Ato, 1 miliardo buttato in discarica - QdS

Ato, 1 miliardo buttato in discarica

Rosario Battiato

Ato, 1 miliardo buttato in discarica

mercoledì 31 Marzo 2010

Rifiuti. La riforma della gestione e il pesante passato.
L’Ars. Approvato l’altra settimana dal Parlamento siciliano il disegno di legge governativo che riforma la gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti, annunciato quasi due anni fa e spesso osteggiato.
Le conseguenze. Spariscono le 27 società d’ambito, ne sorgono le 10 di regolamentazione del servizio (Srr). Le prime sono costate ad ogni siciliano, inefficienze escluse, 22 euro l’anno in più rispetto ad un lombardo.

PALERMO – La bagarre che si è creata anche tra le file della stessa maggioranza e il clima infuocato nelle discussioni precedenti ha inquadrato la complessa realtà del sistema di gestione dei rifiuti nell’Isola.
L’ultima creatura del sistema Cuffaro è stata così annullata dall’Ars e adesso si ricomincia dall’anno zero con un sistema che prevede quote stringenti di differenziata e un modello virtuoso stile Lombardia. Ma quanti milioni di euro abbiamo bruciato con questa gestione e quanto c’è da fare per creare un sistema virtuoso? Le Ato, infatti, lasciano un’eredità molto pesante: circa 1 miliardo di euro di debiti.
Una buona legge è solo il punto di partenza per un definitivo riordino di una realtà, che presentava comunque anche interessanti eccezioni nel comparto della raccolta differenziata.
 
Si è chiusa la drammatica stagione delle Ato Spa in Sicilia. Dopo i termovalorizzatori, adesso la scure di Lombardo cade anche sull’altra struttura territoriale voluta nel periodo commissariale dall’ex presidente Totò Cuffaro. La nuova normativa regionale rinomina le Ato – che avevano accumulato 1 miliardo di debiti complessivamente – in Srr (Società di regolamentazione del servizio di raccolta) e ne riduce il numero passandoli da 27 a 10, in pratica uno per ogni provincia più una società per le isole minori. Ridefiniti anche i criteri di raccolta differenziata che dovranno passare dal 20% del 2010 al 65% nel 2015. Ma quanto ci è costata questa gestione fallimentare?
“È una legge importante ma non è la bacchetta magica: la spazzatura non scomparirà come d’incanto dalle strade anche se adesso esistono davvero le condizioni perché ciò accada”. La complessità del lavoro da svolgere scaturisce chiaramente dalle parole di Pier Carmelo Russo, che può esultare dopo il sofferto iter della legge. Tuttavia abbattere le Ato non servirà a risolvere i gravissimi nodi irrisolti che fanno registrare nell’isola alcuni tra i risultati peggiori d’Italia: raccolta differenziata, conferimento in discarica, raccolta porta a porta, diminuzione dei costi di servizio, equilibrio economico, impianti di compostaggio, incenerimento.
L’Isola mantiene il 90% del conferimento dei rifiuti in discarica e il 6% di differenziata – e pensare che nel periodo commissariale sono stati spesi 11 milioni di euro per la RD – mentre la raccolta porta a porta e l’attivazione di un sistema premiale per i cittadini che la effettuano sono apparsi in questi ultimi 15 anni come realtà solo teoriche per i siciliani. “Solo gli ATO Me2, Ct1 e Tp2, Cl1, Ct5 hanno presentato progetti per l’attivazione di un sistema premiale – si legge nel dossier Comuni Ricicloni 2009 realizzato da Legambiente col patrocinio della Regione Siciliana – mentre i servizi di PAP (raccolta porta a porta) sono effettuati in 59 comuni afferenti a 10 Ato con il coinvolgimento di circa 334.876 abitanti”. La copertura dei costi in Sicilia è pari all’84,4% – costi pari a 132,61 Euro/ab.*anno contro 111,97 Euro/ab.*anno di proventi – oltre dieci punti percentuali in meno della Lombardia dove la copertura è pari a 94,4% con 100,06 euro/ab.*anno di costi e 94,46 euro/ab.*anno di proventi. In termini di costi del servizio in Sicilia su 202 comuni campionati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in ben 114 si effettua il servizio di raccolta per 6 giorni su 7. In Lombardia questo servizio avviene solo in 46 comuni, mentre in buona parte degli Enti locali, 93 comuni, esiste un servizio di un giorno a settimana, dato interessante perché all’interno della scomposizione del costo del servizio integrato dei rifiuti il valore più alto in assoluto è rappresentato proprio dal servizio trasporto e raccolta (Crtab) che è pari a 47,78 euro/ab.*anno, dato più alto tra le regioni italiane nell’Isola.
Nel complesso la gestione dell’era Ato è costata in media 697.497 euro all’anno, in proporzione decisamente di più rispetto la Lombardia che spende maggiormente (circa un milione di euro) ma in virtù del doppio di rifiuti prodotti, cioè due milioni di tonnellate in Sicilia contro quasi cinque in Lombardia. Questo stato di cose è certamente frutto dell’assenza delle economie di scala che si innescano con la differenziata. Nella regione Lombardia la distribuzione della gestione dei rifiuti è una risorsa importante (38% incenerimento, 26% recupero materia, 12% compostaggio, 13% trattamento meccanico-biologico e 9,4% in discarica) mentre in Sicilia la situazione è ancora pesantemente in deficit (88% in discarica, 4% recupero materia, 4% trattamento meccanico-biologico, 3% compostaggio). La differenziata non è solo una questione di cultura civile ma anche di attrezzature adeguate, così solo 30 famiglie su 100 dei siciliani contro una media nazionale pari a 59 considera i contenitori per il vetro “facilmente raggiungibili”.
 


Il nodo. Occorre la gestione razionale del personale
 
PALERMO – Fare i conti col personale prodotto dalle Ato è stata un’altra delle priorità affrontate nella riforma regionale. Primo punto: la rinuncia al personale assunto tra il 2007 e il 2009 senza bando pubblico. L’assessore Russo considera questa fatto un passaggio essenziale perché investe sul profilo della legalità. “È una delle poche volte – ha spiegato Pier Carmelo Russo – che in una legge si rifiuta espressamente la sanatoria di un clientelismo che ha creato illusioni e speranze in cittadini incolpevoli”. Altre innovazioni riguardano sempre il profilo della gestione del personale come il tetto massimo del 10% fissato per i dipendenti che lavorano in amministrazione che  determinerà il trasferimento ad altre mansioni del personale d’ufficio. “Per fare una buona raccolta differenziata – ha spiegato l’assessore – c’è bisogno di più personale e, dunque, le possibilità di lavoro, se il servizio è fatto seriamente, si incrementano piuttosto che diminuire”.

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