Ars, la Finanziaria sempre più definita - QdS

Ars, la Finanziaria sempre più definita

Raffaella Pessina

Ars, la Finanziaria sempre più definita

venerdì 23 Aprile 2010

Entro sabato gli emendamenti. Savona: “Trovato il punto di equilibrio”. Per Lupo (Pd) esigui gli stanziamenti per il credito d’imposta

PALERMO – Dopo la maratona notturna in commissione Bilancio per la Finanziaria 2010, si pensava che l’Aula potesse esaminare il documento ieri pomeriggio, ma il lavoro sugli emendamenti era troppo impegnativo e quindi il presidente dell’Ars ha convocato il Parlamento per domani, fissando sempre a sabato il termine per la presentazione degli emendamenti in Aula.
Un’altra convocazione per Sala D’Ercole è stata predisposta per lunedì prossimo 26 aprile, per cominciare subito la discussione dell’articolato. Dopo lo stato di impasse delle scorse settimane, l’iter della Finanziaria regionale si è sbloccato mercoledì scorso in commissione Bilancio. La riunione è proseguita ad oltranza per rispettare i termini di scadenza dell’esercizio provvisorio fissato per il prossimo 30 aprile.
“Abbiamo trovato un punto di equilibrio su alcune parti importanti della manovra economica”, ha detto Riccardo Savona, presidente della commissione. Nel documento vedranno la luce le norme sul credito di imposta per l’occupazione, i cui stanziamenti (10 milioni di euro per l’anno 2010 e di 30 milioni ciascuno per gli anni 2011-2012) sono stati criticati dal segretario regionale del Pd di Giuseppe Lupo per la loro esiguità. Saltate invece le norme sulla stabilizzazione dei precari storici della Regione e sul rinnovo dei contratti dei circa 600 Co.co.co. impiegati nei vari assessorati.
Ci si aspettava la stabilizzazione di circa 8000 precari e l’avvio di un fondo da 40 milioni di euro per il rinnovo dei contratti dei regionali. Fuori dalla Finanziaria anche i 3.200 ex pip del Comune di Palermo, che sarebbero invece dovuti rientrare nel bacino dei lavoratori regionali.
Soddisfazione per lo stop ai precari è stata espressa da Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, che aveva criticato una “Finanziaria piena di incomprensibili stabilizzazioni di persone che la finanza pubblica non è in grado di sostenere e che mortificano il lavoro produttivo.”
Approvati gli emendamenti voluti dal Pd: lo stop alla privatizzazione dell’acqua, il taglio dei ticket per gli esami clinici per le fasce deboli, il tempo pieno nelle scuole in quartieri a rischio e l’estensione del credito d’imposta. Approvati i contributi alle Fiere per 50 milioni di euro. Accantonato, su richiesta del capogruppo del Pd all’Ars Cracolici l’emendamento che prevedeva la soppressione dei consorzi di bonifica.  Approvati invece i finanziamenti per gli atenei siciliani, norma voluta dal Pdl. Accantonata la norma che prevedeva la soppressione dei consorzi di ricerca in agricoltura.
L’Udc ha polemizzato sulla finanziaria, soprattutto sui fondi destinati ai precari: “Nessuna speculazione sui precari regionali e sulla stabilizzazione del personale ex Pip. L’Udc sostiene le norme per garantire un lavoro stabile a queste persone che, ancora oggi davanti all’Ars, protestano contro le false promesse del governo guidato da Raffaele Lombardo. Il governo – ha detto Totò Cordaro – faccia la sua parte con correttezza presentando una norma per i precari e noi la voteremo convintamente”.
Polemiche a livello politico si registrano in questi giorni sulla vicenda giudiziaria del Governatore Lombardo. Torna a farsi sentire l’ex assessore alla Presidenza Giovanni Iarda e lo fa chiedendo le dimissioni del Presidente Lombardo. “Fare una coalizione di governo con il Pd – spiega – è un sovvertimento delle regole democratiche. C’è un voto espresso dai siciliani per il centrodestra. Comportarsi così significa disprezzare la volontà degli elettori. Per questo il presidente deve dimettersi” e aggiunge: “se fossi in giunta con un presidente indagato sarei in grande imbarazzo. Ma, per fortuna, mi sono dimesso prima per ragioni squisitamente politiche”.
Ma polemiche molto più aspre agitano il Palazzo dei Normanni, conseguenza dei dissapori interni al Pdl a livello nazionale. Sei componenti del Pdl dell’Ars (ed ex di Alleanza Nazionale) hanno sottoscritto un documento con il quale si dissociano dal Presidente del Camera, affermando di non volere “né scissioni, né fronde, né correnti“. Si tratta di Salvino Caputo, Giuseppe Buzzanca, Marco Falcone, Santi Formica, Salvo Pogliese e Vincenzo Vinciullo.

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