Migranti: Sea Watch, cronaca di morti annunciate - QdS

Migranti: Sea Watch, cronaca di morti annunciate

redazione

Migranti: Sea Watch, cronaca di morti annunciate

martedì 08 Gennaio 2019

Le Nazioni Unite definiscono le persone a bordo delle due navi da ormai 18 giorni, "in balia di calcoli disumani". Dopo i vescovi anche i parroci contro Salvini:"Vergognoso trattenimento in mare", da parte di chi "ritiene di poter ridurre il cristianesimo alla mera ostentazione di simboli"

Continua l’odissea dei 49 migranti da ormai 18 giorni a bordo della navi SeaWatch 3 e di SeaEye, e da quando alcuni di loro hanno cominciato a rifiutare di nutrirsi, sembra la cronaca di morti annunciate.
 
Per Carlotta Sami, portavoce in Italia dell’Unhcr, l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati, i migranti a bordo delle due navi sono "persone in balia di calcoli a loro incomprensibili, che hanno vissuto la tortura e che non credevano fosse possibile qualcosa di più orrendo".
 
"Non dare loro approdo – ha aggiunto – non li farà sparire. Anzi, la loro presenza evocherà sempre più forte tanta disumanità".
 
 
Il rifiuto del cibo, spiegano i volontari delle Ong, non è una protesta ma un gesto di estrema disperazione.
 
"Aprite i porti – è l’appello giunto oggi da Saewatch -. Un soccorso si può considerare concluso solo quando le persone tratte in salvo vengono portate in un porto sicuro, a terra. I naufraghi ne hanno bisogno ora!"
 
Ma il capo della Lega Nord Matteo Salvini ribadisce: "non arriveranno in Italia".
 
Una situazione di stallo che ha spinto ieri papa Francesco a rinnovare per la seconda volta in 48 ore l’appello all’accoglienza dei profughi.
 
"Al momento – ha detto Giorgia Linardi, la portavoce italiana di Sea Watch parlando del rifiuto di assumere cibi – si tratta di episodi singoli e siamo dovuti ricorrere alle flebo per reidratarli. Temiamo però che possa scatenarsi una crisi, che qualcuno da un momento all’altro si lasci andare ad azioni autolesionistiche".
 
Uomini, donne e bambini sono esausti.
 
"Su SeaWatch 3 – ha raccontato ieri la Linardi – resistono come noi non saremo mai in grado di fare, aiutandosi le une con le altre. Ma le condizioni meteo sono in peggioramento e molti di loro sono allo stremo".
 
Stessa situazione sulla Professor Albrecht Penck, la nave di Sea Eye: acqua razionata, un solo bagno per 17 persone, niente abiti per cambiarsi e materassi per dormire.
 
"Se continua così – è sbottato il capo delle operazioni a bordo Jan Ribbeck – dovremo presto chiedere a Malta il sostegno e il rifornimento delle nostre forniture. Anche i nostri rifornimenti di carburante sono finiti".
 
"La situazione – ha spiegato il medico a bordo di Sea Watch, il tedesco Frank Doerner – diventa ogni giorno più instabile e cresce il livello di stress. La gente salvata era già traumatizzata quando ha raggiunto la nostra nave e ora ogni giorno il mal di mare e le onde alte accrescono i problemi che queste persone stanno affrontando. Abbiamo bisogno di una risposta urgente".
 
Risposta che però dall’Europa continua a non arrivare, nonostante le trattative in corso.
 
"Servono – hanno sottolineato i volontari – soluzioni ad hoc per un approccio strutturale e non emergenziale a un fenomeno che esiste ed è sotto gli occhi di tutti. Quanto si vuole prolungare ancora questa situazione così indegna?".
 
Il premier Giuseppe Conte, dopo aver tentato di mediare tra l’intransigenza del leader della Lega Nord e i malumori di pezzi importanti dei pentastellati, si è rintanato dietro gli slogan salviniani.
 
"Salvini – hanno detto dalla Lega – non cambia posizione e ribadisce la sua contrarietà a qualsiasi arrivo via mare in Italia, per bloccare il traffico di esseri umani. La soluzione sono i corridoi umanitari via aereo per chi scappa davvero dalla guerra".
 
A consentire di salvare la faccia a tutti potrebbe essere l’ipotesi che in queste ore gli ambasciatori dei 28 paesi dell’Ue stanno mettendo a punto. Secondo fonti diplomatiche europee una decina di paesi, tra cui la stessa Italia oltre a Germania, Francia, Portogallo, Olanda, Lussemburgo e Romania, si sono detti disponibili ad accogliere i migranti a patto che Malta apra i suoi porti per lo sbarco.
 
Ma la soluzione ancora non c’è e l’impasse resta visto che La Valletta chiede che oltre ai 49 a bordo di Sea Watch e Sea Eye siano ridistribuiti nei paesi europei anche gli altri 249 profughi salvati nei giorni scorsi dai suoi guardacoste.
 
A proposito dell’accoglienza, nei giorni scorsi il capo della Lega nord e vicepremier Matteo Salvini aveva attaccato i vertici della Cei affermando che soltanto "i pretoni" e non i comuni sacerdoti sposavano la linea di Papa Francesco.
 
A smentirlo è arrivata puntuale la durissima presa di posizione del parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra.
 
"Assistiamo – ha detto il sacerdote – al vergognoso trattenimento in mare di 49 persone, uomini, donne e bambini a bordo della SeaWatch3 e della SeaEye, che hanno la sola colpa di sperare e sognare il futuro. È inaccettabile, da ogni punto di vista, che qualsiasi dibattito politico venga fatto sulla pelle di persone fragili, ferite e disarmate".
 
"È in grave errore – ha aggiunto, riferendosi evidentemente alle dichiarazioni di qualche mese fa di Salvini che diceva di girare con un rosario in tasca – chi ritiene di poter ridurre il cristianesimo alla mera ostentazione di simboli. Non possiamo accettare chi cerca di ridurre la fede cristiana a un semplice fatto culturale. Rifiutiamo la logica di chi, procurando esclusivamente conflitti tra poveri, vorrebbe far passare per giustizia la prevaricazione e per sicurezza il peggiore dei nazionalismi".
 
"Prima ancora che dal punto di vista religioso – ha aggiunto don Mario Sorce, direttore dell’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi di Agrigento – siamo interpellati come uomini che credono in una società creata per servire l’uomo e non per asservirlo solo quando fa comodo o lo richiedono gli interessi politici o economici. Siamo convinti che l’esodo di questi fratelli, certamente meno fortunati di noi, debba vedere impegnata non solo l’Italia e i Paesi del Mediterraneo ma tutta la Comunità europea che dovrebbe ricordarsi di ciò che questi popoli hanno pagato, e pagano, a causa di una politica coloniale portata avanti negli ultimi secoli proprio da quegli stessi stati che oggi si rifiutano di accoglierli".

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