Caro rifiuti, 3 siciliane in top ten - QdS

Caro rifiuti, 3 siciliane in top ten

Rosario Battiato

Caro rifiuti, 3 siciliane in top ten

sabato 01 Maggio 2010

Cittadinanzattiva: nell’Isola la spesa media del servizio è stata di 281 €, 58 in più della media nazionale. Tarsu: con 407 euro, Siracusa doppia le altre e registra il primato in Italia

PALERMO – In Sicilia la riforma dei rifiuti che chiude il periodo cuffariano è già stata partorita, ma la precedente fase gestionale continua a riflettere sulle tasche degli isolani un grave ammanco di liquidità. Nell’Isola infatti, secondo quanto riporta l’ultimo dossier rifiuti di Cittadinanzattiva presentato ieri, la spesa media annua del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani è stata di 281 € secondo i dati dell’Osservatorio dei prezzi 2009, con un incremento del 3,3% rispetto all’ultimo anno. Un risultato che strapazza la media nazionale che è pari a 223  €, e quindi in Sicilia si pagano ben 58 € in più, per un servizio che resta tra i peggiori d’Italia.
Del resto che qualcosa nel sistema dei rifiuti siciliano non funzionasse è stato ampiamente dimostrato anche dalla contemporanea presenza nella top ten delle città più care d’Italia di Agrigento, Catania e Siracusa. La città aretusea si prende pure lo sfizio di piazzarsi al primo posto nazionale con una Tarsu che arriva a 407 €, un dato che è il doppio rispetto qualsiasi altra città siciliana come Trapani (182 €), ma solo quaranta euro in più di Catania, terza città d’Italia. Nel capoluogo etneo la media di €/Mq è pari a 3,17 battuta solo da Siracusa e Caserta, che giungono rispettivamente a 3,54 e 3,42.
Ma la Sicilia vuol essere la terra dei record: rispetto al 2007 infatti la città che ha fatto registrare l’aumento tariffario più elevato è stata Caltanissetta (+40%), seconda sulla scala nazionale solo a Salerno (+67,4%). Il grande dilemma di questi risultati così esosi è da paragonare con lo stato effettivo del servizio pagato.
In Sicilia l’88% dei rifiuti viene ancora portato in discarica in maniera indifferenziata, non esiste il recupero energia dall’incenerimento, l’impiego nel settore dei rifiuti, considerato uno dei più remunerativi e dei più dinamici profili professionali sul mercato, è stato per decenni considerato un ammortizzatore sociale, mentre la raccolta differenziata che ovunque produce benessere e ricchezza è ancora ferma al 6%, mentre il resto d’Italia si trova a quote che superano anche il 40% innescando economie di scala che diluiscono i costi.
“In Italia, più della metà dei rifiuti va ancora a finire in discarica, la produzione pro capite di rifiuti urbani è pressocché stabile – ha spiegato Antonio Gaudioso,vicepresidente Cittadinanzattiva – mentre ciò che non accenna a diminuire è il carico delle tariffe, specie in quelle aree del Paese, come il Sud, dove il reddito pro capite è più basso. In sostanza, il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori”.
Parole che sembrano proprio riprendere il caso Sicilia, dove proprio a Palermo e Catania tra il 2006 e il 2007 si è persino registrata una regressione della raccolta differenziata passata rispettivamente a -4%  e -6%. Adesso pare che nei contenuti della riforma della gestione dei rifiuti tutte queste deformità del servizio dovrebbero essere ricucite proprio a partire dal 65% di differenziata da raggiungere entro il 2012.
 

 
I costi prima della riforma. Ci sorpassa soltanto la Campania
 
PALERMO – I dati diffusi da Cittadinanzattiva testimoniano come i costi della gestione dei rifiuti sono decisamente più alti dove il servizio è più scadente. La Campania ad esempio continua ad avere i valori più alti d’Italia, pur avendo passato una delle più drammatiche crisi degli ultimi decenni, considerando che ancora l’emergenza nell’ex terra di Bassolino non è del tutto passata.
In Sicilia, dove in molti non esitano a definire la situazione come una prossima Campania, si sta provando a correre urgentemente ai ripari con la nuova riforma dei rifiuti che tra i vari articoli prevede appunto una gestione più accorta dei costi. Gli enti locali, infatti, dovranno provvedere a stipulare il contratto di appalto per l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti, facendo in modo da assicurare il controllo del pieno adempimento dell’esecuzione e garantendo al suo pagamento in termini di copertura integrale tramite la Tia (tariffa d’igiene ambientale) o la Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani). Inoltre gli obiettivi scanditi per la differenziata, l’abolizione delle 27 pachidermiche Ato, sono tutti segnali per garantire un futuro economicamente più sostenibile.

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