Quante scelleratezze in nome del Popolo - QdS

Quante scelleratezze in nome del Popolo

Carlo Alberto Tregua

Quante scelleratezze in nome del Popolo

giovedì 24 Gennaio 2019
Il Popolo è sventolato come una bandiera da parte di tanta gente che se ne usa per gli affari propri e per i propri interessi.
Il Popolo è il soggetto principale di ogni democrazia, ma preso così alla grossa non è altro che l’insieme degli individui, diversi fra loro, espressioni di culture, modi di sentire e di vedere, capacità di valutazione, istinto, pancia e ragionamenti.
In Democrazia, si sa, ogni testa vale un voto. Con ciò si attiva il principio secondo cui tutte le persone umane sono uguali a prescindere dal colore della pelle, dal sesso, dalla religione, dal credo politico e da tante altre diversità. Però si perde di vista la capacità di ognuna di esse, con la conseguenza che il genio e il cretino hanno un voto a testa.
Ora, un genio si può scambiare per un cretino, ma un cretino non si può scambiare per un genio. Eppure entrambi sono pari per il diritto di esprimere la loro volontà atta ad indicare chi deve rappresentarli.
 
Non è un gioco di parole affermare che tutti i barboncini sono cani, ma non tutti i cani sono barboncini. Ovvio, direbbe qualcuno. Eppure su questi esempi si basa il principio di eguaglianza democratica, rappresentata dal Popolo.
In nome del Popolo si amministra la giustizia; in nome del Popolo si pagano le tasse, in nome del Popolo si compiono atti contrari ai valori etici.
Ma poi, questo Popolo è veramente un soggetto in condizione di esprimere la migliore classe dirigente politica? Non sappiamo, però sembra assodato che essa sia lo specchio di chi l’ha eletta.
Dunque, se il Popolo è di scadente qualità, anche la classe politica sarà di scadente qualità. Tuttavia, per caso, ogni tanto nasce lo statista, come nasce il genio, il quale col suo carisma riesce a guidare il Popolo anziché farsi guidare da esso. Ma il caso è fortuito e non bisogna contarci perché si verifica come quando si vince un terno al Lotto.
Non essendoci geni o statisti ai vertici delle istituzioni queste non possono funzionare bene, anche perché l’ignoranza è molto diffusa e con essa la mancanza di voglia di saperne di più.
Spesso manca la fame di apprendere ciò che non si sa. Questa disappetenza è molto deleteria.
 
I geni sono spesso nascosti, non si manifestano nella verde età. Ma quando qualcuno ha un Qi estremamente elevato, prima o dopo viene fuori.
Intendiamoci, non è che il genio sia una persona migliore di un’altra. è semplicemente più capace nell’intuire cose che altri non vedono, nel guardare con chiarezza il futuro, nel voler sperimentare comportamenti e procedure che altri non conoscono.
il cretino nasce così, non ha nessuna colpa e non ha neanche la possibilità di migliorarsi, perché non lo capisce. Sono gli altri che devono comprenderlo per non sovraccaricarlo di responsabilità.
Eppure anch’egli ha diritto di vivere, anch’egli vota, anch’egli concorre ad eleggere la classe politica. Quest’ultima agisce legittimamente in nome del Popolo. Però, quando non è dotata di strumenti cognitivi adeguati, quando non ha la capacità di osservare le regole etiche, fra cui quelle di giustizia ed equità, finisce per diventare egoista e, anziché servire il popolo, serve i propri fini.
 
Non è solo la classe politica che agisce in nome del Popolo, ma anche quella religiosa che agisce in nome di Dio.
Siccome la carne è debole vi sono stati capi di chiesa corrotti e fedifraghi, vi sono stati alti vertici che non hanno mai osservato il principio dell’onore ma che in nome di quel Dio che dicevano di servire hanno accumulato vantaggi personali e, in qualche caso, hanno anche compiuto misfatti disonorevoli.
Ciò che descriviamo è connesso alla natura della persona umana. Non bisogna farsi nessuna meraviglia, ma prendere atto di una realtà incontrovertibile e cioè che l’uomo è debole e fragile.
Perciò, per contrastare i difetti bisogna cercare di capire gli avvenimenti di questi millenni, perché si sono verificati e come ognuno di noi può e deve comportarsi per restare nel binario dell’osservanza di quei principi eterni che devono costituire il nostro punto di riferimento, la nostra stella polare, in modo da evitare sbandamenti spesso involontari.

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