Reddito di cittadinanza, il rischio è che si trasformi in una farsa - QdS

Reddito di cittadinanza, il rischio è che si trasformi in una farsa

Michele Giuliano

Reddito di cittadinanza, il rischio è che si trasformi in una farsa

giovedì 10 Gennaio 2019

In Sicilia stimato un sommerso fatto di oltre 300mila irregolari e dell’8,1% del Pil. Indagine della Cgia di Mestre: i benefici potrebbero finire in tasca ai “furbetti”

PALERMO – Il Reddito di cittadinanza rischia di ingrassare la già potente schiera degli invisibili e dei furbetti in Sicilia e non solo.
Sicuramente il territorio siciliano potrebbe essere uno di quelli che maggiormente potrebbe beneficiarne considerando l’enorme sommerso.
 
L’ultima stima arriva dalla Cgia di Mestre che ha lanciato l’allarme proprio sulla scorta dell’introduzione di una misura da parte del governo nazionale che potrebbe diventare anche una farsa. Secondo il centro studi mestrino dei 6 miliardi dedicati al Reddito di cittadinanza addirittura la metà potrebbe finire in tasca agli irregolari. Verosimilmente, sostiene la Cgia, la metà della spesa, pari a circa 3 miliardi di euro, potrebbe finire nelle tasche di persone che non ne hanno diritto. “A causa dell’assenza di dati omogenei relativi al numero di lavoratori in nero presenti in Italia che si trovano anche in stato di deprivazione, – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – non possiamo dimostrare con assoluto rigore statistico questa tesi. Tuttavia, vi sono degli elementi che ci fanno temere che buona parte dei percettori del reddito di cittadinanza potrebbe ottenere questo sussidio nonostante svolga un’attività lavorativa in nero, sottraendo illegalmente alle casse dello Stato un’ingente quantità di imposte, tasse e contributi previdenziali.
 
In altre parole, l’Amministrazione pubblica, al netto delle misure di contrasto previste, sosterrà con il reddito di cittadinanza un pezzo importante dell’economia non osservata”. Sulla base delle indiscrezioni apparse nei giorni scorsi, i soggetti che beneficeranno del cosiddetto reddito di cittadinanza potrebbero essere poco più di 4 milioni, pari a un milione e 375 mila nuclei familiari coinvolti. Un dato ancora ufficioso che, tuttavia, ha fatto scattare un campanello d’allarme alla Cgia.
 
L’ufficio mestrino stima, sulla base di una rielaborazione dei dati Istat, che in Sicilia ci siano 303 mila irregolari per un reddito sconosciuto al Fisco di 6,3 miliardi di euro. Ciò significa che il sommerso ha una quota dell’8,1 per cento sul valore aggiunto regionale, il terzo in assoluto nel panorama nazionale. Come si è giunti a queste conclusioni? Secondo l’Istat, in Italia ci sono poco meno di 3,3 milioni di occupati che svolgono un’attività irregolare. Se da questo numero rimuoviamo i dipendenti e i pensionati che non hanno i requisiti per accedere a questa misura pari, in linea di massima, a 1,3 milioni di unità, coloro che pur svolgendo un’attività irregolare potrebbero, in linea teorica, percepire questa misura sarebbero 2 milioni; vale a dire la metà dei potenziali aventi diritto (poco più di 4 milioni).
 
La presenza del lavoro nero, ovviamente, provoca effetti economici e sociali molto negativi, senza contare gli ingenti danni causati alle attività commerciali e produttive che rispettano le regole.
 
“Con la diffusione dell’economia sommersa – aggiunge il segretario della Cgia Renato Mason – a rimetterci non è solo l’Erario, ma anche le tantissime attività produttive e dei servizi, le imprese artigiane e del commercio che, spesso, subiscono la concorrenza sleale di questi soggetti. I lavoratori in nero, infatti, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, assicurativi e agli oneri fiscali, consentono alle imprese dove prestano servizio – o a loro stessi, se operano sul mercato come falsi lavoratori autonomi – di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto/servizio molto contenuto. Prestazioni, ovviamente, che chi rispetta le disposizioni previste dalla legge non può offrire”.

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