Cina e Brasile, diamanti emergenti - QdS

Cina e Brasile, diamanti emergenti

Carlo Alberto Tregua

Cina e Brasile, diamanti emergenti

giovedì 15 Aprile 2010

Formazione ed energia punti di forza

Secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) il primo Paese per Pil 2008 sono gli Usa con 14.196 mld di dollari, segue Eurolandia con 13.535, il Giappone con 4.908 e la Cina con 4.342. Ma nel 2010 è previsto che quest’ultimo Paese superi per Pil il Giappone e vada in terza posizione.
La Cina è uno degli ultimi quattro paesi comunisti (gli altri sono Cuba, Corea del Nord, Vietman). Ma si tratta di un regime sui generis perché fondato su una cultura che ha 5 mila anni, su tradizioni radicate, su una storia che ha visto i cinesi attraversare millenni in cui hanno accumulato esperienze diverse. Fatto sta che il gruppo dirigente, che si chiama comunista, ha un ricambio importante al suo interno ed un tasso di modernizzazione tra i più elevati del mondo, tenuto conto dell’arretratezza di quella economia. Nessuno si scandalizzi se paragoniamo il regime cinese alla democrazia ateniese, ove esistevano libere elezioni ma solo nell’ambito di un quinto della popolazione, segnatamente quella aristocratica.

Il gruppo dirigente cinese ha puntato la sua espansione economica sulla formazione e sull’energia. Sono state attivate decine di Università in tutto il Paese e una dozzina di centrali nucleari. Sono state messe in funzione riforme importanti che stanno portando a una crescita del Pil quasi sempre a due cifre per ogni anno. Si stima che dal 2030 in avanti il Paese asiatico possa superare per ricchezza prodotta gli Stati Uniti, seppure è vero che la sua popolazione è quattro volte superiore.
La Cina ha messo in moto una sorta di calamita con la quale attira investimenti da tutto il mondo. Non vi è Paese sviluppato che non abbia investito ed impiantato direttamente, o mediante joint venture, proprie filiali nell’immenso territorio. L’esposizione universale di Shangai, che sarà inaugurata il 1° maggio, è un immenso palcoscenico delle opportunità di crescita che vi sono in loco.
Vi sono altre due importanti strade su cui si espande l’economia cinese: la prima riguarda i milioni di propri figli sparsi per il mondo che vengono alimentati finanziariamente e che conquistano spazi commerciali e interi territori.

 
La seconda, la quantità immensa di risorse finanziarie con le quali sta comprando industrie in tutto il mondo occidentale e negozia da un punto di forza con gli Stati Uniti, di cui è il maggior creditore, detenendo migliaia di miliardi di dollari di buoni del tesoro americani.
Pechino non tocca l’utile che si accumula nelle sue partecipate, le quali si capitalizzano sempre di più. Per fare un esempio la sola China mobile con 33,7 miliardi di dollari potrebbe comprarsi in contanti l’intera telefonia italiana senza far ricorso all’indebitamento. Così nel settore dell’alluminio, della raffinazione, della finanza e via elencando. Per ultimo la Geely ha comprato dalla Ford la Volvo svedese per 1,8 miliardi di dollari, un’inezia.
La Cina ha messo in moto un piano ambizioso di costruzione della nuova rete ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe essere completata entro il 2025. La rete è destinata a collegare il Celeste impero con una ventina di Paesi stranieri, verso Sud (Vietnam), verso l’Asia centrale e l’Europa per raggiungere Mosca e Madrid.

Il Brasile è, fra le economie emergenti, quella più solida. Il suo Pil 2008 è stato di 1.538 miliardi di dollari ma quel che più conta è la crescita a due cifre. Il presidente Lula da Silva, che non potrà essere confermato avendo esaurito i suoi due mandati, è riuscito a mettere sotto controllo l’inflazione, a rendere il Paese autonomo dal punto di vista energetico con la coltura e la produzione dell’etanolo, a sviluppare i commerci con tutto il mondo, a rendere forte il Real che oggi è una moneta estremamente appetibile.
Con i suoi 8,5 milioni di chilometri quadrati il Paese sudamericano è grande 28 volte l’Italia, ha una popolazione di quasi 200 milioni di abitanti e una forma di governo federale composta da 26 stati. La capitale politica è Brasilia, con 2,6 milioni di abitanti, ma la vera capitale è Rio de Janeiro. Anche nel Paese sudamericano i punti di forza sono l’energia e la formazione con la ricerca, senza delle quali nessun programma può essere attuato. I Paesi avanzati dovranno tener conto di questi due competitori, veri diamanti dell’economia.

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