto per chiudere l’accordo con l’Europa è stato quello di rinviare, rinviare e rinviare, dal 2020 in avanti, salvo i due citati assi. Appena letta la legge vi comunicheremo i marchingegni di cui nessuno parla, anche per assenza di competenze.

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