Turismo: la Regione perde il Pil - QdS

Turismo: la Regione perde il Pil

Michele Giuliano

Turismo: la Regione perde il Pil

mercoledì 28 Aprile 2010

Turismo. Statistiche impietose potenzialità non sfruttate.
Pernottamenti per kmq. Imbarazzante il confronto con le altre regioni per il numero di presenze in rapporto alla superficie: nel Lazio 1996 pernottamenti per chilometro quadrato. In Sicilia 530 per kmq.
Borghi dimenticati. In Sicilia sono stati censiti 829 piccoli borghi ma non è stata programmata alcuna opera di recupero e valorizzazione al contrario di quanto hanno fatto regioni come Umbria, Lazio e Toscana.

PALERMO – Sicilia, terra di turismo? Sicuramente sì, ma non in grado di sfruttare al massimo le sue enormi potenzialità. Perché l’Isola viene letteralmente stritolata da altre regioni, del Nord e del Sud, magari meno attrezzate dal punto di vista della ricchezza culturale e della storia ma certamente all’avanguardia per servizi. E se da una parte la storia parla chiaro e dice che la Sicilia è l’unica regione in Italia dove sono passate tutte le civiltà, e quindi con il potenziale culturale più forte, crolla invece di fronte ad una realtà che la vede schiacciata anche da territori nettamente inferiori come ad esempio l’Umbria. Una regione quest’ultima dove si riesce addirittura ad avere una più massiccia presenza di turisti, in rapporto all’ampiezza del territorio, di quasi il 30 per cento in più.
 
Impietoso il confronto poi con altre regioni certamente più turistiche come Lazio e Toscana che quadruplicano e triplicano questo rapporto. Di fronte a questi numeri cade anche la tesi della colpa esclusiva sulla congiuntura economica internazionale.
Il nostro viaggio statistico sul turismo inizia anzitutto dall’analisi del prodotto interno lordo: in Sicilia si viaggia sul 12,5 per cento, nel Lazio siamo al 14,5 per cento, in Toscana si sale di un altro punto ed in Umbria addirittura si arriva al 20 per cento.
Il territorio siciliano quindi si ritrova fanalino di coda tra le grandi regioni del turismo italiano. A destare scalpore è la misura così netta della distanza da quelle che dovrebbero essere sulla carta le “gemelle” con cui spartirsi la torta degli introiti derivanti dall’industria del turismo. Analizzando poi le presenze turistiche di un anno intero, fornite dai dati in possesso dalle singole Regioni, la differenza diventa ancora più evidente e con territori tra l’altro di più piccole dimensioni. Nel Lazio si contano 34 milioni e 400 mila presenze turistiche che suddivise sull’ampiezza del territorio fanno mille 996,86 presenze per chilometro quadrato.
La Toscana “straccia” anch’essa la Sicilia con le sue mille 793,23 presenze per chilometro quadrato e persino l’Umbria arriva ad una media di 709,55. La Sicilia non riesce a toccare neanche quota 530, frutto anche del calo del 9 per cento dei pernottamenti dei turisti accertato dall’Osservatorio regionale per il turismo.
Ma comunque anche senza questa perdita l’Isola sarebbe comunque rimasta a distanza siderale, conferma una volta di più che la crisi economica è solo un paravento dietro cui ci si cela da tempo per non dovere ammettere il fallimento di una politica poco efficiente sul piano dell’appeal verso i turisti. Riconvertire l’offerta turistica siciliana, questa quindi la parola d’ordine che riecheggia tra le organizzazioni di categoria: “È necessario trovare e concertare tra tutti gli attori del comparto turistico – commenta Cinzia Renzi, presidente di Fiavet – delle iniziative tali da allungare la stagione turistica. Garantisco sin da ora il mio impegno affinché il nostro territorio regionale diventi fruibile durante tutto l’anno”. Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo ha in questi giorni dato la sua ricetta sin da subito attuabile per riuscire a venire fuori da questo momento negativo: tra le proposte avanzate l’emanazione di diversi bandi come quelli sul credito d’imposta per nuovi investimenti e per la riqualificazione degli alberghi con fondi Por, l’abolizione dell’Irap regionale sulle attività dell’accoglienza turistica e la riduzione dell’Iva dal 10 al 5 per cento per le aziende turistiche.
C’è invece chi, come il ministro Brambilla, intravede nei casinò una possibile via d’uscita da questo momento nero per il turismo isolano. In maniera velata non sono mancate le polemiche all’indirizzo del governo siciliano: “Purtroppo – dice la parlamentare nazionale Nunzia De Girolamo – a oggi molte regioni determinano politiche del turismo diverse tra loro e in contrasto con le linee nazionali. è indispensabile, seppure nel rispetto dell’autonomia regionale, che il sistema Italia sia coordinato dal Ministero del Turismo e che le Regioni interagiscano e collaborino con il Ministero stesso senza determinare politiche confuse”.

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